sabato 31 marzo 2012

La sci-fi come specchio dell'orrore capitalistico

Philip K. Dick: Lo stravagante mondo di Mr Fergesson, a cura di Carlo Pagetti, trad. di Maurizio Nati, Fanucci, pp. 247, e 17).

California, fine anni Cinquanta: una sorta di terra promessa già alle prese con il mito postbellico dello sviluppo economico e della crescita urbana, dove la questione razziale è ancora aperta. Jim Fergesson e Al Miller sono, o credono di essere, amici. Il primo è un meccanico avanti con l’età, amareggiato dalla vita, che da anni affitta al secondo un lotto di terra adiacente alla sua officina, in cui Miller vende auto usate, relitti rabberciati alla meglio. Un lavoro misero e frustrante che però gli basta, dal momento che è un uomo privo di ambizioni. Ma un giorno Fergesson decide di chiudere bottega e di andare in pensione, utilizzando i soldi ricavati dalla vendita per inseguire un sogno di grandezza. è un brutto colpo per Miller, perennemente incapace di scuotersi dalla sua apatia esistenziale e lacerato da conflitti interiori; e così il suo fragile castello crolla. Uno prova a salire, l’altro a non sprofondare del tutto, ma il nuovo miraggio americano non permette approssimazioni e non lascia spazio ai perdenti. Come Humpty Dumpty, il goffo personaggio di Alice in Wonderland

che cade e finisce in pezzi, entrambi pagheranno sulla propria pelle, sia pure in modo diverso, la colpa della loro precaria fragilità.

Nuove frontiere  

Oltre le romantiche visioni del futuro: da Philip Dick a Van Cauwelaert, da Hill a Scalzi l'immane scontro fra la mente e lo spirito e la tirannia dei media e dei consumi 

RUGGERO BIANCHI La Stampa  31/03/2012

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