martedì 2 settembre 2014

Dai diritti dell'uomo al dirittumanismo

Storia dei diritti dell'uomoVin­cenzo Fer­rone: Sto­ria dei diritti dell’uomo. L'Illuminismo e la costruzione del linguaggio politico dei moderni, Laterza, pp. 534, euro 45

Risvolto
Furono gli illuministi per primi a ridefinire un’etica dei diritti cosmopolita, razionale, mite, umanitaria, fatta dall’uomo per l’uomo, capace di dar vita a un potente linguaggio politico dei moderni contro il secolare Antico regime dei privilegi, delle gerarchie, della disuguaglianza e dei diritti del sangue. Furono gli illuministi a far conoscere al mondo intero che i diritti dell’uomo per definirsi tali devono essere eguali per tutti, senza alcun tipo di distinzione di nascita, ceto, nazionalità, religione, genere, colore della pelle; universali, cioè validi ovunque; inalienabili e imprescrittibili di fronte a ogni forma di istituzione politica o religiosa. Ed è proprio ponendo l’accento sul principio di inalienabilità che la cultura illuministica – vero laboratorio della modernità – trasformò radicalmente gli sparsi e di fatto inoffensivi riferimenti ai diritti soggettivi nello stato di natura in un linguaggio politico capace di avviare l’emancipazione dell’uomo.
Spaziando dall’Italia di Filangieri e Beccaria alla Francia di Voltaire, Rousseau e Diderot, dalla Scozia di Hume, Ferguson e Smith alla Germania di Lessing, Goethe e Schiller, sino alle colonie americane di Franklin e Jefferson, Vincenzo Ferrone affronta un tema di storiografia civile che si inserisce nel grande dibattito odierno sul nesso problematico tra diritti umani e autonomia dei mercati, tra politica e giustizia, diritti dell’individuo e diritti delle comunità, dispotismo degli Stati e delle religioni e libertà di coscienza.

La constrastata vocazione universale dei diritti umani
Saggi. L'affresco storico di Vincenzo Ferrone su un tema tornato alla ribalta dopo la Shoah 
Carlo Altini, 1.8.2014

Nono­stante la crisi – sociale, poli­tica, eco­no­mica, cul­tu­rale – che per­vade il tes­suto ita­liano da ormai troppi anni, l’Italia con­ti­nua a espri­mere signi­fi­ca­tive eccel­lenze nel campo della ricerca e degli studi uma­ni­stici. È il caso, per esem­pio, dei diritti umani, un ter­reno di ricerca nel quale i con­tri­buti offerti da stu­diosi ita­liani quali Mar­cello Flo­res, Daniele Archi­bugi e Anto­nio Cas­sese risul­tano tra i più impor­tanti a livello inter­na­zio­nale. Il recente volume di Vin­cenzo Fer­rone (Sto­ria dei diritti dell’uomo, Laterza, pp. 534, euro 45) con­ferma l’eccellenza di que­sta tra­di­zione ita­liana di studi tra­spor­tando l’indagine sui diritti umani sul ter­reno emi­nen­te­mente sto­rico, cioè nell’epoca in cui per la prima volta emerge, tra Sei­cento e Set­te­cento, la que­stione di un’etica razio­nale e cosmo­po­li­tica dei diritti dell’individuo, capace di dare forma a un «uma­ne­simo dei moderni», cioè a un nuovo lin­guag­gio poli­tico rifor­mi­sta ed ever­sivo rispetto al plu­ri­se­co­lare Antico Regime dei pri­vi­legi, delle gerar­chie e delle disu­gua­glianze.
A livello poli­tico il pro­blema della tutela dei diritti umani si impone all’agenda pub­blica inter­na­zio­nale solo con la fine della Seconda guerra mon­diale. Dopo la Shoah, la Con­ven­zione isti­tuita dalle Nazioni Unite giunge nel 1948 alla defi­ni­zione della Dichia­ra­zione uni­ver­sale dei diritti dell’uomo che costi­tui­sce la pie­tra miliare tutt’oggi vigente con la quale difen­dere la dignità umana. Ma, natu­ral­mente, i pro­blemi rela­tivi alla tutela dei diritti umani non si sono esau­riti con l’approvazione della Dichia­ra­zione, come dimo­strano i nume­rosi casi di geno­ci­dio e di vio­lenza degli ultimi decenni, dalla ex-Jugoslavia al Ruanda, dall’Iraq alla Pale­stina, dal Congo al Sudan: la Dichia­ra­zione è infatti un’enunciazione di prin­cipi, non un insieme di leggi, e non con­tiene norme appli­ca­bili nei sin­goli Stati.
 
