domenica 2 dicembre 2012
Università e scuola
IL MANIFESTO del 1/12/2012
UNA CONTRORIFORMA CHE SOFFOCA L'UNIVERSITA' (CAVALIERE ANTONIO) a pag. 15
CORRIERE DELLA SERA del 1/12/2012
IL LAVORO DI NOI PROF? ECCO IL CALCOLO: 1.759 ORE ALL'ANNO (BRUZZONE ROSSANA, CAPIZZI MARIA ANTONIA) a pag. 27
Il calcolo annuo. «Cifra gonfiata». «No, si lavora di più»
di Elvira Serra
Corriere 2.12.12
MILANO — Se millesettecentocinquantanove ore vi sembran poche. Così la
pensano i lettori di Corriere.it che ieri non hanno gradito il
meticoloso calcolo dell'impegno dei docenti fatto da Rossana Bruzzone e
Maria Antonia Capizzi della scuola secondaria di primo grado «Quintino
Di Vona» di Milano. Le professoresse avevano elencato in una tabella
quanto tempo dedicano durante l'anno a ogni attività didattica: 612 ore
di lezione frontale, 206 di preparazione, 75 per la correzione dei
compiti, 48 per impostare le verifiche e via di seguito: un totale di
1.759 ore; 39,98 settimanali, considerando «non lavorativi» luglio e
agosto.
«C'era una volta la scuola della mattina. Quella delle insegnanti
part-time, che dopo il lavoro hanno tempo per sé... C'era. Oggi non più.
Oggi, alle medie, sei a scuola tutto giugno, e dal primo settembre.
Tante vacanze? Sì, ma lavori di più. Quando? I sabati e le domeniche,
per esempio», hanno scritto in una lettera pubblicata ieri sul Corriere
della Sera. «Trattati come liberi professionisti, pagati come operai.
Educatori o, all'occorrenza, babysitter. Mamme, papà, zii o anche nonni,
se la famiglia manca. Burocrati, vigili, segretari. Psicologi,
tuttologi, ignoranti. Secondo i punti di vista. Che vanno sempre bene
perché la scuola è uno di quegli argomenti di cui pochi sanno, ma tutti
parlano».
Centinaia i commenti arrivati online per criticare, ridicolizzare o
ridimensionare lo sfogo delle due insegnanti. Con sarcasmo: «Integrali e
derivate vengono calcolati diversamente; i Continenti vanno alla deriva
quindi cambiano anche gli atlanti; Platone, Dante, Pascoli, Manzoni,
Carducci ogni anno pubblicano nuovi testi; l'anno prossimo Cesare
varcherà ancora il Rubicone?». O con puntiglio: «Vogliamo aggiungere che
un insegnante non ha mai lavorato il 24 dicembre o tra Natale e
Capodanno o nella settimana di Pasqua?». Compreso il fuoco amico dei
colleghi: «Lavoro da 35 anni nella scuola e le ore riportate mi
sembrano, mediamente, gonfiate. D'altra parte in mancanza di criteri
oggettivi di valutazione ciascuno può dire quello che vuole».
Alcuni hanno provato a difendersi. «Credo che molti di noi prof
preferirebbero timbrare un cartellino alle 8 e alle 16, avere una stanza
riscaldata, una scrivania, un computer, dei buoni pasto o una mensa.
Preferirebbero tornare a casa senza pacchi di compiti e libri scolastici
dove preparare le lezioni». E ancora: «Ma siete mai stati in una scuola
italiana? Io per assemblare i testi da presentare per un modulo sulla
poesia amorosa del '900 ho impiegato un pomeriggio di ricerche. Come
potrei farlo a scuola senza computer, senza testi adeguati, senza i miei
libri, i miei appunti, il mio schedario? Dimenticavo, tutto
rigorosamente pagato da me e non detraibile dalle tasse».
All'acredine manifestata dai lettori replica Lucrezia Stellacci, capo
dipartimento Istruzione al ministero, da 35 anni nell'amministrazione
scolastica. «È vero, c'è chi non impiega 1.759 ore all'anno. Ma conosco
tanti che dedicano dodici al giorno agli studenti: sono quelli che
vivono il loro lavoro come una missione. C'è poi chi lo prende come una
professione, e si impegna scientificamente in modo inappuntabile. E c'è
infine chi lo considera un mestiere, con l'alibi che con quello
stipendio non vale la pena fare più di tanto».
Per la funzionaria del governo Monti il vero problema è che «non c'è
valutazione, non c'è carriera, non c'è controllo. Tutto è affidato alla
propria coscienza e alla capacità dei dirigenti di coinvolgere tutti».
Quanto alla lettera delle due professoresse milanesi, Lucrezia Stellacci
è comprensiva: «Penso che oggi la buona scuola si senta mortificata.
Non le critico, anzi saluto l'iniziativa con plauso».
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