martedì 4 ottobre 2016

La vittoria antropologica del capitale

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Scalfarotto invita gli investimenti esteri esaltando i bassi salari


Il 65% giovani è disposto a rinunciare ai diritti previsti pur di avere un lavoro 
E' quanto risulta da uno studio di Acli e Cisl di Roma 

© ANSA 
Il 65% dei giovani romani è pronto a rinunciare a contratti regolari e diritti dei lavoratori. Questo perché per i nati negli anni '90, e ancora di più per i millenials (i nati dopo il 2000), la crisi è lo scenario nel quale sono cresciuti e la precarietà lavorativa non è solo un argomento di discussione, ma un'esperienza concreta. Sono questi i risultati della ricerca "Avere 20 anni, pensare al futuro" realizzata da Acli di Roma e provincia e Cisl di Roma Capitale e Rieti in collaborazione con l'Iref e presentati oggi presso l'Aula magna del Rettorato della Sapienza Università di Roma durante il convegno "Lavoro per i giovani: priorità delle famiglie, futuro per il Paese". L'iniziativa è stata realizzata in sinergia con il Centro per la Pastorale Familiare del Vicariato di Roma nell'ambito della "Settimana della Famiglia" del Forum delle Associazioni Familiari del Lazio. Fa anche parte della II edizione della "Ottobrata Solidale" promossa dal Sistema Acli Roma.

“Venite in Italia, sfruttiamo i lavoratori”
Promozione commercio con l'estero. Lo rivendica un opuscolo del governo destinato ad attrarre gli investitori stranieri di Irene Mossa il manifesto 5.10.16
«Un ingegnere italiano guadagna uno stipendio annuo medio di 38.500 euro, mentre in altri Paesi europei ha uno stipendio medio di 48.500 euro. In Italia il rapporto qualità/costo di profili altamente specializzati è estremamente competitivo rispetto ad altri stati europei».
La notizia, considerata ottima per le imprese straniere che vogliono investire in Italia – un po’ meno per i nostri lavoratori – arriva da un documento presentato il 21 settembre da Renzi e dal ministro dello sviluppo economico Calenda, a Milano, come parte del piano nazionale «Industria 4.0». La brochure è stata realizzata dall’Ice, agenzia per la promozione all’estero delle imprese italiane, per incoraggiare gli stranieri a fare investimenti nel nostro Paese.
Nel documento tra le ragioni per cui l’Italia sarebbe «il posto e il momento giusto per investire», oltre al Jobs act, alla posizione strategica e agli incentivi per gli investitori, a pagina 32, alla voce «Capitale umano», c’è il «basso costo» dei lavoratori italiani, i meno pagati tra tutti i paesi europei. E nella pagina successiva le cose non migliorano: si continua a spiegare, con tanto di grafici, come nel 2014 lo stipendio medio di un lavoratore italiano sia il più basso, e quello con incremento minore, rispetto a Inghilterra, Germania, Francia, Belgio o Irlanda. E come la crescita del costo del lavoro, dal 2012 al 2014, nel nostro paese sia minore rispetto a quello medio dell’eurozona.
L’iniziativa governativa sarebbe passato sotto silenzio, se Sinistra italiana non avesse presentato un’interrogazione al senato. Sottolineando come sia «vergognoso e imbarazzante», da parte del governo, considerare i bassi stipendi e lo sfruttamento dei lavoratori italiani un incentivo per le imprese, piuttosto che un gravissimo problema da risolvere. 

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