mercoledì 20 aprile 2016

Un romanzo... su Franco Freda

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Silvia e Anna K. Valerio: Non ci sono innocenti, Edizioni di Ar, collana Il Cavallo alato, pp. 414, euro 20

Barbadillo


Per gentile concessione della casa editrice, pubblichiamo un estratto di Non ci sono innocenti, il romanzo appena uscito di Silvia e Anna K. Valerio ispirato alla vita di Franco Freda e al suo sodalizio politico alla vigilia della strage di piazza Fontana, per cui Freda sarà a lungo imputato, salvo essere assolto con sentenza definitiva. Nell'estratto, l’Autocrate (alias Freda) illustra ai suoi seguaci la sua «spiazzante» visione sul quadro geopolitico della fine degli anni Sessanta, epoca in cui il romanzo è ambientato, pur fra qualche incomprensione.

La rivoluzione dell’Autocrate che leggeva Zarathustra
Le pazzie del Vietnam, il neofascismo, la fragilità delle democrazie In un romanzo la vita del controverso protagonista degli anni 70

Libero 19 apr 2016 ANNA K. VALERIO SILVIA VALERIO
Esasperare i toni non gli piaceva, ma i fascisti non potevano continuare a essere tramortiti dalla sconfitta del ’45. Adesso qualcosa di buono si stava preparando, in giro. Lo sentivi: vibrava nell’aria. Cominciava a succedere l’impossibile, quasi dappertutto.
I piccoli si ribellavano ai grandi - e vincevano loro! In Asia, in Africa, in America del Sud. Il cadavere di Che Guevara aveva ancora il fiato corto per le corse che si era fatto in mezzo continente. E tutti erano stufi delle solite nenie. Gli operai. Gli studenti. Non gli andava più bene niente.
LA VERA LIBERTÀ
In piazza Capitaniato, fuori dal Liviano, si trovavano a protestare un giorno sì e l’altro pure. E il Vietnam - delizia! - che inghiottiva le bombe degli Stati Uniti come caramelle, senza scomporsi... Sparivano nel pantano, in mezzo alla foresta. I soldati americani diventavano pazzi, si infradiciavano di alcol, droghe e puttane. Una meraviglia. Avevano smesso di succedere solo le cose prevedibili. Era quella la vera libertà: non la promessa falsa delle leggi repubblicane. La libertà era che poteva capitare di tutto, non solo quello che prevedevano i decaloghi dei potenti. [...] «Vero: è un periodo buono per noi», disse, cercando gli occhi di Emilio e Ivo Bruni, «con questa crisi monetaria che, in fondo, è la crisi del dollaro. Se poi aggiungiamo la Grecia, che ormai è nostra...». D all’alto, in senso orario: la scrittrice Anna K. Valerio, autrice, con Silvia Valerio, di «Non ci sono innocenti», rom anzo ispirato alla vita di Franco Freda; Freda com ’è ora; la copertina del libro. Classe 1941, Franco Freda ha creato le Edizioni di Ar, che fra le altre cose hanno ripubblicato le opere di Nietzsche in una nuova traduzione italiana.
L’Autocrate alzò il mento, le labbra socchiuse di fronte al tono compito del camerata; lo stesso sussiego che Bambingesù usava all’università, dove faceva l’assistente ordinario di Diritto Romano a neanche tre anni dalla laurea, grazie al padre, che era stato amico di sua eccellenza Bottai.
«I regimi di Spagna e Grecia. Sono solo degli assestamenti dialettici interni alla democrazia. Delle... foruncolosi delle democrazie in- ternazionali. L’unico interesse che potranno avere per noi sarà quello logistico. Quando qua sarà scoppiata la rivoluzione, potremo andare là per osservare gli avvenimenti. E loro, da bravi ottusi, dovrebbero ospitarci».
Il Vecchio fece oscillare la fronte su e giù sfiorando lo sterno con il mento.
«Ma perché ottusi?», protestò Bambingesù. «Non abbiamo le stesse idee?».
L’Autocrate faticava a nascondere il fastidio che gli dava quella voce lamentosa e strascicata, da nenia.
«Ah no. Le idee in cui mi riconosco io...». Si interruppe. «Mi sembra più giusto dire così: in cui mi riconosco, piuttosto che mie. Non intercorre un rapporto di proprietà tra me e le idee, non le possiedo... Le idee in cui mi riconosco io non sono certo quelle dei coglionnelli».
Riprese in mano il libro appoggiato sul tavolo in cima agli altri: una vecchia edizione Bocca del Così parlò Zarathustra con la copertina macchiata di umidità sui bordi.
Due lingue di fuoco partivano dal rostro di un’aquila e si alzavano espandendosi per tutto il cartoncino, ai lati del titolo e del nome della collana.
Sfogliò in silenzio alcune pagine.
«Ma tu non dirlo troppo in giro. Offenderei la setta, i cuochi, gli invitati al banchetto. Pure gli ubriaconi della vigna...».
PETTEGOLEZZI
Negli occhi di Bambingesù passò un’ombra obliqua. «Ah, sicuro. Non lo sai cosa dicono in giro?».
«I pettegolezzi non mi interessano».
«Non è questione di pettegolezzi. Dicono che non ti fai capire. Che non si capisce dove vuoi arrivare». «Ah no?». Arsenio inclinò la testa. Fece forza sulle braccia per alzarsi e dare un po’ di sollievo alle gambe malate.
«Qualcuno lo dice», confermò, ma in lui non c’era compiacimento. «Crucich deve ormai odiarti».
«Dicono che sei troppo fanatico», fece Emilio Bruni.
L’Autocrate squadrò la sua faccia giallastra da turcomanno e sollevò l’arcata di un sopracciglio.
«I ciucci...», ghignò. «Lo sai cosa voleva dire, in origine, il termine “fanatico”? Custode del tempio...».

