giovedì 14 ottobre 2021

"Me ne frego del Green Pass". I limiti della critica della sinistra e del sindacato: critica progressiva e critica reazionaria




14 10 2021

Nulla c'entrano i diritti dei lavoratori con il rifiuto reazionario del Green Pass.
Che a minacciare lo sciopero siano i portuali - o i metalmeccanici o i braccianti - non è in alcun modo indice di una natura progressiva di queste proteste, che nascono semmai dalla disgregazione pluridecennale della coscienza e della solidarieta di classe di ampi strati di lavoro subalterno, dalla loro frantumazione e dal compiuto assorbimento di forme postmoderne di particolarismo sociale e corporativismo.
L'introduzione del Green Pass non comporta nessuna discriminazione o lesione dei diritti così come l'eliminazione del Green Pass non ripristinerebbe i diritti perduti in 30 anni di sconfitte.
Il primo diritto dei lavoratori è quello di lavorare in piena sicurezza ed è questo ciò che i comunisti e la sinistra, i quali non ignorano le contraddizioni interne alle classi sociali e non riconoscono alcuna sorta di diritto divino o sociologico-metafisico, devono pretendere.
La commistione "operaista" e economicista tra piani diversi è pura demagogia populista. Costoro non sono avanguardia di nulla ma retroguardia e massa di manovra di altri strati arretrati e dell'angoscia piccoloborghese di perdere ogni status di distinzione.
"Me ne frego", è il loro slogan implicito. Nessuno osi contraddire l'individuo libero e sovrano. In tal modo, costoro vanno non contro un fantomatico Potere, o contro il Padrone, ma contro altri lavoratori del loro comparto e contro i lavoratori di altri comparti, contribuendo enormemente alla disgregazione.
La protesta "proletaria" contro il Green Pass è dunque l'ennesimo episodio della storia della subalternità, una storia la cui inesorabilità è stata evidentemente spezzata solo per una parentesi di qualche decennio.
Sebbene possa essere ammessa per opportunità politica e per attenuare la conflittualità, va poi detto, in linea di principio anche l'assegnazione alla fiscalità generale degli oneri economici dei tamponi sarebbe un furto all'interno della classe e un'irrazionale equiparazione della medicina scientifica alla ciarlataneria, con grave delegittimazione del servizio pubblico e del senso stesso dello stato.
Quanto accadrà domani si configura già come un enorme tentativo di provocazione. Sarebbe bene non cascarci invece di cedere alla fascinazione dannunziana - tutta di destra e infantilistica - per la simulazione della rivolta e per la parodia ribellistica autolesionistica del gesto eroico.


11 10 2021

Che la CGIL abbia molti difetti, che da tempo sia un sindacato concertativo, ecc. ecc. è noto, così come il fatto che la sinistra italiana, quella moderata come quella radicale, faccia abbastanza pena.
Tuttavia, la critica del sindacato e della sinistra è legittima nella misura in cui propone una analisi delle cause effettive di questo deficit (cause che vanno cercate nei rapporti di forza reali, e non certo in qualche fantomatico "tradimento" o in ancora più improbabili complotti).
E soprattutto è legittima nella misura in cui assume la forma dell'autocritica e cioè al fine di avere un domani, possibilmente, più sinistra e più sindacato.
Le critiche di questi giorni invece - che provengano da odiatori storici di questa parte politica e dunque da destra oppure da ex sinistri duristi-puristi a oltranza innamorati delusi - vorrebbero che la sinistra fosse cancellata, al fine di mondare un peccato originale o acquisito, e vorrebbero che il sindacato proprio non ci fosse, al fine di lasciare campo libero all'anomalia selvaggia dello spontaneismo sedicente superdotato oppure alla solidarietà corporativa tra produttori radicati nel territorio e cioè tra il salariato da cortile e il padroncino che lo sfrutta e ogni tanto gli passa due piotte fuori busta in cambio dei contributi che non versa.
Sono critiche reazionarie, perciò, e non certo progressive, sebbene si camuffino a volte di populismo o di comunismo cosssssì ovvero di comunismo folcloristico rozzobruno e virilista da caserma.
E' evidente che nelle foto propagandistiche di Draghi con il Landini ci sia propaganda, trattandosi appunto di foto propagandistiche.
Tuttavia la propaganda non è il tutto ma non è nemmeno il nulla e il fatto che un capo del governo sia costretto ad andare a mostrarsi in giro con il capo dei sindacati è una conseguenza dell'avanzata e delle conquiste del movimento operaio nel Novecento, senza il cui consenso relativo - il cui grado dipende sempre dai rapporti di forza reali - non si governa un paese.
Ma voi minchioni sciroccati cosa preferireste esattamente, un capo del governo che parla male dei sindacati e invece di stringere la mano al Landini si associa badile in mano alla piccola borghesia bottegaia che è andata ad assaltare la CGIL?
L'impressione è che preferireste esattamente questo e che all'assalto ci andreste anche voi.
Se non foste perfettamente consapevoli che d'ora in avanti prenderete legnate sui denti appena provate ad avvicinarvi e che quindi vi conviene rimanere sul divano.

Nessun commento: