martedì 2 aprile 2019

"Chi è fascista": la scuola defelicina e il monopolio dell'interpretazione

Risultati immagini per Gentile: Chi è fascistaEmilio Gentile: Chi è fascista, Laterza, Roma, pagg. 136,€ 13

Ma oggi ci sono i fascisti?

Lezioni di Storia. No, risponde Emilio Gentile: la democrazia corre altri rischi, come quello 

del popolo sovrano ridotto a una comparsa mentre sulla scena dominano caste e oligarchie
Iniziamo con una domanda fondamentale: in questi tempi in Italia, in Europa, e addirittura nel resto del mondo, si parla di un ritorno del fascismo. Condividi questa affermazione? 
Per rispondere a questa domanda, dovremmo prima precisare di quale fascismo stiamo parlando. Perché nel passato ci sono stati vari movimenti e regimi definiti fascisti, che hanno avuto origine, programmi, propositi, durata ed effetti molti differenti, persino opposti. E queste diversità esistono, sia se parliamo del fascismo come fenomeno italiano, sia se parliamo del fascismo come fenomeno internazionale, europeo o addirittura mondiale. Ma desidero manifestare subito il mio punto di vista, sommariamente, per tornare poi sulla questione nel corso del nostro dialogo. Non credo che abbia alcun senso, né storico, né politico, sostenere che oggi c’è un ritorno del fascismo in Italia, in Europa o nel resto del mondo. [...]
Non sono dunque nuovi fascisti i governanti e i movimenti che esaltano il popolo come una collettività virtuosa, disprezzano la democrazia parlamentare, fanno appello alla piazza contro le istituzioni costituzionali, sostengono il governo di un uomo forte, difendono il primato della sovranità nazionale, sono ostili verso i migranti, ostentano atteggiamenti, comportamenti e linguaggio brutali. E non è forse sintomo fascista l’invocazione dell’uomo forte al governo? Se non è il ritorno del fascismo, quali sono, secondo te, i pericoli che minacciano la democrazia, che ovunque appare in crisi? 
Se sono fascisti tutti coloro che presentano le caratteristiche che tu hai descritto, dal primato dello Stato sovrano all’esaltazione del popolo, all’invocazione dell’uomo forte, allora erano fascisti i giacobini, i patrioti che hanno lottato per avere uno Stato indipendente e sovrano, gli americani che hanno votato per ben tre volte l’elezione di Franklin D. Roosevelt alla presidenza degli Stati Uniti, i britannici che hanno acclamato Churchill premier nella guerra contro Hitler, e i francesi che dal 1958 al 1969 hanno eletto De Gaulle capo dello Stato.[...]
E allora per te chi è fascista oggi? 
La risposta è lapalissiana: è fascista chi si considera erede del fascismo storico, pensa e agisce secondo le idee e i metodi del fascismo storico, milita in organizzazioni che si richiamano al fascismo storico, aspirano a realizzare una concezione fascista della nazione e dello Stato, non necessariamente identico allo Stato mussoliniano. [...]
Però oggi, quando si lancia l’allarme per un ritorno del fascismo, non ci si riferisce soltanto a chi si definisce apertamente fascista, cosa che sarebbe appunto ovvia, e persino banale, ma a quanti, pur non definendosi fascisti, anzi negando di essere tali, sono in realtà fascisti sotto altre spoglie. 
Ma proprio in questo voler scoprire i fascisti d’oggi, che non sono come i fascisti dell’epoca mussoliniana e non sono neppure quelli che oggi si definiscono fascisti, ma sono persone e movimenti che negano di essere tali, consiste l’ambiguità e la vaghezza dell’allarme per il rischio incombente sulla democrazia, di un ritorno del fascismo sotto altre spoglie, che ritengo non esista realmente. Esiste invece effettivamente il rischio che, a furia di vedere fascisti dappertutto, si distolga l’attenzione da altre minacce, queste veramente reali, che incombono sulla democrazia e che nulla hanno a che fare con il fascismo, sotto qualsiasi veste lo si voglia immaginare. 
Come ho spiegato in due recenti saggi, Il capo e la folla. La genesi della democrazia recitativa, e «In democrazia il popolo è sempre sovrano». Falso!, pubblicati nel 2016, ci sono pericoli per le democrazie del nostro tempo insiti nella trasformazione del «governo del popolo, dal popolo, per il popolo» in una democrazia recitativa, dove il popolo sovrano è chiamato periodicamente a esercitare il diritto di voto, come una comparsa che entra in scena solo al momento delle elezioni, per poi tornare dietro le quinte, mentre sulla scena dominano caste, oligarchie, consorterie, generatrici di diseguaglianza e corruzione. È quello che accade quando il metodo democratico, cioè la scelta dei governanti da parte dei governati, è dissociato dall’ideale democratico, cioè la creazione di una società di cittadini liberi ed eguali, dove ciascuno possa sviluppare la propria personalità, senza discriminazioni di alcun genere e nel rispetto degli altri.[...]
Penso che sia tempo di andare alle conclusioni. E per concludere, mi dispiace ma devo porre una domanda che sarà intenzionalmente provocatoria: se pensi che non ci sia un ritorno del fascismo, ritieni che l’antifascismo sia ormai da archiviare, insieme al fascismo? 
Ti faccio notare innanzi tutto che si archiviano i documenti, non i fenomeni storici. La storia è sempre storia contemporanea, come ha spiegato Benedetto Croce, perché rivive nella coscienza attuale dello storico che indaga il passato con nuove domande, sollecitate dalla osservazione del presente. Tutto è destinato a diventare storia, perché niente di ciò che è umano è eterno. Non lo è il fascismo, non lo è l’antifascismo. [...]
Dunque fascismo e antifascismo appartengono entrambi a un passato, che è definitivamente passato. 
Storicamente è così, per entrambi. Ma con una sostanziale differenza. Il fascismo è definitivamente trapassato, perché nessuno oggi, neppure i neofascisti mi pare, vuole restaurare il regime totalitario, che fu abbattuto con la vittoria irreversibile delle forze antifasciste, unite per restituire al popolo italiano la libertà e la sovranità. Questo fu l’obiettivo comune di tutti i partiti della Resistenza, che per raggiungerlo e fondare un nuovo Stato repubblicano e democratico accantonarono le loro diverse e persino opposte concezioni dello Stato e della società. Così è avvenuto con la fondazione della Repubblica e con la Costituzione. Sono queste l’eredità vitale che l’antifascismo, passando alla storia, ha lasciato ai cittadini dello Stato italiano, con il compito di realizzare la simbiosi fra il metodo e l’ideale della democrazia. 
Contro i democratici senza ideale, è sempre attuale e valido l’ideale democratico che la Costituzione impegna a realizzare: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
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