Nei confronti di Simmel occorre constatare in primo luogo che la sua
riflessione filosofico-estetica "da un lato, mira in generale a isolare
un piano dell'arte, un suo mondo, per collegarlo poi in un processo
dinamico agli altri piani della vita; dall'altro, il 'problema'
dell'arte si presenta come pluralità di problemi, è costituito cioè, in
concreto, dai problemi posti dalle singole arti, o, più precisamente,
dalle singole opere" (Perucchi). In secondo luogo, se la riflessione
sull'arte è immanente a tutta l'opera di Simmel, ciò pone il problema di
comprendere criticamente che cosa significa sostenere
un'interpretazione "estetica" del suo pensiero e/o dell'"estetismo" del
suo metodo: una questione (ancora "aperta" e discussa) che - a livello
storiografico - non può prescindere dai suoi stessi sviluppi e
significati filosofici intrinseci. La dimensione dell'estetico è parte
costitutiva del nucleo di pensiero di Simmel e perciò ineludibile per la
sua comprensione. Non si tratta soltanto di considerare il rapporto di
Simmel con l'arte (e con le diverse arti e le grandi personalità
artistiche) e il suo valore filosofico, sociologico e
antropologico-fenomenologico, bensì di approntare una lettura della sua
opera anche a partire da tale dimensione che include non solo questioni
artistiche, estetologiche ed estesiologiche, ma che, tuttavia, non si
lascia esaurire da esse, sapendo criticamente coniugare quell'originale
congiunzione che intreccia Simmel e l'estetico nella forma
dialetticamente correlata del chiasmo che si stabilisce tra l'estetico
in Simmel e Simmel nell'estetico. 312 p., Brossura
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