lunedì 13 giugno 2016

Tradotto il libro di Zemmour che critica da destra la sinistra liberale e piace tanto ai rozzobruni


Éric Zemmour: Il suicidio Francese, Enrico Damiani editore, pp. 590, euro 19

Risvolto
Dopo il XVII secolo, e più ancora dopo la Rivoluzione Francese, la Francia aveva acquisito l'abitudine di imporre la sua visione del mondo a un resto del mondo estasiato e sedotto da tante meraviglie. Oggi, non solo la Francia non arriva più a ricoprire questo ruolo, ma si vede costretta a ingoiare valori e costumi agli antipodi di quanto ha costruito per secoli. Le élite politiche, economiche, amministrative, mediatiche, intellettuali, artistiche che hanno ereditato il maggio 68 se ne rallegrano. Hanno disintegrato un popolo privandolo della sua memoria nazionale, hanno frantumato la sua unità con l'immigrazione di massa, e ora osservano compiaciuti la Francia che crolla. Ne scrivono con distacco e disdegno la ultime pagine di storia. Anno dopo anno, avvenimento dopo avvenimento, presidente dopo presidente, canzone dopo canzone, film dopo film... Questo libro è la storia di una decostruzione dei minimi meccanismi che hanno edificato la Francia.
La bagatellizzazione della questione nazionale continuerà a lungo a produrre mostri  [SGA].

Il “suicidio francese” raccontato da Eric Zemmour è già un bestseller
di Nicoletta Tiliacos | Foglio 16 Ottobre 2014

È arrivato il libro più pericoloso d’Europa
Esce finalmente in edizione italiana il saggio sulfureo di Éric Zemmour: un attacco frontale al politicamente corretto e al mito del Sessantotto che ci ha ridotto a una massa di zombie

Libero 12 giu 2016 FRANCESCOBORGONOVO CORROSIVO RIPRODUZIONE RISERVATA
Come siamo arrivati a questo punto? Cioè: come abbiamo fatto a ridurre l’Europa sull’orlo del suicidio, priva di un’anima e di un’identità, torturata da una crisi prima culturale che economica? È a queste domande che risponde l’incendiario intellettuale Éric Zemmour nel bestseller Il suicidio francese. Dopo essere deflagrato Oltralpe un paio di anni fa e aver fatto accapponare la pelle ai buonisti di mezzo mondo, questo volume straordinario arriva finalmente in Italia grazie all’editore Damiani. Il quale colma una lacuna enorme.
Di Zemmour, infatti, da noi si è parlato diffusamente, soprattutto per raccontare le censure che ha subìto a causa delle sue posizioni sull’islam. Questo coraggioso e scorrettissimo scrittore prima si è giocato il posto di lavoro, poi ha dovuto affrontare condanne per «istigazione all’odio nei confronti dei musulmani». Finora, però, polemiche giornalistiche a parte, noi italiani poco abbiamo potuto leggere solo un libro da lui firmato, e cioè L’uomo maschio (Piemme), un ruvido pamphlet contro la «femminilizzazione» dell’Occidente. Il suicidio francese è il seguito naturale e molto approfondito di quel primo saggio, e offre parecchio materiale su cui riflettere a tutti gli abitanti del Vecchio Continente. Oggi, scrive l’intellettuale francese, «la distruzione della famiglia occidentale è arrivata alla sua fase finale». E noi ritorniamo verso «un’umanità barbara, selvaggia e disumana». Abbiamo edificato «l’inferno in nome della libertà e dell’uguaglianza. L’inferno in nome della felicità. Pascal ci aveva avvertito: “Chi fa l’angelo fa la bestia”». Nell’Europa di oggi, continua, «si esalta il “vivere insieme” quando le comunità si separano. Si dichiara “guerra alla finanza” per sottomettervisi; si “moralizza il capitalismo” per salvare le banche; si “sgrassa il mammut in realtà ingrassandolo; si impone la parità uomo-donna in politica quando è condizione di sudditanza nel matrimonio».
Come ci siamo ridotti così, dunque? Come mai siamo moribondi? Secondo Zemmour, la mazzata finale l’ha data il Sessantotto. Il Maggio francese ha provocato una rivoluzione che, se ha fallito sul piano politico, ha vinto a livello sociale. «Lo Stato fu salvato, non la Società», dice lo scrittore. «Nessuno se ne accorse. Da questa lacerazione costitutiva fra lo Stato, il Popolo e la Società sono nati l’accecamento e lo smarrimento propri del nostro Paese». E dell’Europa, aggiungiamo. «Il Maggio 68 non è riuscito a rovesciare il regime ma ha conquistato la Società a scapito del Popolo».
Quello che inizialmente si presentò come un movimento libertario e popolare - antimarxista e antiborghese allo stesso tempo - ha finito per distruggere ogni forma di autorità e ha di fatto favorito le élite economiche e intellettuali. «La Francia uscita dal Maggio 1968 avrebbe suonato la rivincita degli oligarchi sul popolo, dell’internazionalismo sulle nazioni, dei nuovi feudatari sullo Stato, dei girondini sui giacobini, dei giudici sulla legge, della femminilità sulla virilità». Fu in quel momento che le istanze del capitalismo finanziario più sregolato si fusero con quelle della sinistra. I progressisti ci mettevano l’enfasi sui diritti civili, sulla difesa delle minoranze e sulla distruzione dell’autorità. La finanza ne approfittava per sostenere l’abbattimento della sovranità degli Stati, per tagliare ogni laccio che imbrigliasse il mercato globale e per ridurre gli individui atomizzati a semplici consumatori. «A poco a poco si verificò l’auspicata integrazione delle donne e della gioventù nel mercato, a prezzo di un’impazienza e di un’insoddisfazione perpetue. La ricerca della felicità divenne il grande affare di ognuno. Il padre ne fu il capro espiatorio», scrive Zemmour. E argomenta: «Sul piano ideologico, l’inedita supremazia libertaria preparava il terreno ai liberali. I movimenti femministi annunciavano la fine del patriarcato, l’assunto “è proibito proibire”, la morte del padre e di ogni autorità. L’influenza comunista sull’Educazione nazionale aveva convertito le care teste bionde cresciute negli anni Sessanta in un internazionalismo che negava le nazioni». Adesso, finalmente, questa rivoluzione giunge a compimento, e il comunismo si realizza con i mezzi del Grande Capitale. La cultura progressista ha ammazzato l’amor patrio, ha sgretolato la figura del padre e le gerarchie (leggersi i meravigliosi saggi di Claudio Risè in materia per capire che conseguenze ne siano derivate). Ha sbriciolato l’identità e reso ridicolo anche il minimo accenno ai «valori».
Sapete chi ne ha tratto beneficio? Le élite economico-finanziarie. Quelle che impongono il «politicamente corretto» nato nelle università americane e si preoccupano che le minoranze siano adeguatamente rappresentate nei film di Hollywood. Ma che, allo stesso tempo, non si fanno problemi a ridurre migliaia di risparmiatori alla canna del gas. E noi, poveri europei, di fronte quest’azione a tenaglia, siamo imbelli. «L’ora è arrivata», spiega Zemmour, «il Mercato si impadronirà senza fatica di questi uomini senza radici e senza cultura per farne dei semplici consumatori. Gli uomini d’affari sapranno utilizzare l’internazionalismo dei loro più accaniti oppositori per imporre la dominazione senza riserve del capitalismo senza frontiere». È il suicidio francese, ma è anche il nostro: siamo zombie senza frontiere.

Nessun commento: