mercoledì 17 aprile 2013

Un altro che vuole i vantaggi del capitalismo ma non gli svantaggi

Nell'articolo del Corriere su Anonymous un esempio concreto di funzionamento dei meccanismi di egemonia e sottomissione reale che così efficacemente hanno funzionato dopo il ciclo 1968-77 [SGA].

Michael J. Sandel: Quello che i soldi non possono comprare. I limiti morali del mercato, Feltrinelli

Risvolto
Spendereste qualcosa in più per saltare una coda? Accettereste dei soldi per farvi tatuare il corpo con messaggi pubblicitari? È etico pagare le persone perché sperimentino nuovi farmaci pericolosi o perché donino i loro organi? E che cosa dire dell'assumere mercenari per combattere le nostre guerre? O del comprare e vendere il diritto di inquinare? O del mettere all'asta le ammissioni alle università d'élite? O ancora del vendere il diritto di soggiorno agli immigrati disposti a pagarlo? Non c'è qualcosa che non funziona in un mondo dove tutto è in vendita? Negli ultimi decenni, i valori del mercato sono riusciti a soppiantare logiche non di mercato in quasi ogni ambito della vita: la medicina, l'educazione, il governo, la legge, l'arte, gli sport, persino la vita familiare e le relazioni personali. Quasi senza accorgercene, sostiene Sandel, siamo così passati dall'avere un'economia di mercato all'essere una società di mercato. In "Giustizia", Sandel si era dimostrato un maestro nell'illustrare con chiarezza e vivacità i complessi dilemmi morali con cui dobbiamo confrontarci nella vita quotidiana. Ora, in questo nuovo libro, affronta una delle massime questioni etiche del nostro tempo e suscita un dibattito finora assente nella nostra epoca ossessionata dai soldi: qual è il giusto ruolo dei mercati in una società democratica e come si fa a tutelare i beni morali e civili che i mercati non rispettano e che i soldi non possono comprare?

Mutazioni 


Michael Sandel contesta la dilagante mercificazione dei costumi e dei valori «Posti in fila, celle singole, uteri
Massimo Gaggi La Lettura

Michael Sandel e le cose che il denaro non dovrebbe comprare

di Fabrizio Tonello | il Fatto 14 luglio 2012

La maschera anti ricchi di Anonymous fa ricca una multinazionale
I diritti sul volto antisistema vanno alla Warner di Danilo Taino Corriere 17.4.13

Manifestare contro il sistema e allo stesso tempo finanziarlo. Una contraddizione? No, realtà. La maschera di Anonymous — mustacchi e pizzetto neri, ghigno inquietante — usata dai manifestanti in tutto il mondo, è tratta dal film V per vendetta. Costa da 6 a oltre 50 dollari e i ricavi vanno alla ricca famiglia Usa Beige (produttori di oggettistica per Halloween), alla Time Warner produttrice del film e ad Amazon, che del film distribuisce i costumi.

C'è almeno un pezzo di capitalismo che aspetta con un certo ottimismo la prossima ondata di manifestazioni e proteste contro Wall Street, contro la City di Londra, contro le banche e le grandi multinazionali. Nei giorni scorsi si è tornato a parlare del rilancio del movimento che aveva preso le piazze dopo lo scoppio della Grande Crisi, soprattutto tra il 2010 e il 2011. Dopo un anno di quasi silenzio, quelli del 99 per cento e i mascherati di Anonymous sarebbero pronti a tornare, a riprendere la strategia Occupy, l'occupazione di luoghi simbolo del sistema economico e statuale. A New York, più precisamente nel Queens, la famiglia Beige, capitalisti da quattro decenni, non vede affatto male la cosa. Lo stesso accade nel cuore di Manhattan, nel grattacielo della Time Warner. Come a Seattle, nella sede di Amazon.
I Beige possiedono una grande azienda di famiglia, con più di tremila dipendenti in 14 Paesi, la Rubie's Costume Company. Si presentano al mondo come il maggior produttore di oggettistica per la festa di Halloween. Ma hanno anche 150 licenze per produrre su larga scala costumi di film, da Superman a Batman, da Harry Potter al Signore degli Anelli. Fino a «V per Vendetta». Time Warner controlla la Warner Brothers, che incassa diritti per ogni oggetto di merchandise che faccia riferimento, tra i tanti, anche a «V per Vendetta». E questi costumi del film del 2005 dei fratelli Wachowski sono distribuiti soprattutto da Amazon.
Bene: la maschera diventata simbolo di Anonymous e indossata poi da migliaia di militanti del movimento Occupy — bianca, le guance rosate, i mustacchi e il pizzetto nero pece e il ghigno inquietante — è tratta da «V per Vendetta»: significa che quando se ne vende una, dai sei dollari in su ma anche oltre i 50, una parte delle entrate va alla famiglia Beige, un'altra va in royalties alla Time Warner, una ad Amazon. Il movimento anticapitalista ha insomma finanziato un produttore della old economy, un rentier dei media e di Hollywood, uno dei grandi protagonisti della new economy. Un paradosso antico: è la famosa capacità del capitalista di produrre la corda a cui sarà impiccato, se siete marxisti; oppure è la famosa capacità del capitalista di rigenerarsi in tutte le circostanze, se siete schumpeteriani.
Il piccolo guaio, per le tre società coinvolte nel successo della maschera di plastica, sta nel fatto che la seconda metà del 2012 non è stata granché per i movimenti sociali globali. Alla Rubie's Costume dicono di avere venduto maschere di Anonymous in gran quantità negli anni precedenti, «per più di centomila pezzi l'anno» nel 2010 e nel 2011. Periodo nel quale è stata uno dei prodotti best seller di Amazon (Time Warner non commenta sui dettagli delle royalties). Negli ultimi mesi dell'anno scorso, però, le vendite sono iniziate a calare. Non che i due grandi gruppi globali e la piccola multinazionale del Queens abbiano bisogno delle maschere di Anonymous per fare i bilanci: messe di fronte a una scomparsa del movimento o a un suo rilancio, però, probabilmente voterebbero per il secondo. Magari già a partire dal prossimo 1° maggio, come vorrebbero alcuni militanti.
In origine, la maschera è un modo per rendersi irriconoscibili alla polizia e per dare un segno di anarchismo antisistema scelto dagli hacker di Anonymous, famosi per avere mandato in tilt i siti web di imprese globali, a cominciare da Visa e MasterCard. La usarono per la prima volta nel 2008 in occasione di un'azione contro Scientology, a Londra e in 50 altre città del mondo: migliaia di volti coperti dal nuovo simbolo della protesta. Da quel momento, è diventata l'icona dei movimenti anticapitalisti e antisistema nel mondo, l'erede della mitica fotografia di Alberto Korda a Che Guevara. Fino a quando, nel settembre 2011, molti membri del movimento Occupy l'hanno fatta propria. Rappresentazione della lotta di un individuo contro uno Stato fascista, come nel film «V per Vendetta» e nel fumetto che l'ha ispirato. E, nella storia, citazione di Guy (o Guido) Fawkes, il ribelle che nel 1605 tentò di fare saltare il palazzo di Westminster a Londra (non ci riuscì e fu condannato a morte).
Per il 99 per cento, un simbolo antipolitico e antisistema, insomma, diventato poi anticapitalista. Per l'uno per cento, un altro piccolo modo per fare utili.


Tutto in vendita: un rischio per la democrazia, parola di Michael J. Sandel

Nessun commento: