mercoledì 30 novembre 2016

Le "Lezioni sulla sintesi passiva" di Edmund Husserl

Foto Cover di Lezioni sulla sintesi passiva, Libro di Edmund Husserl, edito da La ScuolaEdmund Husserl: Lezioni sulla sintesi passiva, La Scuola

Risvolto
Tra il 1920 e il 1926 Husserl dedicò tre corsi universitari all'analisi dello strutturarsi passivo dell'esperienza, dunque a quelle sintesi che si costituiscono prima del volgersi attivo dell'io e prima della spontaneità. Le forme che ritroviamo nel pensiero e nel giudizio possono infatti essere rinvenute già sul terreno dell'esperienza antepredicativa. Pertanto, le categorie non vanno dedotte, ma legittimate mostrando i processi che, dal terreno dell'esperienza, conducono agli enunciati logico-predicativi. Su questa base può svilupparsi il tema della giustificazione della realtà del mondo esterno, che risulta credibile sin quanto la credenza è sostenuta da determinati decorsi di esperienza. Husserl ridefinisce qui anche il senso complessivo della sua impostazione filosofica. A partire dalla nozione di passività, di associazione e di affezione egli riformula il senso trascendentale della fenomenologia. Gli atti del soggetto non sono più atti che conferiscono un senso, ma una risposta al darsi dell'essere. Su questa base Husserl può sviluppare una complessiva teoria della coscienza, sviluppando prima una teoria della percezione e successivamente una teoria del ricordo e dell'inconscio, e dare così ragione dell'autocostituzione del soggetto, della sua vita stratificata e complessa ma non caotica, poiché governata da regole mancando le quali la vita soggettiva si dissolverebbe e niente più apparirebbe.              

Edmund Husserl, la struttura processuale e genetica dell’esperienza 

Luca Vanzago Manifesto 30.11.2016, 0:13 
Tornano, in una edizione rivista, le fondamentali Lezioni sulla sintesi passiva, con una premessa di Vincenzo Costa (La scuola, pp. 327, euro 22) in cui Edmund Husserl rielabora le proprie posizioni iniziali non limitandosi a riprendere questioni già esaminate, in particolare nelle due opere più note al pubblico, le Ricerche logiche e le Idee per una fenomenologia pura, ma radicalizzando il proprio avvicinamento all’esperienza, alla quale consegna una struttura processuale e genetica che anticipa molte concezioni filosofiche più note, a partire da quella di Heidegger. Allo stesso tempo muove in direzione di una comprensione dell’esperienza sensibile e percettiva che ha importanti punti di contatto con la psicoanalisi di Freud. 
La sua tesi di partenza è che le categorie del pensiero concettuale non devono essere considerate indipendenti dall’esperienza sensibile (come Kant e lo stesso Husserl nelle sue prime opere sostanzialmente ritengono) bensì prodotte proprio a partire dalla vita pre-categoriale della soggettività trascendentale. Da qui, Husserl delinea una complessa teoria della passività, secondo cui la vita del soggetto che fa esperienza è già connessa al mondo che sperimenta prima di poterselo configurare intellettualmente, e soltanto poiché questo nesso è già sempre istituito – in un modo che Husserl non esita a qualificare come «inconscio» – è possibile portare alla coscienza le strutture categoriali che danno vita al senso comune e al pensiero concettuale. La passività, dunque, non equivale a una mera ricettività inerte, ma va intesa come capacità di essere affetti da ciò che si manifesterà compiutamente grazie alla ragione logica. Solo in questo modo i giudizi trovano una effettiva corrispondenza con quanto si dà nell’esperienza e non debbono venire dedotti a partire da ipotesi che sono sempre discutibili, come già Hegel aveva rimproverato a Kant. 
Guidato dalla propria ricerca della verità e sempre sospettoso delle «filosofie» già disponibili e delle visioni del mondo prestabilite, Husserl si trova così di fronte a una vera e propria scoperta filosofica: nel cercare di delineare la genesi della logica nelle pieghe della percezione, arriva a portare in luce le forme logiche della sensibilità, ciò che viene chiamato estetica trascendentale, con riferimento non casuale ma allo stesso tempo critico nei confronti della filosofia kantiana. A partire da risultati fondamentali come la delineazione delle leggi della passività, dell’associazione e dell’affezione, Husserl arriva così a trattare gli sviluppi complessi e complessivi della struttura della coscienza nelle sue forme fondamentali della percezione, del ricordo e dell’inconscio, e a delineare una originale teoria dell’automanifestazione della soggettività trascendentale, che ha offerto continui spunti di riflessione ai filosofi in dialogo con la sua opera.

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