mercoledì 3 novembre 2010

Michele Battini sul passaggio dall'antigiudaismo all'antisemitismo nel XIX secolo

Michele Battini, Il socialismo degli imbecilli. Propaganda, falsificazione, persecuzione degli ebrei, Bollati Boringhieri

Il libro mette a fuoco una cesura determinante nella storia della tradizione antigiudaica europea: la rottura intervenuta dopo la prima emancipazione giuridica degli ebrei, in conseguenza della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino nel 1789. Con lo Stato liberale e l'economia di mercato, lo stereotipo dell'accusa di usura si trasforma in un tipo di anticapitalismo che fa degli ebrei i capri espiatori delle crisi economiche. Scrittori antilluministi, come Bonald, cattolici intransigenti, come Drumont, attaccano lo Stato di diritto e individuano negli ebrei coloro che hanno tratto vantaggio dall'avvento delle libertà moderne. Con Toussenel e Proudhon il paradigma si diffonde anche in alcuni settori del movimento operaio europeo e, negli ultimi decenni del XIX secolo, con la depressione economica, viene rilanciato con enorme fortuna, soprattutto in Francia. L'anticapitalismo antiebraico dilaga in Europa occidentale: a Vienna con i cristiano-sociali e in Germania con le leghe antisemite, e si manifesta all'inizio del Novecento pure in Italia. La vicenda del paradigma antiebraico illumina anche la preistoria dei Protocolli dei savi anziani di Sion, il falso sulla presunta cospirazione ebraica per la conquista del potere mondiale: i testi della propaganda fornirono materiali, figure, argomenti e linguaggio politico per la fabbricazione di quel documento, ma il mito del complotto ebraico costituì un evento reale, che manipolò per decenni la psicologia collettiva.
Il libro affronta la relazione fra la tradizione antigiudaica cristiana e la propaganda falsificatrice dell’antisemitismo moderno, originato dalla reazione all’emancipazione ebraica alla fine del xviii secolo, soprattutto nella sua forma di anticapitalismo rivolto contro gli ebrei, che nacque negli ambienti cattolici intransigenti ma riuscì a penetrare anche in alcuni settori del movimento operaio e del sindacalismo (che sarebbe poi approdato al fascismo). Alcuni capitoli sono dedicati alla falsificazione del ricordo dello sterminio ebraico e alla sua negazione nella storiografia, oltre che alla questione della giustizia penale dopo la seconda guerra mondiale. Lo sterminio degli ebrei ha rappresentato una sfida enorme per il diritto penale e le procedure processuali dei crimini internazionali contro l’umanità, non solo come pratiche produttive di giustizia riparatrice ma anche come strumenti epistemologicamente validi e razionali per determinare la verità.
ADRIANO PROSPERI, REPUBBLICA del 2/11/2010 a pag. 58

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