venerdì 20 luglio 2012
Dentro la lotta armata
Pino Casamassima: Gli irriducibili. Storie di brigatisti mai pentiti, Laterza
Risvolto
L'irriducibile non ritiene affatto conclusa la strategia della lotta armata. La resa è inconcepibile.
«Che significa essere irriducibile? Secondo il potere significa essere
irriducibile alla dissociazione, opporsi al pentimento. Per non esserlo,
bisogna quindi diventare un dissociato. Una mostruosità giuridica e
storica»: Renato Curcio, fra i fondatori delle Br, non ha dubbi, non si
può disconoscere il proprio passato. D'accordo con lui anche altri
protagonisti di quella stagione: Tonino Loris Paroli, Prospero
Gallinari, Piero Bertolazzi, Raffaele Fiore e Angela Vai, che raccontano
la loro storia in armi a Pino Casamassima.
Uomini e donne che hanno scontato la pena ma che non sono disposti a
trattare con lo Stato un pentimento o una dissociazione che
annullerebbero il loro passato. Quella stagione di lotte che li aveva
visti protagonisti di un progetto politico coerente con un'insurrezione
armata possibile. Alcuni di loro non rilasciano dichiarazioni né
consentono incontri, «perché la storia non è ancora finita. La guerra
non è ancora finita». Fra questi, Paolo Maurizio Ferrari, che – pur in
assenza di reati di sangue – ha scontato trent'anni di galera senza mai
un permesso perché a questo stato non si chiede nulla, lo si combatte e,
una volta fuori, capeggia rivolte e contestazioni: l'ultima a gennaio
2012 con i No Tav, che gli è costata un altro arresto.
Chiuso in un silenzio senza incertezze è Cesare Di Lenardo, anche lui
in galera da trent'anni, che dalla cella ha rivendicato gli omicidi di
Marco Biagi e Massimo D'Antona, rigettando ogni possibile pacificazione.
Ultima, in ordine di apparizione, Nadia Lioce, ergastolana nel carcere
dell'Aquila, in regime duro di 41 bis, che l'ha resa di fatto una
sepolta viva.
IL FOGLIO del 6/7/2012 LIBRI a pag. 3
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