domenica 18 dicembre 2016

Davanti alla tomba di Aristotele a Stagira



Il tesoro nascosto nella tomba di Aristotele 

Viaggio nell’antica Stagira, nei luoghi in cui sarebbe sepolto il filosofo 
Qui si sogna che insieme alle ceneri vengano custodite grandi sorprese

JACINTO ANTÓN Rep 17 12 2016
OLIMPIADA (GRECIA)
Un giorno siamo andati a Olimpiada (650 abitanti: il nome della località si attribuisce a un presunto soggiorno della madre di Alessandro il Macedone), alla ricerca della tomba di Aristotele. Situata sulla costa nord della Calcidica, l’antica Stagira si trova in un luogo da sogno, compresa una spiaggia solitaria ai piedi del sito archeologico con acque cristalline. Aristotele nacque a Stagira nel 384 a.C., e vi trascorse lunghi periodi nella casa ereditata dal padre. Lì, dopo la sua morte a Calcide, in Eubea, a 62 anni, per una malattia dello stomaco,
furono portate le sue ceneri, secondo alcune fonti. In questa antica città,che si sviluppa su una doppia collina in una piccola penisola chiamata Liotopi (luogo degli ulivi), affacciata sul porto di pescatori di Olimpiada, l’archeologo Kostas Sismanidis è convinto di aver trovato la tomba a lungo cercata del filosofo. E questo è quanto ha annunciato lo scorso maggio, in occasione del 2.400 esimo anniversario della sua nascita, alla comunità scientifica, che purtroppo non è rimasta molto convinta.
Giusto il tempo di salutare il busto di Aristotele nella piazza del paese, e mi sono precipitato a piedi verso le rovine, a soli 500 metri, pieno di un rinnovato entusiasmo. Dopo due ore, vagavo perso su quel sito collinare tra rocce incandescenti e ulivi ai limiti del colpo di sole, assordato dalle cicale, morto di sete e senza aver trovato la presunta tomba. I resti dell’antica Stagira, un grande parco archeologico con ingresso gratuito, incustodito, mal segnalato e in cui solo di tanto in tanto ci si imbatte in qualche altro visitatore altrettanto perso, sono molto ampie e comprendono molte rovine risalenti che datano dalla fondazione della città nel 655 a.C. fino al periodo bizantino. Notevoli sono: l’Acropoli, con una vista sensazionale del golfo di Orfani e del Mar di Tracia — in linea retta si finisce a Troia — , le case ellenistiche, le possenti mura, l’agorà con il classico portico o i santuari arcaici.
Dopo molti giri e grazie alle indicazioni di un vecchio pescatore, ho finalmente trovato la struttura che Sismanidis ritiene essere la tomba di Aristotele. Non c’è nessun segnale né cartello che la identifichi come tale, solo un piccolo nastro dissuasore. Le rovine, benché imponenti, sono molto confuse, anche perché nel bel mezzo di quello che sarebbe il monumento funebre vi è incorporata una torre bizantina. L’archeologo greco rileva che la potente struttura a ferro di cavallo che si vede sono i resti di un importante edificio degli albori dell’epoca ellenistica, costruito con materiali nobili e dotato di un pavimento in marmo, dello spazio per un altare e di un ingresso pavimentato (tutte cose visibili).
In questo edificio, che sorge in posizione dominante con una splendida vista panoramica, gli stagiriti avrebbero depositato le ceneri di Aristotele in un larnax (una piccola urna ad hoc) — e lì avrebbero reso un culto pubblico all’illustre concittadino. Nel corso degli scavi, iniziati nel 1996, di questo presunto Aristoteleion, sono state trovate 50 monete dell’epoca del giovane conquistatore del mondo e resti di tegole della fabbrica reale.
L’ipotesi di Sismanidis — pur molto logica — non è confermata da nessuna iscrizione e quindi non può assolutamente essere data per certa.
Tuttavia, il posto trasuda grandezza ed è impossibile sfuggire alla suggestione di trovarsi sul luogo dell’ultimo riposo di uno degli uomini più importanti dell’antichità. Soprattutto se apri a caso la sua Poetica e ne leggi alcuni paragrafi in mezzo a quelle pietre polverose: «Bisogna preferire ciò che è impossibile ma verosimile a ciò che è possibile ma incredibile ». Aristotele, che è stato raffigurato come magro, con le gambe lunghe, bleso, con gli occhi piccoli e un po’ altezzoso (Diogene Laerzio), lasciò la sua città per recarsi ad Atene a studiare con Platone. Poi fu consigliere del formidabile eunuco amante della filosofia (perfino mentre i persiani lo crocifiggevano) Ermia, il tiranno di Atarneo, che gli diede in moglie la figlia (adottiva) Pizia. Nel 343 a.C., Filippo II di Macedonia, alla corte del quale aveva servito come medico il padre di Aristotele, lo volle per educare suo figlio Alessandro: il grande incontro tra la ragione e la passione.
Dopo la scomparsa di Alessandro, il filosofo lasciò Atene. Rifugiatosi a Calcide, morì, non senza aver prima redatto un testamento commovente che inizia con le famose parole: «Andrà tutto bene, ma qualora accadesse qualcosa». Nel documento, ricorda costantemente la sua terra d’origine, Stagira, dove dispone che si dedichino due statue, una a Zeus e l’altra ad Atena Salvatrice e chiede che, «ovunque sia costruita la mia tomba», non si separino le sue spoglie da quelle di sua moglie Pizia, morta molti anni prima (Aristotele si risposò con Erpillide, di Stagira, dalla quale ebbe un figlio, Nicomaco). Quindi è possibile che nella sua tomba vi siano le ceneri di entrambi. Chi lo sa.
«Noi greci siamo 11 milioni di archeologi», dice Dimitris Sarris, personaggio centrale nella vita culturale di Olimpiada, oltre che amico e difensore di Sismanidis. Sarris, come la maggior parte dei suoi concittadini, considera la tomba di Aristotele — sulla cui identificazione non ha il minimo dubbio — una straordinaria opportunità per la promozione turistica. Ma le cose, ammette, non stanno andando bene. «Kostas è deluso, l’annuncio non ha provocato la reazione che si aspettava, deve perfino cercare dei fondi per pubblicare il suo libro». Sarris ritiene che vi sia una “cospirazione del silenzio” . «La Grecia è una mucca», dice chinandosi sul tavolino, «che mugge a nord, ma le cui mammelle sono nel sud: i soldi sono ad Atene». Aristotele, sottolinea eccitato, è una grande risorsa per un turismo di qualità. Avere la sua tomba aumenta l’attrazione di Olimpiada. Sul sito, però, non c’è nessun cartello e la tomba non è indicata. Scuote la testa. «Non c’è ancora nessun progetto in proposito. Abbiamo l’idea di fare un parco di Aristotele, e quest’anno abbiamo aperto un Itinerario di Aristotele, di circa 90 chilometri. Bisognerà acquistare un biglietto per entrare nel sito. Ci vogliono delle guide, e bisogna pulire la zona». Sarris ritiene che ci sia molto da cercare nella tomba. Avvicina la testa, si guarda intorno e abbassa la voce. «C’è un bel segreto lì». È convinto che il sepolcro contenga dei meccanismi misteriosi che daranno grandi sorprese. Chissà (visto che sogniamo) forse il secondo volume della Poetica. Che San Kyriaki, patrono della città, e Sant’Umberto Eco, ci aiutino.
© Jacinto Antón / Ediciones El País 2016. Traduzione di Luis E. Moriones
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