martedì 11 maggio 2021

Report, la Cina e parenti serpenti

In un mondo in cui ciascuno di noi rinuncia volontariamente alla privacy e cede la propria vita più intima agli Stati Uniti nel momento stesso in cui acquista un cellulare e una sim, il servizietto di Report sui pericoli della sorveglianza e dello spionaggio cinese andato in onda ieri è stato una vera e propria imboscata. Che replica imboscate analoghe da parte della RAI e che si inserisce perfettamente nella strategia di Biden e Blinken e nel revival dell'universalismo imperiale dirittumanista.


È impossibile che la sinistra italiana media se ne renda conto, tanto più che le era stato prima dato in pasto il facile e succulento boccone di Renzi.

Tuttavia, nella trasmissione è stata pronunciata una frase poco notata ma estremamente inquietante, secondo la quale i cinesi all'estero sono tutti spie potenziali, che è al limite della legge Reale Mancino.

È il ragionamento fallace che ha portato allo sviluppo dell universo concentrazionario, il cui meccanismo logico viene riproposto proprio quando si vorrebbero denunciare presunte violenze nello Xinjiang. Ed è una voce dal sen fuggita che tante volte nella storia del Novecento è stata condivisa da tanti democraticissimi liberali, come nella Germania nazista e nell'Italia fascista o persino negli Stati Uniti degli anni Quaranta, quando gli immigrati dal Giappone furono internati preventivamente perché ritenuti pericolosi su basi etniche.

Nessun dubbio però è venuto ai responsabili del programma, i quali non si sono dissociati e anzi hanno avallato la tesi con una trasmissione costruita dal nulla e sul nulla proprio con questo obiettivo.

A questa preoccupante mancanza di senso critico si aggiunge la velenosa provocazione di dare la parola a improbabili e impresentabili difensori della Cina, come il personaggio scelto strumentalmente dalla trasmissione. Il quale, nella sua imbarazzata rozzezza e nella sua prossemica da stato d'assedio, si è infilato con goduria nella trappola e ha fatto semmai alla Cina un gravissimo danno - come sempre fanno i rozzobruni e i socialsciovinisti -, presentandola come un gigantesco laogai paradisiaco e proponendo la deportazione dei meridionali disoccupati.

Della Cina bisogna valorizzare lo sforzo di costruire una democrazia socialista e gli elementi per cui è già più avanzata della democrazia liberale, ragionando al contempo sulla declinazione dello stato di diritto e sul rapporto tra protezione del quadro istituzionale e diritti individuali.

Se lo sguardo occidentale sulla Cina è la prosecuzione dello sguardo coloniale, bisogna dire che manca ancora completamente alla Cina, purtroppo, la capacità di comprendere in maniera adeguata le dinamiche politiche e ideologiche dell'occidente, cosa che ne limita fortemente il soft power e la penalizza [SGA].

1 commento:

Anonimo ha detto...

Purtroppo Report, che passa per un programma di sinistra, non è nuovo a servizi del genere. Era già andata in onda un'inchiesta (si fa per dire) sull'origine del covid sars 2, nella quale si insinuava, senza uno straccio di prova, la sua provenienza accidentale da un laboratorio di Wuhan. Tra i principali esperti consultati una professoressa di origini cinesi che insegna negli Usa e si segnala per avere un blog furiosamente anticinese. Siamo nella seconda guerra fredda e si preparano gli arsenali ideologici?