venerdì 17 giugno 2016

Città degli Stati Uniti con nomi italiani

Un'altra America
Alberto Giuffrè: Un'altra America. Viaggio nelle città 'italiane' degli Usa, Marsilio, pp. 118, euro 15

Risvolto
Si chiamano Rome, Milan, Naples, Venice, Florence, Palermo, Verona, Genoa. Sono otto città americane, in otto Stati diversi: da Ovest a Est, da Nord a Sud. Sono le protagoniste di Un'altra America, un "giro d'Italia" dentro i confini statunitensi. Sono punti sulla mappa che, uniti, disegnano una realtà sconosciuta, con le sue ansie, i suoi simboli, le sue ambizioni, le sue frustrazioni. L'America che suona e quella che cerca di scrollarsi di dosso il titolo di «patria del cibo spazzatura». L'America che porta i figli a sparare con i fucili e quella che cava milioni di dollari dalle start up tecnologiche e dal petrolio. Storie, paesaggi, leggende, personaggi di posti quasi del tutto fuori dalle rotte turistiche tradizionali. In alcuni casi hanno molto in comune con l'Italia. Come Rome, in Georgia, che sorge su sette colli, è attraversata da tre fiumi e sfoggia, davanti al municipio, una copia in bronzo della "Lupa capitolina". Qui, in una terra tutta «Dio, pistole e football americano», un manager italiano guida la fabbrica della Pirelli, la principale di tutto il Continente. In altri casi, invece, la somiglianza con il Belpaese è più dura da trovare. Come a Palermo, in North Dakota, a un passo dal confine con il Canada: una realtà fantasma di neanche cento abitanti al centro di un'area che negli ultimi anni, fino a quando non è calato il prezzo del petrolio, è diventata terra di conquista. Luoghi diversi tra loro, più o meno lontani dalle metropoli: piccoli come villaggi o grandi come città. Alcuni per ripicca, altri per troppa ambizione, altri ancora per un semplice omaggio, si sono trovati ad avere in dono un nome ingombrante. Svelando, ognuno a modo suo, un pezzo d'America e nascondendo un po' d'Italia. (www.unaltramerica.it)
 
Firenze capitale rock, Roma del caso Le città degli Usa con i nomi italiani
Giuffrè racconta otto cittadine chiamate come le nostre: da Florence, patria del fondatore della casa discografica di Elvis Presley, a Rome, nata da un bigliettino estratto a sorte
Libero 17 giu 2016 SIMONEPALIAGA
Romolo e Remo nel tentativo di farsi allattare dalla lupa capitolina. Non siamo nella Città eterna. Si tratta di una copia fedele esposta ai piedi dei monti Appalachi, nel nord-ovest della americanissima Georgia all’interno della cosiddetta Bible Belt. Allora in un quale città alloggiamo se non Roma? Ma a Rome, naturalmente.
Alberto Giuffrè, giornalista di Sky Tg24, ha pensato di portarci alla scoperta di un’America sconosciuta. Un continente, in cui convive tutto e il contrario di tutto, e di cui pensiamo di conoscere ogni aspetto, ma molto - se non tantissimo - ignoriamo, malgrado Hollywood, Philip Roth e Cormac McCarty. In questo viaggio tutto suo Giuffrè, lungo le interminabili highway, insegue le città che portano nomi di città italiane. Così davanti ai suoi occhi scorrono Florence, Naples, Venice, Milan, Palermo, Verona, Genoa, diventando le lenti per vedere Un'altra America (Marsilio, pp. 118, euro 15).
In un tale itinerario non poteva mancare Rome. «I colli sono sette. I fiumi addirittura tre. Le chiese? Circa una ogni 300 abitanti: in proporzione quasi dieci volte in più che dalle parti del Cupolone. Il milite che di là è ignoto, qui è celebrato con tanto di nome e cognome. Ce ne sarebbe abbastanza per immaginare perché questo posto sia stato chiamato Rome. In realtà si è trattato di un caso: un nome estratto a sorte da dentro un cappello, nel 1834, che ha avuto la meglio su “Varsavia” e “Amburgo”». Ma se è stato il caso ad assegnarle quel nome carico di storia avrebbe mai potuto non custodire il simbolo della omonima città italiana? A rimediare a questo neo ci ha pensato il Duce, che nel 1929 ha donato alla nuova Roma la statua con cui nel mondo è conosciuta l’Urbe dei Cesari e dei Papi. Non c’è solo però la Lupa capitolina a ricordare l’Italia così lontano dal Belpaese. Proprio a Rome ha sede, per ragioni logistiche ma anche fiscali, il maggior stabilimento della Pirelli in Nord America guidato dal genovese Luca Frisiani.
Più o meno alla stessa distanza che separa la Caput mundi dalla città dei Medici poteva non trovarsi Florence? Ma invece degli Apennini qui «bisogna attraversare un fuso orario, sorpassare qualche carrozza amish, ignorare possibili fiere di armi». Che senso ha bruciare chilometri su chilometri per imbattersi in questa cittadina dell’Alabama di 40mila anime in tutto e per tutto uguale a infinite altre cittadine americane? «Qui uno sconosciuto cantautore», racconta Giuffrè, «Arthur Alexander, a soli ventun anni, nel 1961, scrive e registra una canzone chiamata You Better La Lupa capitolina davanti alla City Hall di Rome, in Georgia (Stati Uniti). A sinistra, la copertina del libro di Alberto Giuffrè Move On, poi ne sforna un’altra, Anna (Go To Him). Diventano dei successi clamorosi che attraversano l’oceano fino a lasciare a bocca aperta due giovani band inglesi ancora sconosciute. La prima canzone verrà così registrata dai Rolling Stones, l’altra sarà contenuta nel primo disco dei Beatles. È l'inizio della leggenda di Rick Hall, fondatore di questo studio», dal nome propizio di Fame, il Florance Alabama Music Enterprises. La fama di Hall si diffonde e nell’arco di qualche anno arrivano al suo cospetto Aretha Franklin, Etta James e Wilson Pickett. Eppure il peso che questa sconosciuta cittadina del Sud ha nella storia del rock non finisce qui.
Lì vi nasce nel 1923 anche Sam Phillips. Ultimo di otto fratelli, dopo anni trascorsi a lavorare nelle piantagioni di cotone, nel 1953 si trasferisce a Memphis, la patria di Elvis Presley. Non se ne sta certo con le mani in mano nella nuova residenza. Vi fonda la mitica casa discografica Sun, che trasforma un giovane camionista nel re del rock. Non è un caso però il successo se, una volta passati dalle sue mani, grazie a lui anche Johnny Cash, Roy Orbison e Carl Perkins diventano dei mostri sacri della musica.
Se a Florence quello che resta dell’Italia sta nel nome, lo stesso vale per altre città. Per esempio, Genoa in Nevada, chiamata così dal suo fondatore perché le rocce gli ricordavano quelle liguri dove in gioventù era stato in missione, o Naples in Florida dove «al tavolo arriva un piatto con una margherita, tonda e piccola. È accompagnata da sei alette di pollo fritte. Meglio allora provare in centro, al Cafe Luna. La scritta “meat lovers” sul menu si traduce in una pizza con prosciutto, salame e salsiccia. Il tutto accompagnato dalle musiche di Pino Daniele e Pavarotti».

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