giovedì 15 dicembre 2016

Rousseau alle origini del "populismo"? Pankaj Mishra


Pankaj Mishra: Age of Anger - A history of the present, Farrar, Straus and Giroux
Risvolto
How can we explain the origins of the great wave of paranoid hatreds that seem inescapable in our close-knit world―from American shooters and ISIS to Donald Trump, from a rise in vengeful nationalism across the world to racism and misogyny on social media? In Age of Anger, Pankaj Mishra answers our bewilderment by casting his gaze back to the eighteenth century before leading us to the present.
He shows that as the world became modern, those who were unable to enjoy its promises―of freedom, stability, and prosperity―were increasingly susceptible to demagogues. The many who came late to this new world―or were left, or pushed, behind―reacted in horrifyingly similar ways: with intense hatred of invented enemies, attempts to re-create an imaginary golden age, and self-empowerment through spectacular violence. It was from among the ranks of the disaffected that the militants of the nineteenth century arose―angry young men who became cultural nationalists in Germany, messianic revolutionaries in Russia, bellicose chauvinists in Italy, and anarchist terrorists internationally.
Today, just as then, the wide embrace of mass politics and technology and the pursuit of wealth and individualism have cast many more billions adrift in a demoralized world, uprooted from tradition but still far from modernity―with the same terrible results.
Making startling connections and comparisons, Age of Anger is a book of immense urgency and profound argument. It is a history of our present predicament unlike any other.ù
Mazzini rinasce a Calcutta 
Parla lo scrittore indiano Pankaj Mishra, autore di un saggio sull’Età della rabbia “Ha ispirato il nazionalismo indù, nel mondo d’oggi ha più influenza di Marx” 

Carlo Pizzati  Busiarda 15 12 2016
Possiamo individuare le radici della crisi del cosmopolitismo e quelle del successo della demagogia populista nelle idee di Jean-Jacques Rousseau e dei filosofi tedeschi e le ispirazioni del nazionalismo nei paesi emergenti studiando Giuseppe Mazzini e Gabriele D’Annunzio. Così scrive Pankaj Mishra nel suo Age of Anger - A history of the present (L’età della rabbia - Una storia del presente. ed. Farrar, Straus and Giroux).
Saggista acuto e controverso, Mishra ha spesso analizzato i cambiamenti culturali della globalizzazione nei paesi non occidentali. Il suo nuovo libro colpisce nel segno parlandoci di una sorta di nuovo fascismo populista emergente ovunque.
Perché scrive che siamo a un ritorno della demagogia del Volk, a una nuova divisione culturale tra cosmopolitismo e nazionalismo?
«L’idea astratta del Volk o della “gente” fu un modo per rimpiazzare Dio e la monarchia: era un’entità che esercitava un potere sovrano incarnando un volere collettivo. Attorno a quest’astrazione si sono costruiti gli spazi politici del mondo moderno. Stiamo ancora lottando per definire che cosa sia la gente, poiché la gente in realtà è un concetto molteplice e diversificato. Nell’era della globalizzazione, che prometteva cittadinanza cosmopolita a tutti, ma poi l’ha garantita solo alle élite lasciando fuori molti che si sono sentiti imbrogliati, il fascino emotivo di quest’entità chiamata la gente è di nuovo cresciuto. La politica è di nuovo ossessionata dall’idea di ricreare l’unità culturale e ideologica della gente, di affermare il volere della gente».
Lei scrive che i conflitti attuali vanno spiegati studiando ciò che Nietzsche diceva del contrasto tra Voltaire e Rousseau: da un lato i rappresentanti delle élite vittoriose al potere e dall’altro la plebe retrograda. Siamo al ritorno della lotta di classe?
«Alexander Herzen diceva che quella occidentale è la civiltà di una minoranza privilegiata: “un banchetto della vita” dove le masse sono “commensali non invitati,” esclusi o oppressi. Le teorie economiche dicono che il capitalismo è soggetto a crisi periodiche di estrema ineguaglianza e non può distribuire i suoi beni a tutti quelli a cui li ha promessi, creando armate di schiavi del salario. Nietzsche vide questo problema in termini più filosofici e politici. Vide che Rousseau aveva lanciato una sfida formidabile ai difensori dell’Illuminismo, come Voltaire, che nel ’700 avevano beneficiato di un’ampliamento di libertà intellettuali e opportunità economiche delineando i principi della società mercantilista moderna».
In che modo, allora, la dialettica del ressentiment, o della frustrazione, di cui parla Rousseau, influenza chi oggi si sente abbandonato dall’economia globale? Qual è il ruolo dell’individualismo in rapporto alla violenza dei diseredati?
«Rousseau fu profetico nel capire che la società mercantilista basata sulla premessa della concorrenza e dell’emulazione si sarebbe esaurita e avrebbe corroso l’individuo moderno dal di dentro, creando una vita interiore intollerabile. L’individuo, obbligato a fare ciò che non gli piace o per cui non è adatto, come la gara per la ricchezza e lo status, si sarebbe riempito di ressentiment destinato a esplodere in demagogia e terrorismo. È la storia del mondo moderno». 
Lei riconduce suprematisti bianchi come quelli che sostengono Trump in America e estremisti islamici come quelli dell’Isis alla storia di Gabriele D’Annunzio.
«D’Annunzio con l’impresa di Fiume nel 1919 delineò l’attrazione che tanti giovani e tanti frustrati provano per gli uomini carismatici e la violenza. Non possiamo ignorarlo quando pensiamo ai demagoghi nazionalisti, ai terroristi d’oggi. L’Italia tra fine ’800 e primi del ’900, quindi prima dell’avvento di Mussolini, è un caso illuminante di un Paese che fallisce miseramente nel mantenere la promessa della modernità liberale - democrazia, Stato-nazione, capitalismo industriale - e genera disaffezione accumulando un culto di violenza. Qualcosa che i fascisti erano meglio equipaggiati di tutti a sfruttare. L’Italia pre-fascista era uguale a tanti Paesi dell’Asia e dell’Africa d’oggi: con una vasta popolazione di giovani senza meta, appena emersi da società tradizionali e rurali».
Lei sostiene che le idee mazziniane di unificazione e uniformità continuano a ispirare i nazionalisti del mondo non occidentale.
«Sì, i nazionalisti indù hanno un’ascendenza italiana molto più profonda di Sonia Gandhi, che viene accusata dai fanatici indù d’essere una straniera in patria. Il loro teorico principale, Savarkar, era ossessionato da Mazzini e prese in prestito praticamente tutto dal pensatore italiano nella sua costruzione del nazionalismo indù come nuova religione dell’India. Mazzini fu un’ispirazione per i combattenti per la libertà in esilio, per i militanti e gli scrittori ovunque nel mondo non occidentale, in Cina, come anche nel mondo arabo. La sua influenza globale è davvero straordinaria. In un certo senso è più importante di Marx, perché la sua influenza è ancora presente nel nazionalismo contemporaneo».
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