venerdì 20 gennaio 2017

S'avanza da più parti una originale proposta politica: il centrosinistra





L’ex presidente del Consiglio: anziché deprecarli, mettiamoci in sintonia con il popolo. Con Renzi non vinceremo mai. I dem e Berlusconi non avranno i numeri per il governo

Cazzullo intervista D'ALema

Un centrosinistra derenzizzato, il nuovo amalgama di D’Alema
Il lancio dei comitati. Una rete per battere il segretario: «Con lui si perde». Il 28 la riunione nazionale, poi iniziative locali sul lavoro. E, nel caso, per il referendum
Daniela Preziosi Manifesto 20.1.2017, 23:57
Gli affezionati del genere segnalano che erano anni che D’Alema non dava ragione a Bersani. Lo ha fatto ieri sul Corriere della sera regalando generosamente all’ex segretario anche una versione meglio riuscita della proposta di «giovane Prodi» che aveva scatenato l’ironia degli avversari: «Bersani ha detto giustamente che bisogna individuare un nuovo segretario del partito e un candidato del centrosinistra alla guida del paese; proprio perché il Pd non appare più in grado di esprimere una vocazione maggioritaria. Questo richiede una personalità capace di rimettere insieme i riformisti».
Per il momento ci prova lui, l’ex premier, da regista e non da leader giura, «darò una mano», gli piace dire. Il 28 gennaio, al Centro Frentani di Roma – storica sede comunista prima e del sindacato poi – riunirà i suoi comitati del No e li trasformerà in comitati per la ricostruzione «del campo del centrosinistra». Un campo derenzizzato però perché se non sa se il renzismo è finito è sicuro che «con Renzi non vinceremo mai». Quasi una citazione dell’urlo di Nanni Moretti del 2002, piazza Navona, l’inizio dei girotondi. D’Alema stava dalla parte opposta del regista.
Ci sarà un documento di adesione, un comitato nazionale e un coordinamento. I comitati territoriali saranno invitati a fare iniziative locali sulle cose concrete, non solo sul vagheggiamento del ritorno al centrosinistra: «lotta alle diseguaglianze, lavoro e crescita economica», spiega Guido Calvi, presidente dei comitati. D’Alema ancora non lo dice, ma se i due referendum della Cgil si celebreranno, la sua «cosa» sarà della partita. Intanto la scissione del Pd esce dall’orizzonte, almeno per il momento. E infatti della partita è anche la sinistra Pd. All’evento ci sarà Roberto Speranza, d’accordo nell’analisi senza spingersi fino alla rottura con il suo partito. Anche perché lui sarà il candidato segretario al congresso dell’autunno. E D’Alema gli darà una mano, alla maniera sua, che potrebbe anche non coincidere con i piani dello stesso Speranza.
Intanto l’ex premier prova ad aggregare la rete antirenziana, per tirarla al momento opportuno. E cioè quando ci sarà una legge elettorale. Apre al Mattarellum, ma è noto che preferisca da sempre il proporzionale. Consentirebbe di mettere in piedi una forza politica a due cifre – giura chi ci sta pensando – nel campo democratico. Ma antirenziana: e infatti ieri Franco Monaco, ulivista convinto ma anche estimatore di Giuliano Pisapia si è dichiarato contrario all’idea: «Dobbiamo superare l’opposizione di ieri tra i fautori del sì è quelli del No nel campo democratico e progressista». Ma come, visto che Renzi ha spiegato ai suoi che vuole «lavorare per mantenere quello che abbiamo conquistato il 4 dicembre», senza alcuna apertura a chi ha votato No?
Ostile l’accoglienza anche da parte della sinistra che ha chiuso con la stagione precedente, quella delle alleanze con il Pd. È Nichi Vendola a segnare la linea: «Per me il tema non è la ricostruzione del centrosinistra ma la costruzione di una sinistra autonoma perché nel centrosinistra c’è Renzi. E non è che lo abbia portato la cicogna. Prima di Renzi c’erano D’Alema, Bersani» e il loro centrosinistra, a cui pure Sel ha partecipato, «odorava di nomenclatura e si è rassegnato all’austerity». Anche Stefano Fassina non sarà al Frentani.
Dentro Sinistra Italiana alla vigilia del suo congresso fondativo naturalmente c’è chi la pensa all’opposto: quella di D’Alema è un’iniziativa «utile» secondo Alfredo D’Attorre, persino «un fatto politico rilevante» secondo Massimiliano Smeriglio, altro tifoso del centrosinistra. «Mentre il Pd supera la camicia di forza dell’autosufficienza sarebbe curiosa una sinistra italiana vittima della medesima sindrome. Peraltro con numeri così esigui. Il tema è come investire su di un fronte largo di liberazione nazionale dalle politiche renziane». Dal palco però parlerà Arturo Scotto, invitato come capogruppo alla Camera e non come esponente di un’area.
Perché i comitati di D’Alema vogliono parlare con tutti, giurano quelli che stanno organizzando la giornata. Almeno per ora. Anche con gli ’altri’ comitati del No che si incontrano già questo sabato a Roma, il gruppo che si muove intorno a Gustavo Zagrebelsky lungo tutt’altra traiettoria. Ma le collaborazioni non sono mancate durante la campagna del referendum costituzionale, non mancheranno in questa nuova fase. Un fronte per battere il segretario del Pd, da dentro e da fuori. Con D’Alema ieri si è detto d’accordo anche Enrico Rossi, presidente della Toscana e candidato segretario. Renzi per ora non reagisce. Ma è difficile che resisterà alla tentazione di attaccare quella che per lui è senza dubbio una nuova «accozzaglia».


