L'intervento di Sinistra per Urbino alla manifestazione di commemorazione della Giornata della liberazione nazionale, 25 aprile 2021
Le commemorazioni si riducono spesso a uno semplice sfogo di retorica.
Quante volte abbiamo sentito esponenti di questa o quella forza politica
battersi il petto in maniera appassionata per la Resistenza, mentre
contemporaneamente facevano cose che della Resistenza contraddicevano
totalmente lo spirito?
Quante volte è stato celebrato in piazza il 25 Aprile, quasi a pulirsi la
coscienza e a voler lucrare sull’appartenenza a una storia politica gloriosa,
mentre nello stesso tempo al governo del paese o delle amministrazioni locali
si approvavano norme e disposizioni che toglievano diritti ai lavoratori, che abolivano
l’art. 18, che introducevano precarietà, che smantellavano il Welfare, che privatizzavano
la Sanità, che umiliavano la scuola; oppure mentre si governava con la destra,
come avviene anche adesso e come tante volte è avvenuto da oltre 10 anni; o
mentre i migranti venivano respinti o lasciati affondare nel Mediterraneo; o –
peggio ancora – quando si davano sostegno e truppe per le infinite e tragiche
guerre con cui la Nato e gli Stati Uniti hanno portato dolore devastazione ai
popoli di mezzo mondo?
In tutti questi casi, più che di omaggi al sacrificio dei partigiani - i
quali erano in gran parte comunisti e si sono battuti per la liberazione del
paese ma anche per una Repubblica democratica fondata sul lavoro e
sull’uguaglianza e per un mondo di pace - si è trattato di vere e proprie
manifestazioni di ipocrisia.
C’è un unico modo politicamente produttivo per omaggiare in maniera degna quel
momento storico e per non cadere nel vizio nazionale della retorica, in realtà:
ricordare che il 25 Aprile è e deve rimanere una festa divisiva. Altro che
pacificazione della memoria, come da sempre pretendono i nostalgici del
fascismo e come a suo tempo è stato detto anche da qualcuno a sinistra! Per
fortuna la memoria del Paese è divisa, perché altrimenti si confonderebbero
ragioni e torti.
Ma c’è anche un altro modo, non meno importante, per essere fedeli allo
spirito della Resistenza: essere consapevoli che la memoria non serve a niente
se non aiuta a cogliere nel presente l’orrore del passato.
E’ necessario allora ricordare che il fascismo non è stato soltanto generica
prepotenza o violenza, ma è stato in primo luogo il braccio armato di
manganello e olio di ricino al servizio del grande capitale: al servizio dei
padroni delle industrie e del latifondo, i quali intendevano impedire in ogni
modo l’avanzata dei lavoratori. Così come il fascismo è stato, in misura non
minore, una tendenza il cui razzismo strutturale nasceva da un preciso progetto
imperialistico di colonizzazione: le leggi razziali, sì; ma prima ancora i gas
all’iprite e lo sterminio in Africa orientale, a cui seguiranno l’aggressione
dell’Albania e quella della Grecia, per non parlare degli orrendi crimini
commessi dagli italiani nei territori jugoslavi.
E’ necessario ricordare, allora, che la Resistenza e la lotta di liberazione
sono vive soltanto se proseguono anche oggi. Se proseguono nella difesa senza
ambiguità dello stato sociale, del salario e dei diritti del lavoro subordinato
contro tutti i padroni. E se proseguono al contempo nella solidarietà verso i
popoli oppressi che lottano contro una nuova ondata di ricolonizzazione del
mondo, alla quale l’Occidente lega la persistenza del proprio dominio: nella
lotta dei palestinesi per la loro terra e per avere una patria, dunque, come
nella lotta di Cuba contro l’embargo e nella lotta di tutto mondo ex coloniale
per uno sviluppo moderno.
La lotta dei partigiani vive, insomma, solo se si rinnova nella lotta contro
ogni guerra e oppressione, ma anche nella lotta contro ogni forma di
esclusione: contro lo sfruttamento dei migranti, contro la discriminazione di
etnia, classe, orientamento sessuale.
Se si incarnano, in una parola, nell’idea di una comune umanità.
Sinistra per Urbino
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