domenica 12 febbraio 2012

Sulle classi sociali in Marx

Storia e antistoria
Il Manifesto superato da Marx
di Bruno Bongiovanni l’Unità 12.2.12 da Segnalazioni

Torniamo alle classi. Nel Manifesto di Marx ed Engels (1848) sembra che siano due : borghesi e proletari. Nel marxiano 18 brumaio di Luigi Bonaparte (1852) le classi, oggetto di una analisi storico-sociale, paiono però essere sette o otto. Bourgeoisie, nel ‘500, è comunque già termine che differenzia dai nobili. Sta del resto indebolendosi, ben prima delle rivoluzioni politiche, la società rigida. Sta altresì emergendo la società mobile. La borghesia ha così a che fare con ciò che i tedeschi definiscono bürgerliche Gesellschaft, un’espressione che per Marx, sino al 1845-46, significa società civile (o luogo dove si dispiegano gli interessi privati, affiancato dal politischer Staat) e che dopo significa società borghese.
La borghesia, peraltro, stretta tra l’ ozio e il lavoro, viene anche considerata da Guizot una classe media, ossia un’oligarchia industriosa. Marx ammette d’altra parte di avere accolto la lotta di classe dai liberali, in particolare da Thierry, per cui la storia di Francia è stata percorsa da un millenario conflitto etnico tra gli aristocratici conquistatori (i Franchi) e il Terzo Stato (i Galli). Negli anni ’30 e ’40 dell’800 il termine proletariato si diffonde poi a sua volta. E il rapporto con il lavoro si perfeziona, tanto che Sismondi, nelle Études sur l'économie politique (1837), distingue il proletariato antico, che non lavorava e viveva a spese della società, dal proletariato moderno, che lavora e consente alla società di vivere a spese sue. Il socialista Karl Grün, nel 1844, definisce quarto stato il proletariato. Con il che si conferma che la classe non è dualistica, ma plurale, geomorfa, cronocangiante, etnosociale. Oggi più che mai. Ed è stato Marx il primo che con spirito critico ha scavalcato il Manifesto. È il marxismo, bellezza!

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