sabato 9 aprile 2016

Gatti di Hoffmann


C’era una volta un gatto scrittore di nome Murr 
Torna in libreria il classico dimenticato di Hoffmann, con protagonista e voce narrante il migliore amico (a quattro zampe) del grande autore tedesco
MICHELE MARI Restampa 10 4 2016
Dopo il Gatto con gli Stivali (Straparola, Basile, Perrault, Tieck, Perrault, Grimm), e prima del Gatto Nero di Poe, un altro gatto si aggira per la letteratura: il Gatto Murr di Hoffmann. Realmente appartenuto allo scrittore, che alla sua morte inviò bigliettini di lutto agli amici, Murr è a sua volta uno scrittore molto particolare. Egocentrico, vanesio, petulante, ossessionato dall’idea che il prossimo non riconosca il suo genio, decide di scrivere la propria biografia, e per farlo ne rovina un’altra: quella, scritta non si sa da chi, del musicista Kreisler, l’alter ego di Hoffmann, presente in diverse fasi della sua opera a partire dai Kreisleriana. Smembrato, in parte distrutto in parte utilizzato sul retro delle pagine, il libro su Kreisler sopravvive a brandelli dentro quello di Murr, senza più unità né coerenza cronologica. L’insieme è un abnorme ircocervo di due storie irrelate, che il genio di Hoffmann tiene insieme per amore o per forza, dove l’amore è il suo stesso stile scoppiettante e stralunato, saturo di citazioni, parodie, falsetti, commistioni di vero e falso, inserti metanarrativi, apparati paratestuali (a partire dalle goffe note di un anonimo curatore), divagazioni saggistiche; il tutto sotto il titolo sterniano Il gatto Murr ovvero Opinioni e vita del gatto Murr comprensive della biografia frammentaria del maestro di cappella Johannes Kreisler in forma di casuali scartafacci. In questo quarto volume dell’opera omnia hoffmanniana diretta da Matteo Galli per L’Orma editore il testo, riccamente commentato e corredato di illustrazioni, è offerto in una nuova traduzione, che sostituisce quella “legnosa” (così Galli) apparsa quasi mezzo secolo fa nei Millenni Einaudi. Altri editori, invece, hanno optato per una brutale semplificazione, pubblicando separatamente l’autobiografia di Murr e i frammenti della biografia di Kreisler, operazione che non riteniamo nemmeno di dover commentare.
Suprema forma di sprezzatura è in Hoffmann affidarsi meno alla fluviale eloquenza del gatto che agli acosmici frammenti su Kreisler, figura che già di suo ha molto di frammentario e di inconcluso: soprattutto perché è soggiogato dalla potenza di un’arte – la musica – che intuisce di non poter dominare fino in fondo; per questo, nonostante il suo demone, egli scivola in continuazione dall’ambito musicale in quello letterario-saggistico. Su una fisionomia così critica l’ego del gatto Murr si getta con la prepotenza fiabesca del proprio Bildungsroman, tagliando, soprascrivendo, tacitando; la sua invadenza è già nella copertina originale, dove la sua immagine è impressa direttamente sulla cartonatura. A collegare i due piani è soprattutto Abraham Liscov, proprietario del gatto e al tempo stesso mentore di Kreisler: ma sbaglieremmo a vedere in lui un’altra proiezione dell’autore, giacché tanto il proprietario è mite e saggio, quindi assolutamente non hoffmanniano, altrettanto l’interlocutore di Kreisler sembra piuttosto un personaggio di Hoffmann, avendo lo stesso estro luciferino e la stessa millanteria di tanti scienziati-artisti-meccanici che ne popolano l’opera. Amorosamente accudito da Abraham, Murr può abbandonarsi di tanto in tanto a «quel sonnambolico delirio» necessario alla creazione artistica, laddove la scarsa credibilità dello stesso Abraham costringe l’ipercritico Kreisler a stare sulla difensiva, cioè nel tormento.
«Con l’olimpica certezza del vero genio affido al mondo la mia biografia, affinché mi possa amare, stimare, onorare, ammirare e un poco adorare». Se Murr può esprimersi così, Kreisler si affida all’etimologia, riconducendo il proprio nome a kreis, cerchio, immagine sì di perfezione ma anche di ciclicità e volubilità, dunque di nevrotica incontentabilità. A lui, quasi a titolo di risarcimento, doveva essere interamente dedicato il terzo volume annunciato da Hoffmann quando i primi due erano ancora inediti; ma nel novembre 1821, alla fine del secondo volume, il curatore diede la notizia del decesso di Murr, che morendo come gatto morì anche come personaggio e come autobiografo: Hoffmann infatti si ammalò subito dopo, e sei mesi più tardi lo seguì nella tomba senza più aver dato modo a Kreisler di trovare una via d’uscita dai suoi giri a vuoto.

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