lunedì 25 marzo 2013
Il Goethe di Bernhard
Risvolto
In questo piccolo gioiello c'è in nuce tutto
Bernhard: qui si ride, ci si commuove e si pensa. Il racconto che dà
l'irriverente titolo al volume vede il Titano, ormai allo scorcio della
vita, in fase di bilanci. Ha capito che la letteratura conta poco o
nulla, e non gli resta che un unico desiderio: incontrare Wittgenstein.
Convoca dunque a Weimar il filosofo, innescando una serie di esilaranti
peripezie. Figura centrale nell'opera di Bernhard, Montaigne svetta
nella seconda prosa, dove vediamo un giovane angariato dai genitori
rifugiarsi nella torre avita e trovare lì l'unica alternativa all'orrore
familiare: i libri, e nella fattispecie i libri di Montaigne. Se la
famiglia è il luogo del castigo, della reclusione, dell'odio, della
distruzione psicofisica, la torre, la biblioteca, i filosofi sono
l'unica salvezza. Ilare e straziante è il terzo racconto, in cui due
amici si incrociano in una stazione ferroviaria. E uno dei due si lascia
andare a un continuo, trascinante "ti ricordi...?": ecco allora
risorgere l'infanzia e genitori sadici, amanti della montagna, che
costringono la prole ad arrampicarsi a ora antelucana, bardata con
calzettoni e berretti rossi (per non sfuggire al soccorso alpino...). E
se la madre, dispensatrice di ceffoni fisici e morali, pizzica sulla
vetta la sua ridicola cetra, il padre affida a un album da disegno
oscene vedute alpestri. A suggellare il congedo dai genitori sarà un
grande falò di calzettoni rossi.
La messa in scena beffarda e nichilista di Bernhard
PIETRO CITATI, Corriere della Sera | 25 Marzo 2013
Felix austria
Quatto racconti dell’enfant terrible austriaco: un grande umorista, una prosa singolarissima, dai tratti grotteschi e surreali
PAOLO MAURI Repubblica
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