martedì 14 ottobre 2014

Le foto dei funerali di Togliatti esposte a Roma



L’addio al compagno segretario 
Mostre. Al museo delle arti e tradizioni popolari di Roma, le foto di Mario Carnicelli sui funerali di Palmiro Togliatti

Michela Becchis, il Manifesto 14.10.2014 


Due anni prima di quell’agosto 1964, la Has­sel­blad era diven­tata l’occhio non indif­fe­rente delle mis­sioni spa­ziali. Ma in quel cal­dis­simo 25 ago­sto romano, una di quelle miti­che mac­chine immor­talò un pezzo di uma­nis­sima sto­ria del nostro Paese: i fune­rali di Pal­miro Togliatti. Nella mostra visi­ta­bile fino all’11 novem­bre al Museo delle arti e tra­di­zioni popo­lari di Roma (25.8.1964. C’era Togliatti, a cura di Bar­bel Rei­n­hard e Marco Signo­rini), il clas­sico for­mato qua­drato scelto dall’allora gio­vane foto­grafo Mario Car­ni­celli, rac­conta in modo per­fetto quell’avvenimento.
«…Così per­cossa, atto­nita / la terra al nun­zio sta». Ecco, tor­nano quei versi in mente nel guar­dare i volti fer­mati da Car­ni­celli. È un’umanità che è per­cossa dai colpi intol­le­ra­bili e assai pre­cisi del capi­ta­li­smo, di un’Italia super­fi­cial­mente defi­nita «del boom», ma che se respi­rava un’aria un po’ meno intrisa di mise­ria e deva­sta­zione lo doveva all’immane fatica che aveva for­giato giorno su giorno quelle figure che, atto­nite, guar­da­vano sfi­lare via la salma del loro capo. Di chi non li aveva difesi come un buon padre di fami­glia, troppo facile annac­quare nella bontà i nodi sociali e eco­no­mici che deter­mi­nano lo sfrut­ta­mento e la dise­gua­glianza, ma come un capo poli­tico che lo scar­di­na­mento dei rap­porti di forza che gene­rano le intol­le­ra­bili dismi­sure aveva voluto inse­rire nella Costi­tu­zione. Un capo poli­tico che non avrebbe elar­gito qual­che rega­lia dome­ni­cale alle cosid­dette classi subal­terne, ma tra­sfor­mato quei volti nei pro­ta­go­ni­sti di una Rivo­lu­zione, se pen­siamo – come scrive anche da que­ste pagine Gianni Fer­rara — che ogni Costi­tu­zione è atto rivo­lu­zio­na­rio. Ora, in quei giorni estivi, il capo era morto, morto in un luogo lon­tano, inim­ma­gi­na­bile ai molti che ancora l’Italia non por­tava a scuola se non per met­tere una sten­tata firma negli impe­gni di un duris­simo lavoro, ma anche sopra la tes­sera di un par­tito e di un sin­da­cato. Morto lag­giù, ora la salma vera di Togliatti sfi­lava per oltre cin­que ore nelle strade di Roma tra­sfor­mando le spo­glie mor­tali in corpo sim­bo­lico. Un corpo sim­bo­lico, para­dos­sal­mente per nulla reso eterno, ma tutto inca­sto­nato nella sto­ria. Que­sto rac­con­tano le foto di Car­ni­celli. Quei volti dise­gnati con poe­tica net­tezza, deter­mi­nati dal rap­porto intenso con la luce, costruiti da ombre così sapienti che sem­brano gene­rarsi dai volti stessi, che rifug­gono dalla velo­cità del repor­tage per porsi nel tempo pacato e pro­fondo dell’interpretazione sto­rio­gra­fica gram­sciana, quei volti non rap­pre­sen­tano mai, pur nella bel­lezza immor­ta­lata in quelle foto, la ricerca este­tica di una sog­get­ti­vità com­mossa che ela­bora una pro­pria eter­nità del morto, ma sono pre­ciso docu­mento sto­rico.
Sono l’addio con­sa­pe­vole a quello che Pla­tone chiama l’uomo scritto in let­tere maiu­scole e che null’altro è che la defi­ni­zione della polis. In quelle foto non si vedono quasi mai, se non come cara­vag­ge­sco inqua­dra­mento, le ban­diere rosse abbru­nate oppure gli altri sim­boli comu­ni­sti, i segni dell’apparato. Certo, il pugno chiuso in segno di saluto, ma poi oltre agli sguardi con­sa­pe­voli e cari­chi di orgo­glio, ancora una volta sono i det­ta­gli a par­lare, le mani di chi lavora, gli abiti buoni e le cra­vatte pesanti tirati fuori a pre­scin­dere dalla sta­gione, i faz­zo­letti al collo, i fia­schi di vino nasco­sti per rispetto al «com­pa­gno segre­ta­rio», i capelli tenuti a bada nono­stante il caldo, insomma una cura straor­di­na­ria nel ren­dere visi­bili altri segni, non meno impor­tanti, di quella «bat­ta­glia delle idee» che l’uomo che se ne era andato aveva chie­sto e pra­ticò fin nei minimi dettagli.

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