domenica 20 giugno 2021

I sacrifici umani per il capitale. Miseria della xenofobia rozzobruna. Di Vittorio ne sarebbe orgoglioso.




 








Il capitalismo come culto sistemico riconduce la modernità alla selva e pretende ogni giorno i suoi sacrifici umani. Ogni giorno questo Moloch si nutre di sangue.

Incidenti sul lavoro? Guerra tra poveri lavoratori in concorrenza tra loro? Casualità sfortunate?
No. I sacerdoti salariati della fede liberale, impegnati a smussare la superficie della realtà, mentono sapendo di mentire a reti e testate unificate.
La lotta di classe che i padroni hanno scatenato per mettere da subito la loro ipoteca sul mondo post-pandemia e farlo proseguire ancora peggio di prima, controllando direttamente lo Stato e i suoi apparati, diventa di fatto una guerra e lascia morti sul terreno.
Se un anno fa gridavamo che tutto sarebbe dovuto cambiare, verifichiamo oggi in quale direzione vada questo cambiamento.
Le classi dominanti - quelle stabilite come quelle outsider, quelle grandi e quelle medio-piccole, quelle nazionali e quelle transnazionali - cavalcano la crisi per far arretrare ancora di più i rapporti di forza, regolare i conti anche tra loro e rubare al lavoro tutto ciò che riescono: salario, tempo, diritti, salute, vita.
Appena servirà al profitto capitalistico, scateneranno una guerra vera e propria.
Quando torneremo a difenderci?

Miseria della xenofobia rozzobruna
Per anni gli ex compagni socialsciovinisti e rozzobruni paraleghisti ce l'hanno menata con la storia che i migranti abbassano il costo del lavoro e i salari degli operai bianchi e dunque vanno respinti.
Ancora oggi questa favola - divulgata da Formenti, Matteo XXI, Zhok e troppi altri cavalieri del pensiero unico neoliberale nella sua versione particolarista - è cara ad esempio ai rizzi che raschiano il fondo dei lumpen.
Tempi duri per questa teoria che offende Marx.
La realtà è esattamente all'opposto. Dalla logistica alla raccolta nei campi, non per qualche virtù particolare ma per il semplice fatto oggettivo che occupano il segmento inferiore del mercato del lavoro, proprio i migranti o i figli di migranti sono spesso alla testa delle lotte che molti italiani - per mille ragioni tra cui la sconfitta e l'assuefazione - non sono più propensi a fare.
Lo stesso, del resto, è sempre accaduto nella storia del conflitto di classe e delle migrazioni.

Di Vittorio ne sarebbe orgoglioso.
Mantenendosi all'altezza della sua storia gloriosa, la Cgil dà l'esempio che il sindacato più rappresentativo deve dare e guida in questo momento a Roma le proteste per l'assassinio del sindacalista del Sì Cobas, senza lasciarsi condizionare dalle miserabili beghe tra organizzazioni concorrenti e dagli interessi di governo del PD, il partito di riferimento.
Sapevamo che il Landini non ci avrebbe delusi.

SGA

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