martedì 17 marzo 2020

Europa e Cina insieme per un nuovo modello di sviluppo e di gestione della società di massa



Siamo ad un tornante decisivo, nel quale verranno tracciate le direttrici dell'assetto politico e sociale dei paesi occidentali per i prossimi decenni.

La principale preoccupazione delle classi dominanti in Italia e in tutta Europa in questo momento è la seguente.

Come evitare che l'emergenza in corso ponga fine alla lunga e lucrosa epoca neoliberale e metta in crisi persino l'egemonia culturale dell'Occidente nel mondo?

Come evitare che il ritrovato appeal di un socialismo che sembrava sconfitto per sempre metta inaspettatamente in discussione il modello di sviluppo capitalistico, le alleanze internazionali atlantiche e le sfere di influenza, ma anche il primato della retorica liberale (libertà e diritti solo per i più forti) e le gerarchie sociali che sono fondate sulla proprietà privata e la privatizzazione della ricchezza pubblica garantita dal monopolio statale della forza?

Come impedire che il Coronavirus porti via con sé la lunghissima e cara stagione delle privatizzazioni, del taglio della spesa pubblica, della riduzione delle tasse ai ricchi, del pareggio di bilancio, dello smantellamento del Welfare, della deregulation, della precarizzazione del lavoro, della riduzione della scuola a baby sitter, della normalizzazione della cultura a istruzioni per la performance, impedendo ulteriori saccheggi privati della ricchezza delle nazioni?

Come far sì che Giavazzi, Alesina e l'Istituto Bruno Leoni non piangano ma anche che miliardari come Riotta, Gramellini, Cazzullo, Rampini, Gruber, Cottarelli e tutta la compagnia di giro possano continuare in perpetuo a dispensare le loro lezioni sul merito, le buone buone maniere e lo stringere la cinghia degli altri a reti unificate?

La strada più semplice consiste nel mantenere alto il livello di diffidenza verso la Cina attraverso la diffamazione reiterata, ribadendo fino alla morte i presupposti classici della guerra di civiltà dell'Occidente: la superiorità della nostra democrazia contro l'oppressivo totalitarismo illiberale asiatico.

Il passo successivo consisterà invece in una ulteriore torsione verso destra del liberalismo stesso, il quale va da tempo assorbendo il fenomeno populista-sovranista che è nato al proprio interno e si accinge a sostituire in via ufficiale l'ideologia universalista astratta degli ultimi 30 anni con valori apertamente particolaristici ed esclusivi - nazionalismo aggressivo e xenofobo, giudeo-cristianesimo tribale, familismo patriarcale e amorale -, dando così soddisfazione al desiderio diffuso di sangue e vendetta (un esempio dello sforzo di riassorbimento liberale del discorso populista-sovranista, nato nell'ambito del liberalismo stesso e adesso riaccolto a casa, è il gallidellaloggismo; un altro è il caracciolismo-limesismo).

Da parte nostra, dovremmo evitare di cadere in questa trappola.

Evitare dunque di assecondare la criminalizzazione della Cina, come molti invece fanno nella sinistra subalterna al discorso liberale.

Evitare però al tempo stesso l'errore opposto, tipico di una sinistra non meno subalterna: fare nostra la caricatura totalitaria della Cina rovesciandola semplicemente di segno.

E fare così della Cina il modello di un socialismo di guerra e di una forma di sciovinismo sociale che in nome della soddisfazione dei bisogni primari fa piazza pulita della circolazione delle idee, del cosmopolitismo, dell'universalismo dei valori e della ragione, del rispetto verso l'individuo e le sue preferenze, e che si contrapporrebbe per tali ragioni alla convergenza europea.

Quella della Cina è invece una sfida molto più ambiziosa: la sfida di una diversa forma di democrazia e di una diversa forma di globalizzazione che non nega l'universalismo ma pretende semmai un universalismo più compiuto, in vista della costruzione di una nuova civiltà armoniosa e condivisa.

In questa sfida, Cina e Europa non sono affatto contrapposte, come molti ritengono, ma alleate: alla lunga cammineranno insieme conciliando eguaglianza e libertà, individuo e società, bisogni materiali e bisogno di infinito, oppure non cammineranno [SGA].






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