Gli «anni formidabili» raccontati da un’altra prospettiva
Libero 19 apr 2016 ADRIANO SCIANCA

Di romanzi sugli anni «formidabili» delle lotte e degli estremismi ce ne sono sin troppi: la gran parte di essi è scritta da ex trotzkisti impegnati a raccontare retrospettivamente il loro passaggio al Rotary. Ne è spuntato, ultimamente, qualcuno anche a destra, con intenti più o meno speculari e quel sovrappiù di vittimismo che che li rende ulteriormente indigesti.
Ma un romanzo sullo stesso tema che fosse glaciale, efferato, del tutto privo di velleità di redenzione e giustificazione, quello no, non si era ancora visto. Fino ad ora. Le Edizioni di Ar hanno infatti dato alle stampe Non ci sono innocenti (Edizioni di Ar, collana Il Cavallo alato, pp. 414, euro 20). Le autrici sono le due sorelle terribili della cultura anticonformista: Silvia e Anna K. Valerio. Eccoci quindi a Padova, nel 1967, in mezzo ad alcuni neofascisti estranei alla galassia di partitelli dell’area. Leggono i classici del proprio firmamento ideologico e ne traggono spunto per interpretare il panorama di quegli anni, allora in corso di trasformazione. Ingannano il tempo ponendosi quesiti oziosi di questo tipo: di quanti centimetri si sarebbe alzato il lago di Garda se ci avessero gettato dentro i cadaveri dei milioni di nemici che ritenevano di avere? Il capo della banda è l’Autocrate: prosa aulica, oc- chi magnetici, nessuna buona intenzione. Sarà proprio lui? Certo che sì: è Franco Freda. L’uomo nero. O l’uomo rossobruno, a seconda delle letture demonologiche.
In filigrana, e neanche tanto, la «strategia della tensione» vista a rivescio (o dal lato giusto?), con il gruppo di Freda che tenta di infiltrare lo Stato anziché viceversa. Si tratta, ha scritto Silvia Valerio, di «una tragedia di moltitudine e solitudine; un tempo immobile; costanti tentativi di ribellione, rabberciati da una fantasia che sopperisce agli scacchi della sorte; una volontà in guerra contro tutto, continuamente messa alla prova. Una fortuna dalle ragioni molto misteriose». Ora siete avvisati.

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