venerdì 18 gennaio 2019

Irreversibilita dell'Europa, salvo catastrofi

Il processo di convergenza europea e di costruzione del grande spazio continentale non è il frutto del volontarismo delle elites e nemmeno di un complotto della finanza apolide per sostituire i popoli, ma una dinamica fondata sull'oggettività e cioè inscritta nelle cose stesse e nel loro movimento.

È radicato nella geografia come nella struttura economica del continente come nella sua cultura, e cioè nella materia stessa (per non chiamare in causa l'essenza specifica degli uomini e delle donne che lo popolano, qualunque sia la loro provenienza).

Questo processo è iniziato oltre due secoli fa, nel Settecento almeno, e come conseguenza dell'industria proseguirà per quanto sono soliti procedere i processi storici, e cioè per altri secoli. Attraversando le inevitabili contraddizioni che tutti i fatti della storia incontrano quando si incrociano con i progetti umani, prendendo ora la forma del napoleonismo come della santa alleanza, ora della mitteleuropa come del mito nazista dell'Europa bianca, ora dell'irenismo di Ventotene come della austerità mercatista.

E come è normale, coesistendo per lunghissimo tempo e forse anche per sempre con le nazioni, è e sarà soggetto ai rapporti di forza del momento. Ragion per cui è ancora una volta del tutto scontato e non certo la conseguenza di una cospirazione del Bilderberg il fatto che proprio la Germania, il paese di mezzo che detiene la maggior parte dei mezzi di produzione, ne sia il cuore. Così come è scontato che ad avvantaggiarsene in ogni paese siano anzitutto quelli che sono già in vantaggio, tanto più che nello specifico i trattati nascono all'inizio di una fase di controrivoluzione, e non di progresso come avvenne per le costituzioni nazionali.

Siamo perciò solo all'inizio di un travaglio che richiederà lunghissimo tempo e del quale nessuno di noi vedrà la conclusione, ma che è inevitabile e irreversibile. Può essere fatto meglio o peggio, ma dipende dalle forze in campo. Può essere arrestato, ma riemergera sempre in forme nuove. Il suo esito in senso imperiale o di sviluppo multilaterale o persino socialista dipenderà dai conflitti al suo interno e al suo esterno.

Le attuali difficoltà e insufficienze, gli attuali errori e sotterfugi delle classi dominanti che lo gestiscono in quanto dominanti, sono non meno normali e non meno figlie dello sviluppo diseguale. E le resistenze prodotto della sua gestione di classe sono anch'esse scontate.

Perciò calma e gesso. Salvo catastrofi che investirebbero anzitutto noi e che sarebbe meglio non provocare, naturalmente [SGA].


P.S.

Queste riflessioni sono confermate dall'intervista di Mattea Le Pen pubblicata stamane dal Corriere.



Dietro l'uso strumentale del "populismo" c'è semplicemente la volontà di portare l'Europa intera il più a destra possibile e cioè dalla destra tecnocratica alla destra reazionaria. La quale ne farà una fortezza castale che importerà badanti a basso costo per la sua popolazione - per la parte più ricca - sempre più invecchiata.


Vedrete che dopo le europee "sovranismo" e europeismo si coniugheranno magicamente in nome dell'Europa dei Popoli e della Comunità di destini continentale.

Come dicevo, il processo di convergenza europea è una dinamica di lunga durata esposta ai rapporti di forza e si è presentato e si presenterà sotto le forme più diverse, rimanendo però una tendenza costante della storia contemporanea. Anche questa è una delle sue manifestazioni. Speriamo non l'ultima.

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