martedì 22 ottobre 2013

L'uso del reducismo fascista nella Guerra Fredda

Il Generale delle Camicie Nere di Stefano Fabei
Quello dell'antiamericanismo fascista è in realtà un mito [SGA].

Stefano Fabei: Il generale delle Camicie Nere, Macchione, pp. 642, euro 20

Risvolto
Volontario sedicenne nella Grande Guerra, prigioniero in Germania, squadrista e sindaco fascista di Castiglione del Lago, il protagonista di questo libro ha vissuto molti eventi che hanno caratterizzato la storia d’Italia nella prima metà del XX secolo. Entrato nella Milizia di cui comandò la legione «Cacciatori del Tevere» e il reparto autonomo nella colonia di confino a Lipari, fu poi alla testa della legione «San Giusto» di Trieste e della 3a legione libica. Segretario federale a Bengasi e membro del direttorio del PNF, durante la Seconda guerra mondiale partecipò in Africa settentrionale alla conquista di Sidi el Barrani e alla difesa di Bardia, fu comandante della legione camicie nere «Tagliamento» in Russia, poi del raggruppamento «XXI Aprile» che ricondusse in Italia dalla Jugoslavia dopo l’armistizio. Aderì alla Repubblica sociale e fu al vertice della Guardia nazionale repubblicana. Imprigionato e processato nel 1945 fu assolto l’anno successivo. Attraverso l’attenta analisi di una grande mole di documenti, molti inediti, fra cui la Memoria sulla Guardia, l’autore racconta, insieme alla storia dell’ufficiale, quella, non apologetica né denigratoria, della Milizia fascista (MVSN), dalle origini al 1945.


I familiari dei martiri di Salò arruolati dagli Usa contro i rossi 
Nella biografia del generale Nicchiarelli, lo storico Fabei ricostruisce l’attività del Fronte antibolscevico internazionale: in Italia contava 300mila uomini scelti tra i parenti delle vittime della caccia ai vinti 

22 ott 2013 Libero ROBERTO FESTORAZZI 

Il generale Niccolò Nicchiarelli (1898-1969), capo di Stato maggiore della Guardia nazionale repubblicana (Gnr), l’esercito di Salò, nel primo dopoguerra fu una delle colonne del Fai (Fronte antibolscevico internazionale), organizzazione armata clandestina che fu l’antesignana della Gladio, struttura paramilitare segreta denominata Stay behind, costituita in Italia sotto l’egida della Nato a metà degli anni Cinquanta, per contrastare un’eventuale attacco al territorio nazionale da parte di Paesi del blocco comunista.
 La notizia è contenuta nella biografia dell’alto ufficiale scritta da Stefano Fabei( Il generale delle Camicie Nere, Macchione, pp. 642, euro 20), in libreria in questi giorni. La circostanza che il numero tre della gerarchia militare della Rsi - dopo il maresciallo Rodolfo Graziani e il Duce - fosse transitato direttamente dal grigioverde dell’esercito di Salò al progenitore della Gladio, conferma quanto gli americani fossero attenti a recuperare pezzi significativi dei vinti in funzione anticomunista. Lo fecero d’altronde anche con il comandante della Xª Mas, il principe nero Junio Valerio Borghese. 
Il fascistissimo Nicchiarelli, classe 1898, volontario nella Grande Guerra, per vent’anni fu nei ranghi della Milizia. Dopo aver combattuto strenuamente in Africa settentrionale per la conquista di Sidi el Barrani, e aver guidato la Legione “Tagliamento” nella sfortunata campagna di Russia, durante la Rsi salì al vertice della Gnr. Politicamente moderato, tanto da gettare ponti in direzione dell’altro fronte, quello antifascista, Nicchiarelli fu per questo tacciato di tradimentoda tanti suoi ex camerati, in primis dallo stesso Graziani che polemizzò aspramente con lui. 
Processato nel dopoguerra per collaborazionismo, il generale fu prosciolto da ogni accusa, tanto da poter riguadagnare la libertà già nel giugno del 1946. Tra il 1946 e il 1948, Nicchiarelli ebbe un ruolo eccellente nella nascita e nella conduzione del Fronte antibolscevico internazionale (Fai), accanto al suo leader storico, quello strano personaggio che risponde al nome di Giuseppe Cambareri, alias Entità X. Cambareri, originario di Scilla, massone aderente ai Rosacrociati d’America e sostenitore del generale argentino Perón, aveva il pedigree giusto per essere amico dello zio Sam: anzitutto aveva collaborato con i servizi segreti Usa fin dal 1939, inoltre, in qualità di dirigente del nostro servizio d’informazione militare, il Sim, aveva cooperato con Badoglio, il generale Carboni e il Vaticano, alla difesa di Roma durante l’occupazione nazista. 
Stefano Fabei non ci racconta, nel suo libro, che cosa fece esattamente Nicchiarelli, all’interno del Fronte antibolscevico. Cita però un rapporto inedito e segreto dell’intelligence italiana, datato 22 ottobre 1947, nel quale si legge: «Il Faihaaumentatole forze nel nord dove ha ricostruito i reparti mediante l’ausilio del generale Nicchiarelli. Si calcola che superino adesso i 300.000 aderenti per l’immissione di alcune migliaia di congiunti delle vittime dell’insurrezione del nord. Il fronte ha aderito al Fronte democratico dell’unione mediterranea, di cui è capo politico Cambareri, vicino a Perón. Nicchiarelli e Cambareri hanno impartito, d’accordo con Canevari, comandante militare superiore del Fronte, queste direttive: atteggiamenti, ed eventualmente, governo democratico, favorevoli alla politica di Truman». La cifra di 300.000 uomini è da capogiro, ma restano da approfondire i contorni di questa inedita collaborazione, parrebbe su base popolare, tra gli ex fascisti e gli americani, basata sul reclutamento dei famigliari delle vittime della caccia ai vinti che insanguinò l’Italia del Nord a partire dal 1945.

Nessun commento: