giovedì 12 novembre 2015

Diabolik nel postmoderno

dkIl nuovo Diabolik: un criminale più cupo ma senza Eva Kant 
12 nov 2015  Libero

Il merito maggiore di Mario Gomboli, soggettista e sceneggiatore di Diabolik, ma soprattutto, da oltre 15 anni, direttore generale della Astorina, la casa editrice milanese che detiene i diritti del Re del Terrore, è stato quello di comprendere quanto grandi - e quanto poco sfruttate - fossero le potenzialità del criminale ideato nel 1962 dalle sorelle Giussani: non solo da un punto di vista narrativo, ma anche sotto il profilo dell’utilizzo commerciale del personaggio. Negli ultimi tempi, quindi, si è assistito da una parte a un impiego sempre più massiccio di Diabolik come testimonial pubblicitario e, dall’altra, a un cambiamento nel modo di raccontarne le avventure, divenute più moderne e dinamiche. 
Il portato più recente di questo nuovo corso è la miniserie in quattro albi DK ,dicuiè appena giunto in edicola il primo capitolo (pp. 72, euro 3,50): analogo nel formato a un comic book americano, spillatura compresa, l’albo presenta un Diabolik “altro”, più cupo di quello originale e non legato sentimentalmente a Eva Kant (la quale, al pari dell’ispettore Ginko, è presente con una sorta di clone che non porta però il suo nome). La vicenda, sceneggiata da Tito Faraci su un soggetto di Gomboli, vede per il momento DK alle prese con una misteriosa e spietata setta di giustizieri. Ottimi i disegni di Giuseppe Palumbo e bellissima la copertina pittorica del sempre più bravo Matteo Buffagni.

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