lunedì 29 febbraio 2016

La proto-Fallaci: suprematismo occidentalista ebraico-cristiano e cospirazione mondiale islamista secondo Bat Ye'or



"Abbiamo tollerato un'Eurabia fondata sulla sharia"La scrittrice che denuncia l'invasione dei nostri Paesi: "I governi hanno chiuso gli occhi" Eleonora Barbieri - Mer, 23/03/2016

«Violiamo un patto segreto Per questo l’islam ci attacca» 
«L’Occidente si trova in uno stato di tregua rispetto almondo musulmano Ogni atto contrario all’avanzata di Allah provoca la reazione dei jihadisti» 
29 feb 2016  Libero 
«Il jihadnacqueaYathrib( piùtardi chiamata Medina) dopo la fuga diMaometto dallaMecca (nel 622), dov’era perseguitato dagli idolatri. Lì il Profeta organizzò alcune spedizioni volte a intercettare le carovane che commerciavano con LaMecca. Unaseriedi rivelazionidivine, elaborate ad hoc per tali spedizioni, vennero a legittimare i diritti deimusulmanisuibenie lavitadei loronemicipagani, e furono creati versetti coranici finalizzati a santificare di volta involta il condizionamento psicologico dei combattenti, la logistica e le modalità delle battaglie, la spartizione del bottino e la sorte dei vinti. A poco a poco, negli attacchi contro ebrei e cristiani, fu definita la natura delle relazioni da adottare nei confronti dei nonmusulmani nel corso delleimboscate, delle battaglie edelle tregue, ossia dell’intera gamma di strategie in cui si articolava la guerra santa necessaria ad assicurare l’espansione dell’islam». 
«In quel tempo la gente eramolto religiosa. Tutte le forme di autorità e digovernoeranobasate sullareligione. L’islam è nato in una società nomade e bellicosa che aveva le sue regole di guerra e che praticava la razziasui sedentari - artigiani, contadiniemercanti - nonprotetti daipagamenti che garantivano “protezione” alle tribù. La dottrina del jihad mutua le pratiche razziatorie tipiche dei nomadi, ma mitigandole con una serie di ingiunzioni contenutenelCorano. GliArabipaganidi Medina chiedevano aMaometto di fornire loro un libro sacro come quello che avevano gli ebrei e i cristiani. Un libro che sarebbe stato per loro una guida e che avrebbero studiato come avevano visto fare agli ebrei diMedina». 
Che cosa comporta il fatto che il jihad sia una istituzione dell’islam? 
«Questo ha due conseguenze. 1) Il jihad, essendo una parte importantedella religione, non può essere revocato senza un serio esame delle sue fonti teologiche e giuridiche. 2) Tutte le relazioniumane congli infedeli sonodisciplinatedalle regole religiose del jihad. Tuttavia oggimoltissimi musulmani non conoscono la teoria del jihad o la rifiutano. Le sanzioni jihadiste contro gli apostati sono ancora più severe che contro gli infedeli». 
Possiamo dire che la religione islamica crea uno stato di guerra permanente contro gli infedeli? 
«Finche il jihad non è revocato si può dire che le relazioni con gli infedeli si svilupano all’interno di questo quadro. La guerra contro Israele è un jihad. Con l’Egitto e la Giordania c’è una pace fredda. L’Europa e l’America sono nella categoria della tregua, che impone dei doveri». Quali? «Ilpiù importante è la loro cooperazione al jihadismo palestinese per distruggere Israele. Quando Europa eAmericanonobbediscono, il terrorismo le colpisce. L’antisionismo dell’Europa è la sottomissione di un continente alla minaccia jihadista. Oggi l’implicazione dell’Occidente contro movimenti radicali musulmanihaintensificato emondializzato il terrorismo jihadista. Gli altridoveri della tregua sono l’accettazione dell’immigrazione musulmana, la costruzione di moschee, il permessoper la da’wa, le sanzioni contro la blasfemia, il pagamento del tributo, ildoveredivassallaggioper sostenere le causemusulmane. Gli infedeli dei Paesi della tregua sono tenuti a non ostacolare l’avanzata dell’islam nel loro territorio. La legge islamica nonriconosce alcuntrattato contrastante con tali accordi, che inoltre è obbligatoriorinnovareognidiecianni. Il rifiuto di permettere la diffusione dell’islam nei Paesi della tregua equivale a un casus belli e può provocare una ripresa del jihad ». 
Ci sono però musulmani che a livello individuale non accettano la dottrina jihadista. 
«Sì. IKurdiperesempio. Iohoparlato di una dottrina vecchia di tredici secoli. Questo non vuol dire che l’insieme del mondo musulmano l’accetti. Oggi ilmondomusulmano èmolto diviso su questo problema. Il generale egiziano Al-Sisi, per esempio, ha chiesto alle più alte autorità musulmane di modernizzare la religione. In Turchia, Atatürk fece una rivoluzione che cambiò il Paese». 
Poi, però, ci sono i gruppi che fanno ricorso al terrorismo... 
«Il terrorismo oggi ubidisce alle tattiche del jihad. Non ce ne rendiamo conto perché non le conosciamo, ma viviamo in un tempo di mondializazione del jihad che si manifesta in tutti i continenti contro i non-musulmanima anche contro imusulmanimodernizzatie apostati e contro gli Stati musulmani che non applicano le regole della shari’a. La guerra dei Palestinesi contro Israele è un jihad come lo sono gli attacchi terroristici in tutto il pianeta. La condizione stabile fra gli Stati dell’Unione europea e i Paesi della Lega Araba e quelli dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica (56 Paesi musulmani) rappresenta uno stato di tregua temporanea, che esige il pagamento di tributi e il vassallaggio. L’Europa pagava per losviluppoeconomicodeiPaesiarabi del Maghreb ed altri del Medio Oriente, per l’Unrwa. Partecipa alla guerra contro Israele conunapropaganda di odio e di delegittimazione, adotta la narrazione musulmana della storia e cambia l’istruzione scolastica. Inoltre accettaunaimmigrazionemassiva, la costruzionedimoschee e i comandamenti della shari’a, proibisce le critiche dell’islamismo». 
Alcuni europei, tuttavia, non hanno voglia di sottomettersi. 
«Oggi parecchiPaesieuropeipartecipanoalle guerre intra-musulmane, ele loro popolazionisioppongono all’immigrazione, allo sviluppo delle moschee, alle condanne per blasfemia - queste sono condizioni per un casus belli che provochi la ripresa del jihad. Nonsipuòproibire l’immigrazione e la costruzione di moschee nei Paesi della tregua...».

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