mercoledì 29 ottobre 2014

La scena culturale francese alla vigilia della prima guerra mondiale: la preparazione dell'ideologia della guerra

Les Derniers Feux de la Belle Epoque - Michel WinockMichel Winock: Les derniers feux de la Belle Époque. Chronique culturelle d’une avant-guerre 1913-1914, Seuil, pagine 208, e 16,50

Risvolto
« En 1913, et même en 1914, on a vécu dans ce qu’on pourrait appeler l’inconscience ? un mot que seul notre savoir postérieur permet. Il faut donc faire preuve d’imagination : la guerre de Troie, pour plagier Giraudoux, pouvait ne pas avoir lieu. Mieux, aux yeux de beaucoup, elle n’était guère imaginable.
On peint, on écrit des pièces, on fait des romans, on applaudit à l’Opéra, on goûte les joies de la bicyclette et, pour les plus aisés ? une minorité, certes, mais ils donnent le ton ?, les sensations de l’automobile, celles plus récentes de l’aviation. De partout, écrivains, peintres, musiciens accourent à Paris, Ville lumière sans doute à son apogée, et qui résonne de tous les courants de la culture mondiale. “Belle Époque”, oui, dans le domaine de la création artistique, littéraire, musicale, scientifique et technique, dont l’avant-guerre 1913-1914 est le point d’orgue. »
Par l’un de nos meilleurs historiens, une vivante chronique de la vie culturelle en France à la veille du basculement dans la catastrophe. Une galerie de portraits haute en couleurs, de Gide et Péguy à Gaston Leroux, de Barrès et Déroulède à Jaurès, en passant par Apollinaire, Diaghilev et Rolland Garros.

Professeur émérite des Universités à Sciences Po. Auteur de nombreux ouvrages, il a obtenu le prix Médicis essai pour Le Siècle des intellectuels (1997) et le prix Goncourt de la biographie pour Madame de Staël (2010).



E il patriota Lupin disse di no al Kaiser 
Un libro sul clima culturale in Francia alla vigilia della Grande guerra

Mercoledì 29 Ottobre, 2014 CORRIERE DELLA SERA © RIPRODUZIONE RISERVATA

Che cosa hanno in comune Le Sacre du printemps di Igor Stravinsky e Arsenio Lupin, l’aviatore Roland Garros e Picasso, Apollinaire e il rugby, Gide e Fantomas? Appartengono tutti alla fase finale, anzi agli «ultimi fuochi» della Belle Époque, i mesi che vanno dal gennaio del 1913 al luglio 1914. Li evoca lo storico francese Michel Winock ( Les derniers feux de la Belle Époque. Chronique culturelle d’une avant-guerre 1913-1914 , Seuil, pagine 208, e 16,50), eminente studioso della Francia contemporanea, autore di studi importanti, tra cui un’efficace storia degli intellettuali francesi. 
Il sottotitolo del libro non è una metafora: il volume è davvero organizzato in capitoli dedicati ognuno ai diciotto mesi precedenti la guerra e a un protagonista, non della sola cultura alta, ma pure di quella di massa (cinema, sport). 
Anche se Winock racconta evocando con grande efficacia (e godibilità) le atmosfere del tempo, senza dare per scontato ciò che sarebbe avvenuto nel luglio 1914, il «pre-guerra» del sottotitolo non appare fuori luogo. Si respira, nell’arte di massa, nei feuilleton, nel cinema e nel teatro, ma anche in quella alta di Stravinsky e delle avanguardie pittoriche, un’atmosfera di apocalisse, una voglia di «barbarie» contro l’artificiosità del mondo moderno. 
Soprattutto, si respira, già prima del luglio 1914, un clima da nemico interno: «nemici interni» sono i socialisti come Jean Jaurès, pacifista e contrario al riarmo, e per questo apostrofato dal suo ex amico e compagno, Charles Péguy, come «agente del tedesco», che qualcuno «dovrà far tacere» (come poi avvenne). E i tedeschi sono, come nella pièce (e poi nel film) di grande successo, Alsace , «un’altra razza», che non si potrà mai accordare con i francesi «né con l’amore, né con il matrimonio, né con i bambini». Persino Arsenio Lupin, in uno degli episodi della saga, di fronte alle offerte dell’imperatore Guglielmo II in persona di diventare una spia tedesca, rifiuta sdegnosamente, «perché è il mio sangue che lo chiede».

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