martedì 28 febbraio 2017

Il carteggio tra Piero e Ada Gobetti e un libro su quest'ultima

Libro Nella tua breve esistenza. Lettere 1918-1926 Piero Gobetti , Ada Gobetti
Piero e Ada Gobetti: Nella tua breve esistenza. Lettere 1918-1926, a cura di Ersilia Alessandrone Perona, Einaudi, Torino, pagg. XLVI-670, € 32

Risvolto
Per la loro natura di diario quotidiano e di ininterrotto colloquio con un destinatario che doveva conoscere tutti gli sforzi e i pensieri dell'altro, queste lettere costituiscono il filo conduttore della straordinaria storia intellettuale di Piero e Ada Gobetti. Inoltre, rispecchiando un'attività che fu intensissima fin dai suoi esordi, esse restituiscono una fitta trama di relazioni, contatti, esperienze, e possono essere considerate un osservatorio privilegiato della vita culturale italiana in anni cruciali della sua storia. Grazie a questo carteggio, l'icona severa del Gobetti intellettuale e antifascista intransigente si arricchisce della dimensione privata, mostrando il processo della sua formazione umana, politica e intellettuale. Allo stesso tempo, l'immagine di Ada consorte e vedova del martire antifascista viene sostituita da quella di una giovane donna combattiva e pensosa, capace di sostenere l'arduo rapporto con Piero e di smussare le rigidezze intellettualistiche di lui. Questa edizione del carteggio, che si aggiorna con nuovi documenti recentemente affiorati, intende avvicinare anche il pubblico non specialista a due straordinarie personalità del Novecento che non hanno mai smesso di parlarci attraverso la loro struggente storia d'amore e il loro inestinguibile ed eroico impegno civile e politico.             
Amore, politica e cultura
Domenico Scarpa Domenicale 26 2 2017
È l’estate del 1919. Due ragazzi di Torino sono in villeggiatura sulla Riviera Ligure con le rispettive famiglie. Lei, Ada, ha diciassette anni e si trova a Finalmarina; lui, Piero, ne ha diciotto e sta a Laigueglia: sono circa trenta chilometri di strada ferrata. A Torino vivono nello stesso stabile di via XX Settembre 60. Le famiglie sono tutt’e due nel commercio, più florida quella di Ada, di origine contadina quella di Piero. Si conoscono fin da bambini ma hanno cominciato a frequentarsi da poco, da quando Piero le ha chiesto un aiuto (e indirizzi di possibili abbonati) per una rivista che sta per pubblicare, «Energie Nove». Il 30 ottobre 1918 si fidanzano in segreto, il 1° novembre esce il primo fascicolo. 
Ada Prospero e Piero Gobetti parlano, leggono, studiano insieme. Studiano il russo e cominciano a tradurre novelle di Andreev. Si scriveranno, ogni giorno, ogni qualvolta dovranno separarsi: nelle vacanze e durante il servizio militare di Piero, o durante i viaggi di lui per tenere conferenze o partecipare a raduni politici. La prima cosa che impressiona nella loro corrispondenza è la capacità del contenitore tempo: la quantità di lavoro, e di gioia di lavorare, che ci si può versare. Come elastico è il tempo, così lo sono le intelligenze e le emozioni. Da Laigueglia, Piero evoca «il reciproco nostro processo di formazione e autocreazione spirituale che tu sai quanto sia importante». Le lettere che si scrivono esplodono del loro essere e del loro slancio nel diventare. Piero, genialmente sommario, è pronto a passare per le armi dell’intelligenza innanzitutto sé stesso, autosuperandosi e autoabolendosi giorno dopo giorno. Ada è impegnata invece a costruirsi, ma senza perdere la propria spontaneità, con leggerezza, divertimento e pazienza. A un primo impatto sarà soprattutto lui a impressionare. La scrittura di Piero Gobetti ragazzo procede sempre sparata ma cambiando continuamente ritmo e direzione: il suo principio è la mossa del cavallo che transita da tutte le caselle della scacchiera con una sola sequenza filata. Intellettualmente maturo già in partenza, dovrà scoprire che esiste il mondo ed esistono gli altri, Ada innanzitutto, e sono diversi da lui.
Ada gli scrive come arrampicandoglisi addosso, come una bambina. In realtà è alla sua altezza, e non lo ignora, ma vuole raggiungere il suo orecchio, che non è distratto bensì preso da troppe altre cose: «Come ti sei trovato in mezzo a tutta quella gente colla barba?» chiede dopo la prima trasferta politica di lui a Firenze.