Il cuore del problema
Attual­mente esi­stono due aspetti distinti nelle poli­ti­che dei diritti umani: da un lato, la discus­sione sui fon­da­menti e sui prin­cipi in grado di legit­ti­mare teo­ri­ca­mente l’universalità di quei diritti; dall’altro lato, la ricerca di isti­tu­zioni e di mec­ca­ni­smi di garan­zia, a livello inter­na­zio­nale, in grado di otte­nere risul­tati con­creti in merito alla tutela dei diritti umani. Su que­sto secondo punto il cuore del pro­blema è costi­tuito dall’analisi dei mec­ca­ni­smi e delle isti­tu­zioni di tutela giu­ri­dica dei diritti. Gra­zie alla pro­gres­siva esten­sione dei trat­tati inter­na­zio­nali a tutela della dignità umana si sono ulti­ma­mente affer­mate impor­tanti norme con­sue­tu­di­na­rie con­tro la schia­vitù, la discri­mi­na­zione raz­ziale, la degra­da­zione umana: la stessa cosa non è però acca­duta per le pro­ce­dure giu­ri­di­che vin­co­lanti a tutela dei diritti umani, così che molto rimane ancora da fare, soprat­tutto sul piano delle garan­zie giu­ri­di­che che tut­tora sono osta­co­late dalla resi­stenza degli Stati e rese far­ra­gi­nose dalla plu­ra­lità delle isti­tu­zioni inca­ri­cate dei con­trolli (tri­bu­nali penali inter­na­zio­nali, orga­niz­za­zioni mili­tari inter­go­ver­na­tive o sovra­na­zio­nali, agen­zie uma­ni­ta­rie ecc.).
Vista la sua pro­spet­tiva sto­rica, il volume di Fer­rone non intende con­tri­buire all’analisi di que­sto secondo aspetto rela­tivo alle poli­ti­che dei diritti umani, ma for­ni­sce impor­tanti ele­menti di rifles­sione per il primo punto citato in pre­ce­denza, quello rela­tivo alla que­stione dell’universalità dei diritti, rin­trac­cian­done con atten­zione le ori­gini sto­ri­che, poli­ti­che e con­cet­tuali nel XVIII secolo. Il pro­blema è facil­mente indi­vi­dua­bile: dato che i diritti umani sono il pro­dotto filo­so­fico e poli­tico di una par­ti­co­lare tra­di­zione cul­tu­rale, quella dell’Occidente, pos­sono essere con­si­de­rati uni­ver­sali?
In genere, a que­sta domanda, i difen­sori dei diritti umani for­ni­scono oggi una rispo­sta prag­ma­tica: pro­prio per­ché è dif­fi­cile fon­dare e giu­sti­fi­care in ter­mini filo­so­fici l’universalità dei diritti umani, la vali­dità della teo­ria può essere affer­mata soprat­tutto in ter­mini storico-politici, cioè sulla base della sua uti­lità prag­ma­tica per la vita degli indi­vi­dui. Que­sto uni­ver­sa­li­smo è con­ci­lia­bile con il plu­ra­li­smo morale e cul­tu­rale, tanto da evi­tare che i diritti umani si tra­sfor­mino in una forma di impe­ria­li­smo: i diritti umani riguar­dano infatti ciò che è giu­sto, non ciò che è bene, e sono uni­ver­sali non per­ché inten­dono defi­nire un con­te­nuto di cul­tura, ma per­ché sono neces­sari per pro­teg­gere gli indi­vi­dui dagli abusi, dalla vio­lenza e dalle inter­fe­renze illegittime.
 