La sfida Renzi-D’Alema mette il Pd all’angolo 

Sabato 28 due eventi contrapposti: il segretario parlerà di territori e investimenti, la sinistra di povertà e lavoro 

Francesca Schianchi Busiarda 20 1 2017
Fra otto giorni, sabato 28 gennaio, a Rimini, il Pd parlerà di buon governo dei comuni, gestione dei migranti, investimenti nei territori. Lo stesso giorno, a Roma, un altro pezzo di Pd discuterà di lavoro, povertà, diseguaglianze. Nella città romagnola, ospite d’onore sarà il segretario del partito, Matteo Renzi, alla prima Assemblea dei sindaci e degli amministratori locali dem, una sorta di ritorno alle origini per lui che, all’inizio della sua scalata nazionale, da ex sindaco di Firenze tanto puntò sull’esperienza amministrativa. Nella capitale, invece, lo stesso ruolo lo avrà un altro ex premier ed ex segretario, Massimo D’Alema, chiamato a chiudere la prima Assemblea nazionale dei comitati per il No al referendum costituzionale, un incontro pensato con l’obiettivo di «spenderli» per una nuova causa: trasformarli nei Comitati per ricostruire un campo di centrosinistra. Una rete nazionale che si darà anche un nome e un simbolo.
A poco meno di due mesi dal voto che ha travolto il governo Renzi e spaccato il Pd, cominciano i movimenti in vista del congresso di fine anno. Il segretario si dedica al partito a tempo pieno: nuova squadra, iniziative, viaggi nelle periferie. Dall’altra parte, nella minoranza, si lavora per sostituirlo: «Con Renzi non vinceremo mai», sentenzia D’Alema in un’intervista al «Corriere della Sera», dando voce a quel che pensano vari deputati della sinistra Pd. 
Al quartier generale di Largo del Nazareno il segretario studia l’operazione rilancio e chiama a raccolta i sindaci: a Rimini perché l’estate scorsa - mentre Roma e Torino cedevano alle lusinghe grilline – la città di Fellini si lasciava conquistare al primo turno dal dem Andrea Gnassi col 57 per cento. Invitati tutti gli amministratori Pd (al momento l’unica defezione è quella di Enzo Bianco, bloccato da un impegno a Catania) e alcuni ministri (De Vincenti, Delrio, Minniti), a raccontare «le buone prassi del Pd a livello locale», spiega il responsabile Enti locali, Matteo Ricci, che sta organizzando l’appuntamento. «Finora il dibattito si è occupato di cosa fa il Pd al governo nazionale e cosa fa il M5S nei territori: è uno schema che va cambiato. A D’Alema, che dice che nel governo locale sono bravi i populisti, dimostreremo che nei territori c’è un buon governo Pd che forse lui non conosce più e non gli interessa valorizzare».
A trecentocinquanta chilometri di distanza, al Centro congressi Frentani di Roma, lui, il nemico dichiarato, il primo vincitore a sinistra del voto del 4 dicembre, mantiene una promessa: «Non perdiamoci di vista», aveva detto nel settembre scorso D’Alema presentando i Comitati «Scelgo no». Detto fatto, arriva la convocazione dell’Assemblea nazionale. «Vogliamo mantenere viva una mobilitazione forte di centrosinistra, non disperdere l’impegno e le energie di questi mesi», spiega Guido Calvi, che aveva presieduto il Comitato nazionale. Una mobilitazione di popolo (ne fanno parte iscritti Pd, di Si, ma anche persone senza tessera) da cui ripartire all’assalto di Renzi. In tanti della minoranza dem parteciperanno: dal palco interverranno Roberto Speranza e la senatrice Maria Cecilia Guerra; in sala siederanno bersaniani come Davide Zoggia e Miguel Gotor. «E’ evidente che stiamo tentando di costruire un’alternativa a Renzi, con la consapevolezza che va fatto in un campo ampio di centrosinistra», dice il deputato Danilo Leva. «Stiamo provando a fare una battaglia nel Pd per cambiare la leadership», aggiunge Zoggia. Perché, dice D’Alema e loro sono d’accordo, «Renzi ci porterebbe a perdere le elezioni». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI



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