domenica 24 marzo 2019

C'è ancora bisogno di ricordare che il fascismo fu una catastrofe di miseria, arretratezza e corruzione: il libro di Filippi



Francesco Filippi: Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo, prefazione di Carlo Greppi, Bollati  Boringhieri, Torino, pagg. 160, € 12

Le cose buone del regime: solo luoghi comuni
Andrea Di Consoli
Qualche settimana fa si è molto litigato su una frase del presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, il quale ha dichiarato: “il fascismo ha anche fatto cose buone”. E quindi esce in libreria al momento giusto un saggio di Francesco Filippi intitolato proprio Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo. 
Cosa fa Filippi in questo bel saggio implacabile? Prende le cosiddette “cose buone” del fascismo e dimostra che esse furono più propagandate che realizzate. Filippi documenta come riforme o rivoluzioni come la nascita della previdenza sociale, la fondazione dell’Iri, le bonifiche pontine e la lotta alla mafia – tanto per fare alcuni esempi – furono quasi sempre processi iniziati in epoca liberale, con la differenza che durante il fascismo poterono godere di un apparato propagandistico mai prima sperimentato. Luoghi comuni e fake news vengono duramente smontati, a favore di una lettura critica che entra nei meandri di leggende storiche come il colonialismo dal volto umano, dei treni sempre in orario e dell’Italia bonificata da violenza e criminalità organizzata. A leggere dunque Filippi, la tesi di Tajani e di tanti italiani non avrebbe alcun fondamento, non avendo fatto, il fascismo, nulla di buono.
Qualche anno fa appiccò un simile incendio Silvio Berlusconi, che in un’intervista dichiarò che Mussolini aveva mandato gli antifascisti in vacanza, in tal modo aizzando i soliti schieramenti ideologici e rimettendo in circolazione i paragoni con Hitler e la convinzione, affatto minoritaria, sull’“umanità” del regime fascista, “che fece solo due errori: le leggi razziali e l’entrata in guerra al fianco dei tedeschi”. Come fossero, questi due “errori”, accidenti trascurabili nella valutazione complessiva della vicenda fascista. Tuttavia il libro di Filippi, benché originale, accurato e abilmente documentato nel demolire “le cose buone del fascismo” – ripetiamo, dati amministrativi, statistici e giuridici alla mano – rischia involontariamente di sollecitare le opposte fazioni ancora in servizio permanente, lasciando le posizioni, di fatto, immutate.
Senza dubbio il fascismo ha anche fatto “cose buone” e avuto buone intuizioni – sarebbe assurdo non riconoscerlo –, ma basta questo per salvare nel suo insieme un’ideologia e una pratica politica (ovviamente da contestualizzare con una necessaria distanza emotiva) fondata sull’annullamento delle libertà politiche, sulla repressione poliziesca, sulla guerra, sul razzismo e sull’autarchia economica e culturale? L’alleanza con la Germania, il disastro bellico e le leggi razziali non furono incidenti di percorso, ma punti di approdo di un’ideologia liberticida, razzista, guerrafondaia e antidemocratica. Tornare a dividerci sulle cosiddette “cose buone” del fascismo rischia di allontanarci dall’analisi delle vere cause del fascismo, e dall’”eterno fascismo degli italiani” di cui parlava Carlo Levi. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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