La nuova morale
È facile com­pren­dere che que­sto tema filo­so­fico – cen­trale per la difesa dei diritti umani – appar­tiene al nostro pre­sente, ma è dove­roso sot­to­li­neare che esso trova il pro­prio fon­da­mento nei dibat­titi sei­cen­te­schi e set­te­cen­te­schi sui «sel­vaggi» e sugli «altri», per giun­gere a una chiara con­cet­tua­liz­za­zione nel dibat­tito illu­mi­ni­stico in Europa sui diritti dell’uomo che, per defi­nirsi tali, devono essere ina­lie­na­bili, uguali per tutti e imper­scrit­ti­bili di fronte ai poteri poli­tici e reli­giosi. L’idea di diritti fon­da­men­tali, che appar­ten­gono fin dalla nascita all’essere umano in quanto tale, è nata infatti nel solco della tra­di­zione dei diritti natu­rali moderni (Hob­bes e Locke) e si è svi­lup­pata soprat­tutto con l’illuminismo, in par­ti­co­lare con il rico­no­sci­mento dell’unitarietà del genere umano – al netto delle dif­fe­renze tra le cul­ture, dotate tutte di piena dignità – e con l’appassionata lotta a favore dei diritti dell’uomo che ha carat­te­riz­zato il pen­siero di Dide­rot, Vol­taire, Rous­seau, Con­dor­cet, Geno­vesi, Filan­gieri, Bec­ca­ria e altri ancora​.La ricerca di Fer­rone mira pro­prio a inda­gare la nascita poli­cen­trica e lo svi­luppo plu­rale di que­sta straor­di­na­ria sen­si­bi­lità filo­so­fica nei con­fronti delle ragioni e delle pas­sioni dell’individuo, che è stata por­tata a com­pi­mento dagli illu­mi­ni­sti per aprire una strada a favore dell’emancipazione civile e poli­tica.
La crea­zione di una nuova morale razio­nale e uni­ver­sale basata sui diritti, con l’educazione all’idea uni­ver­sale di uma­nità, diventa infatti il vero obiet­tivo degli illu­mi­ni­sti: in que­sta dire­zione sono dei­sti come Vol­taire e Filan­gieri, fau­tori di una reli­gione natu­rale comune a tutti i popoli e senza Chiese, a creare i pre­sup­po­sti per la con­ce­zione uni­ver­sa­li­stica e cosmo­po­li­tica dei diritti, fino a giun­gere alla reli­gione civile dei diritti dell’uomo pro­pu­gnata da Rous­seau, i cui prin­cipi filo­so­fici e poli­tici ven­gono con­den­sati nella Dichia­ra­zione del 1789.
Come è noto, dopo la Rivo­lu­zione fran­cese la sto­ria dei diritti dell’uomo non pro­se­gue in modo lineare: le vicende euro­pee dell’Ottocento e del Nove­cento mostrano la bru­sca inter­ru­zione del pro­getto illu­mi­ni­stico di difen­dere i diritti dell’uomo ed eman­ci­pare l’individuo rispetto alle auto­rità costi­tuite. Le que­stioni poste dall’illuminismo riman­gono però vive fino a oggi ed è solo attra­verso la rico­stru­zione della genea­lo­gia sto­rica del lin­guag­gio set­te­cen­te­sco dei diritti che è pos­si­bile com­pren­dere le dif­fi­coltà che ancora oggi incon­tra l’accettazione della con­ce­zione uni­ver­sa­li­stica e cosmo­po­li­tica dei diritti umani.

 

Valori universali
Il patriarca di Mosca e i diritti umani. Storti
Il rapporto della Chiesa ortodossa russa con le libertà civili «occidentali» è problematico se non conflittuale. Prevale l’idea di comunità sull’individuo e il nazionalismo domina

Marco Ventura, La Lettura

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