sabato 3 dicembre 2016

Fidel Castro, i camerieri e gli autisti


Con simili sciocchezze, il cafone Biloslavo - nessun uomo è un eroe per il suo cameriere - fallisce clamorosamente nella scalata al Premio Sciacallo, che rimane perciò saldamente nelle mani di Battista. Nemmeno qualificato l'immondo Mondo [SGA].


Austero rivoluzionario in pubblico, ma il líder máximo era un gaudente

Fausto Biloslavo Giornale - Ven, 02/12/2016

Al funerale della Revolución Lorenzo Mondo  Busiarda 4 12 2016
Si conclude oggi a Santiago il lungo viaggio processionale delle ceneri di Fidel Castro che saranno tumulate accanto alle spoglie dei primi «compañeros» con cui dette l’assalto alla caserma Moncada. Il più longevo dittatore comunista (che tale si professò, sia pure in salsa caraibica) se ne va, accompagnato da rimpianti e da speranze che non hanno più rapporto con la sua avventura umana e politica. «Parce sepulto», ma il vasto consenso da lui ottenuto, in Europa e America Latina, da leader e movimenti abbagliati dal mito della Rivoluzione, si è disseccato come le sue membra di sopravvissuto. Dissolto l’alone romantico e libertario dei primordi, si è imposta la dittatura del partito unico, con gli oppositori in galera o costretti all’esilio.
Anche all’interno, gli entusiasmi si sono col tempo raffreddati, fino a spegnersi. Gli indubbi meriti del regime nel campo della sanità e dell’istruzione non sono bastati a compensare l’assenza di libertà e l’endemica povertà. Sono stato all’Avana nell’anno duemila, mentre si celebrava la «Feria del libro». Ma otteneva maggior visibilità quello che sarebbe stato l’ultimo scontro con gli Stati Uniti. Riguardava paradossalmente la sorte di Elián, un bambino, raccolto da una zattera al largo della Florida, dopo aver perso in mare la madre e uno zio. Il padre, rimasto a Cuba, lo reclamava, Castro tuonava contro il «sequestro». La città era disseminata di cartelli e murales di protesta. In una grande adunata al cospetto del Líder Máximo, migliaia di ragazzini agitavano bandierine a comando, cantavano inni bellicosi, invocavano la liberazione di Elián (che in effetti sarebbe stato restituito per il decisivo intervento del presidente Clinton). Ma in giro, a ogni angolo un poliziotto, si coglievano altri umori. «Da voi, chi li compra i libri?» chiedeva un professorino dall’aria accorata. «Io non posso, guadagno l’equivalente di 9 dollari al mese». Un taxista si lamentava per le tasse imposte dal governo sulle mance approssimative dei turisti. Nelle stazioni ferroviarie centinaia di persone aspettavano, anche per giorni interi, di prendere un treno che le portasse in campagna a fare incetta di cibarie. Non c’era bisogno di analisi sofisticate per capire. Bastava guardare e, sottovoce, sentire. Da allora, si sono compiuti piccoli passi verso il disgelo. La morte di Castro sembra chiudere simbolicamente, per il bene e il male, una lunga stagione. E Cuba si merita, senza subire punitive rivalse, giorni migliori.  BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Nessun commento: