lunedì 4 novembre 2019

Il libro di Chiara Frugoni su Ambrogio Lorenzetti e la politica nel tardo Medioevo

L’arte dà lezioni di politica 
Chiara Frugoni analizza gli affreschi trecenteschi di Ambrogio Lorenzetti a Siena Uno dei primi racconti civili per immagini
di Dario Pappalardo Robinson Rep 28 12 2019
Quando l’arte era tutt’uno con la vita pubblica, quando la pittura era la Bibbia di poveri e ricchi, monito e intrattenimento, bellezza destinata alla fruizione generale, a Siena si progettava un ciclo di dipinti senza precedenti. Quello che ancora si vede su tre pareti affrescate da Ambrogio Lorenzetti nella Sala della Pace del Palazzo Pubblico è, prima di ogni cosa, un programma politico. Siamo negli anni 1338-1339, la città toscana è terra di faide e carestie. I Tolomei lottano contro i rivali Salimbeni; i banchieri sono sull’orlo del fallimento; gli usurai proliferano; l’aristocrazia è divisa; le campagne non riescono a rifornire adeguatamente il centro; violenze e minacce esterne sono pane quotidiano. Siamo di fronte al consueto tramonto di civiltà. Il governo dei Nove, la suprema magistratura che dal 1287 detiene il potere, vacilla. Bisogna correre ai ripari. Una commissione di esperti di diritto lavora alla redazione dei " nuovi statuti del Buon Governo". Ma non basta. Altro che tempo oscuro: il Medioevo è consapevole del valore della luce e delle immagini. Il vescovo Guglielmo Durante spiega già nel Rationale divinorum officiorum (1291-1295) «La pittura commuove più che la scrittura. In effetti, attraverso la pittura l’evento è posto dinanzi agli occhi come se fosse visto accadere...». Più che "sapere", la gente deve " vedere". C’è ancora qualcuno pronto a sostenere che lo storytelling sia un ritrovato del XXI secolo? Alla crisi i governanti di Siena rispondono con l’iconografia messa al servizio della politica. È così che nasce una serie dipinta destinata all’occhio del pubblico tutto: l’Allegoria del Buon Governo (parete nord della Sala della Pace, quella frontale) con gli Effetti in città e campagna (parete est) e il rovescio negativo, l’Allegoria della Tirannide: gli effetti in città e campagna ( parete ovest).
Al ciclo pittorico di Lorenzetti la storica medievalista Chiara Frugoni dedica un saggio fondamentale e appassionante che, con un ricco apparato fotografico, illumina un capitolo unico dell’arte nell’età di mezzo. È quel Paradiso vista Inferno – come sintetizza il titolo dell’autrice pubblicato da il Mulino – riprodotto sul muro che diventa strumento di propaganda essenziale per i Nove. Senza una tradizione iconografica preesistente, Ambrogio, artista avvertito, deve dimostrare come quello dei suoi committenti sia il migliore dei governi possibile. Quel Buon Governo dove Iustitia in trono occupa una posizione di primo piano e volge lo sguardo in alto verso Sapientia. Su tutti regna il Comune / Ben Comune, un vecchio saggio con il copricapo di giudice, attorniato dalle virtù cardinali e ispirato da quelle teologali che aleggiano sulla sua testa. È lui, l’incarnazione del potere cittadino, il signore supremo con lo scettro di questo giudizio universale laico. Verso la sua direzione sfila un corteo di 24 personaggi con abiti via via semplici e poi sfarzosi. Per " rassicurare e sedare" la popolazione è necessario che tutti si sentano rappresentati nel programma iconografico di Lorenzetti. Anche i trascurati devono diventare protagonisti della scena.
In un racconto utopistico e migliorativo del vissuto, gli Effetti del buon governo mostrano una Siena "vera" con un campione di edifici civili riconoscibili. Gente comune e magnati prendono parte alla vita quotidiana: si studia, si vende, si compra, ci si va a sposare, dieci giovani donne ballano e cantano. Sulla campagna soffia Securitas, i campi biondeggiano e c’è tanta acqua, a dispetto della difficoltà di rifornimento idrico del tempo. Nessun timore quando al governo ci sono i Nove. È un idillio. E se non fosse così?
La parete opposta raffigura un contraltare horror all’utopia dei governanti. Una realtà alternativa dove la demoniaca Tirannide e i suoi vizi prendono posto proprio sulle mura della città. Sotto di loro si diffondono morte, sangue e distruzione. Frugoni indaga ogni angolo delle pareti dipinte, riportando alla luce immagini e significati. E dimostrando ancora come l’arte sia il filo fondamentale che lega la storia di ieri a quella di oggi e di domani. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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