martedì 17 novembre 2020

"Il virus dell'Occidente: universalismo astratto e sovranismo particolarista di fronte allo stato d'eccezione". Disponibile in libreria e on line

In questo libro parlo male di: Foucault, Heidegger, Agamben, Cacciari, Di Cesare, Wu Ming, Zizek, Badiou, C. Galli, Runciman, Urbinati, Ignazi, Panebianco, Giavazzi, della Loggia, Battista, Molinari, Brennan, Mearsheimer, Milanovic, Aresu, Zhok, Formenti e molti altri.

Parlo invece bene di: Hegel, Marx, Engels, Croce, Gramsci, Lukacs, Jullien, Habermas, Prospero, Illetterati, Moroncini, Tedesco, Brancaccio, Mazzucato, Bell, Pieranni, Esposito, Dal Lago, Marramao, Losurdo, Deng Xiaoping, Zhang Boying, Zhao Tingyang, Balibar, Chomsky e altrettanti.

Cerco di dare infine a Costanzo Preve il suo, nel bene come nel male.

Accattatevèllo. Il divertimento non è assicurato ma nel mio minuscolo ci ho provato [SGA].

"La pandemia di Covid-19 ha fatto emergere le contraddizioni delle società capitalistiche, rese sempre più fragili e disuguali da decenni di guerra ai salari e ai diritti delle classi subalterne, dallo smantellamento del welfare e dal prevalere di forme di coscienza ultracompetitive. Certo della propria eternità e incapace di immaginare un modello alternativo di legame sociale, l’Occidente ha creduto che il “virus cinese” colpisse solo i paesi arretrati o ritenuti autoritari e che mai potesse diffondersi nelle nostre efficienti e trasparenti democrazie tecnologiche. Invece di prendere sul serio l’esperienza di altre realtà che hanno gestito meglio l’emergenza grazie alla capacità dello Stato e della politica di guidare l’economia e la produzione, subordinando gli interessi privati a quelli della maggioranza, ha negato a essa ogni riconoscimento, fino a procurarsi da solo un rischio estremo per eccesso di hybris.
A questa rinuncia suicida a guardare l’alterità non è sfuggito il dibattito filosofico: di fronte allo stato d’eccezione, sia le posizioni dirittumaniste astratte sia il sovranismo particolarista e populista – che dell’odierna egemonia neoliberale costituisce non l’alternativa, ma una scissione conservatrice – condividono infatti il medesimo atteggiamento suprematista, con il rifiuto di elaborare una forma concreta di universalismo e di pensare una diversa configurazione del rapporto tra individuo, società civile e Stato, ma anche una diversa forma di convivenza tra le nazioni".
Stefano G. Azzarà (Messina, 1970) insegna Storia della filosofia all’Università di Urbino. È segretario alla presidenza dell’Internationale Gesellschaft Hegel-Marx e dirige la rivista scientifica “Materialismo Storico”. Il suo lavoro si concentra sul confronto tra le grandi tradizioni filosofiche e politiche degli ultimi due secoli: conservatorismo, liberalismo, marxismo. Ha pubblicato diverse monografie e numerosi articoli su riviste italiane e internazionali.


INDICE

Capitolo primo
I.1. Crisi storiche e naturalismo capitalistico
I.2. Lo spettro del «totalmente altro»: la Cina e l’Occidente
I.3. Circoscrivere il contagio o procurarsi da soli un rischio?
I.4. Costruzione e criminalizzazione del nemico
I.5. Democrazie liberali e “regimi autoritari” nello stato d’eccezione
I.6. Democrazia o democrazie?
I.7. Democrazia liberale e democrazia socialista
Appendice. Universalismo concreto e dialettica dell’inclusione nel Tianxia, la «via del Cielo»

Capitolo secondo
II.1. Il virus dei filosofi 1. Eccezione e repressione
II.2. Il virus dei filosofi 2. Immunizzazione e esclusione
II.3. Il virus dei filosofi 3. L’individuo e l’altro
II.4. Il virus dei filosofi 4. Liberalismo e «anarchismo da Gran Signore»
II.5. Miseria della critica della biopolitica
II.6. Nihil sub sole novum?
II.7. Perché tutto cambi
II.8. Perché non cambi nulla nell’essenziale. Un nuovo saccheggio economico?
II.9. Perché non cambi nulla nell’essenziale. Un’ulteriore concentrazione del potere?

Capitolo terzo
III.1. Quale ritorno dello Stato?
III.2. Jones e Brennan: critica della democrazia moderna, fine del suffragio universale e monopolio epistocratico del potere
III.3. Ripristino del liberalismo particolaristico e capitalismo organizzato: verso uno «statalismo autoritario»
III.3.a. Milanović: «capitalismo meritocratico liberale» contro «capitalismo politico»
III.3.b. Mearsheimer: fine dell’illusione dell’universalismo liberale dirittumanista e revival del realismo particolaristico
III.3.c. Aresu: «capitalismo politico» o trasfigurazione della riscossa delle classi dominanti?
III.4. Sovranismo e comunitarismo
III.5. Il “socialismo” comunitarista
III.6. Esternalizzazione del conflitto. “Oltre destra e sinistra”
III.7. Liberalismo e sovranismo, universalismo e particolarismo
III.8. Ricostruire la democrazia moderna

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