Se gli appunti di Ada consistono di cose che va imparando, quelli di Piero sono cose che insegna già mentre le assorbe. Ma è la grafia epistolare del diminutivo di lei a squadernare la differenza dei loro stili e caratteri: lui la chiama Didi, con la maiuscola e senza accento, lei si firma didì, con minuscola e accento. Piero si lascia andare del tutto solo quando traslittera l’italiano in caratteri cirillici, in modo che le frasi d’amore non vengano intercettate dai loro genitori: «Adesso D. mia c’è una luna meravigliosa, dal balcone guardo inutilmente in giù dove una volta c’eri tu amor mio».
«Sono scolaro e maestro insieme e solo a questo patto posso amare», scrive Piero in un diario tenuto – per sei giorni appena, diffidente com’è verso l’introspezione a perpendicolo – ancora in quell’agosto del ’19. Sa di dovere proprio alla sua Ada la simultaneità dei ruoli. Le sue lettere sono in gran parte un registro di letture, un codice degli abbozzi per gli articoli che scriverà sugli stessi argomenti di politica, di pedagogia, di filosofia, meditati con furia: lettere che contengono saggi su Leopardi e su Casorati, su Dante e su Anassimandro, sull’Amleto e su Cattaneo. Fino al 1922 il «Fascio» compare poco; ma, nell’estate di quell’anno, Piero è pronto a battersi al fianco dei comunisti, qualora i fascisti tentino un assalto all’«Ordine Nuovo» diretto da Gramsci, dove lui regge la critica teatrale.
Ada e Piero si sposano l’11 gennaio 1923. A documentare i tre anni successivi sarà essenzialmente il lavoro comune nella rivista «La Rivoluzione Liberale» e nella casa editrice fondata da Piero. La situazione politica diventa sempre più grave; nel 1922 Piero ha fatto più volte l’elogio dell’«aridità», ossia del rifiuto di ogni compromesso o sentimentalismo, ma non cambia per questo la qualità del loro legame. Comune a entrambi, l’enfasi del tono misticheggiante è solo una patina d’epoca. La base inalterabile su cui Ada e Piero poggiano è la fiducia reciproca, la capacità di consegnarsi in purezza all’essere che amano. Se l’intelligenza realizzatrice di Piero è un fenomeno unico, lo è altrettanto, in Ada, la capacità di gioia. Piero sarà più forte e più potente, ma appare più salda lei, che ha il coraggio delle proprie incertezze e la cognizione dei propri limiti, e che ha fatto suo il motto di Cordelia nel Re Lear: «Love, and be silent». 
Se oggi possiamo ripercorrere tutto l’arco della vicenda di Ada Prospero e Piero Gobetti, il merito va a Ersilia Alessandrone Perona, che di entrambi è stata negli ultimi quattro decenni la studiosa più competente, in grado di recuperare ogni circostanza pubblica o privata e di riferirla con totale discrezione. Una prima edizione di questo libro era apparsa nel 1991; oggi la sua curatrice lo ha ricomposto, in edizione aumentata, con un’opera che è di filologia e di pietà.
Oggi come allora, il lungo sviluppo di questa corrispondenza tra i due ragazzi di via XX Settembre 60 è un ponte che conduce verso il diario che Ada tenne tra il novembre del 1925 e il febbraio del 1926. Il regime fascista aveva ormai deliberato di rendere impossibile la vita a Piero Gobetti, vietandogli ogni attività editoriale. Con la salute deteriorata dai pestaggi, Piero decise di trasferirsi a Parigi per impiantare una nuova casa editrice di respiro europeo. Il 28 dicembre 1925 era nato suo figlio Paolo; partì per Parigi il successivo 3 febbraio; Ada non poteva seguirlo immediatamente. Piero morì a Parigi nella notte sul 16 febbraio. Prima e dopo quella giornata, il diario di Ada che descrive la scelta dell’esilio, la nascita del bambino, le poche settimane passate in tre a Torino, il distacco, la paura della distanza, la notizia della morte di Piero, è un gruppo di pagine da cui non si può trascrivere niente. Bisogna leggerle per sapere chi è Ada, e attraverso lei chi è Piero. Limpido, ostinato e altruista come loro, questo libro ce li restituisce insieme e interi.
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