venerdì 18 novembre 2016

La campagna della Busiarda contro la Russia


Tutti a Mosca, sfida tra putiniani d’Italia Conclusa la missione dei parlamentari pentastellati, oggi l’arrivo di Salvini E Berlusconi rilancia, al Cremlino aspettano il suo braccio destro Valentini Ilario Lombardo  Busiarda

L’Internazionale populista in Europa ha trovato il suo leader: Vladimir Putin. Uno degli effetti della vittoria di Donald Trump è stato rianimare le forze anti-establishment del Vecchio Continente, tutti interlocutori in cerca di amicizia con l’uomo forte del Cremlino. Tra loro, diversi partiti anche in Italia, dove sembra essere esplosa la moda del putinismo.
Il viaggio a Mosca dei 5 Stelle, accolti dall’agenzia di Stato Ria Novosti, ha scatenato il corri corri verso Mosca. A breve arriverà Valentino Valentini, uno di casa da queste parti, da sempre ambasciatore per conto di Silvio Berlusconi presso Putin, che con l’ex Cav non ha mai interrotto il dialogo. Ufficialmente i 5 Stelle sono sbarcati per un evento del comitato del No al referendum degli italiani di Russia. Per lo stesso motivo oggi è qui Matteo Salvini. Tra i putiniani d’Italia il leader della Lega è forse quello più appassionato. Attraverso il suo emissario in terra russa, l’ex deputato Claudio D’Amico, Salvini aveva contattato gli stessi organizzatori dell’incontro con i 5 Stelle. E di fronte al loro rifiuto non ha demorso. Il capo del Carroccio è voluto esserci a tutti i costi prima del voto: «Il no al referendum è un no anche alle sanzioni contro la Russia, l’ennesima follia di Renzi, a cui non si è mai opposto». In missione a Mosca, per la quarta volta in due anni, Salvini, a differenza dei grillini, sfrutta il viaggio per ritrovare i vecchi amici di Russia Unita, il partito del presidente. Vedrà una delegazione, casomai si fossero scordati che è lui il primo fan di Putin in Italia, non i grillini. Rivitalizzato dalla vittoria di Trump, adesso Salvini spera con ansia nel trionfo di Marine Le Pen in Francia. Sono tutti protagonisti di un domino geopolitico che trova in Putin contemporaneamente uno spettatore e un attore interessato. Per smontare le architravi europee e spostare l’asse verso l’Unione Eurasiatica a guida russa, lo zar soffia sulla rabbia antiglobalizzazione che ha travolto Hillary Clinton e e ha trascinato i britannici verso la Brexit.
I partiti populisti crescono nei consensi ovunque e spesso hanno il sostegno dei russi. Con alcuni paradossi anche: perché le stesse voci che da Mosca si alzano sdegnate contro «le milizie fasciste» che ci sarebbero dietro le rivolte di Maidan in Ucraina, sono spesso quelle che difendono le simpatie tra il Cremlino e partiti xenofobi e di estrema destra. Secondo fonti di intelligence americane citate dalla stampa inglese, la Russia addirittura starebbe condizionando molti partiti europei. Come? Finanziandoli? Non ci sono le prove. Ce ne sono ampiamente invece della visibilità offerta al M5S e alla Lega su tutto il network mediatico che da Russia Today a Ria Novosti a Sputnik ruota attorno a Putin. Oltre che delle attenzioni e dell’accoglienza che la diplomazia russa riserva ai 5 Stelle. A Mosca, come a Roma, dove a giugno, durante il ricevimento all’ambasciata russa, è stato notato come un ospite più degli altri ricevesse gli onori di casa: il grillino Alessandro Di Battista, contento per la vittoria di Roma, e per l’occasione accompagnato da una donna in pizzo rosso.
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“In Russia si guarda ai 5 Stelle perché possono governare” Komarov-Apostol, agenzia New Day “Grillo però conta meno di Celentano” Busiarda
Sergej Komarov-Apostol è seduto al ristorante georgiano DzhonDzholi in una traversa della centralissima via Tverskaya. Per stile e capelli rasati attorno alle tempie sembra un Limonov più pacato, meno incendiario. Sergej è il direttore dell’agenzia giornalistica russa New Day News e mostra a tal punto interesse per l’Italia da aver aperto una sede a Roma, con un sito in russo e in italiano. Martedì era all’incontro dei 5 Stelle organizzato dal comitato del No al referendum di Mosca. Ha una curiosità avida di notizie sulla politica ai tempi di Matteo Renzi, ma dà anche un’interpretazione dei legami tra i partiti italiani e Vladimir Putin visti da Mosca. Dopo la vittoria di Donald Trump, tutti sembrano accorrere alla sua corte, 5 Stelle, Lega, Forza Italia…«State attenti a dare per scontato il sostegno di Putin - avverte -. In realtà, siamo in una fase di attesa e di analisi degli interlocutori. Per Putin sono come dei cavalli ai blocchi di partenza. Dipende chi riuscirà a soddisfare meglio gli interessi della Russia».
In questo senso la Lega Nord di Matteo Salvini, fino a poco tempo fa, sembrava aver vinto la medaglia del migliore amico italiano. Alle manifestazioni di piazza dei leghisti a Roma sono apparse le bandiere degli indipendentisti del Donbass, della Crimea, magliette con la faccia di Putin. Sergej conferma: «Da Mosca si guardava con favore alla Lega perché Salvini ha sempre mostrato un grande fervore per Putin, considerandolo il leader mondiale in chiave anti-europea». Ora è un po’ meno così perché sulla scena russa si guarda con curiosità ai 5 Stelle. «Fino a poco tempo fa - racconta - qui a Mosca non sapevamo neanche chi fossero. Adesso il M5S può andare realisticamente al governo e può incidere molto sulle politiche dell’Ue. Questo interessa alla Russia: sentire i 5 Stelle insistere contro le sanzioni e sulla ridefinizione del ruolo italiano nella Nato». Anche se, continua Sergej, non è tanto Beppe Grillo a interessare: «Grillo da noi non conta nulla, sono più noti Adriano Celentano e Ornella Muti. I politici russi e il Cremlino guardano ai giovani leader del M5S, che fanno opposizione a Renzi e possono andare al governo». Su Renzi invece sembra ci sia totale sfiducia, al punto che molti media legati al Cremlino hanno attaccato il premier italiano, anche con qualche strafalcione. Sergej non si avventura in un’analisi sulla copertura mediatica ma conferma che «Renzi è considerato inaffidabile. La decisione, un mese fa, di inviare un contingente di militari italiani in Lettonia, ai confini con la Russia è stato considerato uno sgarbo dal Cremlino. E - aggiunge - mi sembra che siano stati proprio i 5 Stelle ad opporsi e a mostrare solidarietà alla Russia, definendola “un partner essenziale, non un nemico”».
Che poi il governo russo abbia tutto questo interesse verso l’Italia, per Sergej è spiegato da un paio di motivi: «L’Italia e il popolo italiano sono tradizionalmente amati dai russi. E poi ovviamente contano gli affari. Il gas, soprattutto. E l’Italia è ancora molto legata alla Russia per l’energia». [i. lOMB.]
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