mercoledì 1 febbraio 2017

La criminale politica dei Beni Culturali in Sicilia

Il Museo Egizio si fa in due anche Catania avrà le mummie 
L’accordo definito ieri a Torino: un assaggio in autunno l’apertura nel 2018 con 300 reperti in gran parte dai depositi 
Maurizio Assalto Busiarda 1 2 2017
«Le mummie a Torino, a Catania Fassino»: scritta su uno striscione di protesta, era stata la reazione della Lega torinese quando, all’inizio del 2016, erano filtrate le prime indiscrezioni sulla possibile apertura di una succursale catanese del Museo Egizio, con conseguente trasferimento al Sud di una parte del suo patrimonio. Niente paura: un anno dopo, Fassino non si è trasferito a Catania, pur non risiedendo più nel Palazzo Civico di Torino, ma le mummie se ne stanno ancora quiete nel secentesco palazzo dell’Accademia delle Scienze che nessuno pensa di depauperare dei suoi tesori. 

Però il progetto è andato avanti. Ieri a Torino c’è stato il primo confronto diretto tra le parti per definire l’accordo quadro. Presenti, con i rispettivi legali, la presidente del Museo Egizio Evelina Christillin e il direttore Christian Greco, il sindaco di Catania Enzo Bianco accompagnato dal suo assessore alla Cultura Orazio Licandro, oltre alla soprintendente alle Belle Arti di Torino Luisa Papotti in rappresentanza del Mibact. Alla fine tutti soddisfatti. «Questo accordo», ha detto Evelina Christillin, «ci consente di proseguire un percorso di diplomazia culturale iniziato a Torino con progetti di inclusione sociale che a Catania e in tutta la Sicilia potranno coinvolgere nuovi pubblici e diffondere i legami tra i popoli e le culture del Mediterraneo». Da parte sua il ministero, ha spiegato Luisa Papotti, «sostiene fortemente l’iniziativa di Catania, poiché offre l’opportunità di veicolare un modello culturale e gestionale di successo».
E così anche la prestigiosa istituzione torinese, che nel 2024 festeggerà il bicentenario, avrà una sua gemmazione, come il Louvre che dal 2012 ha una sede distaccata a Lens (e entro pochi mesi ne aprirà un’altra a Abu Dhabi): non si sa ancora se si chiamerà semplicemente «Museo Egizio» o «Museo Egizio Catania» o come altrimenti. Molti aspetti tecnici e legali restano da definire, per quanto riguarda il progetto scientifico-culturale, la gestione della sezione siciliana (prevedibilmente affidata ai catanesi con la supervisione della casa madre), gli standard museali dell’edificio ospitante, la sicurezza dei reperti.
Farà da apripista all’operazione la mostra su Ernesto Schiaparelli, storico direttore dell’Egizio a cavallo tra Otto e Novecento, che si aprirà a Torino il 10 marzo (giorno in cui sarà firmato l’accordo) e dopo la chiusura (il 10 settembre) si trasferirà a Catania, in quel palazzo dei Crociferi che dalla fine del 2018 ospiterà la sezione locale del museo. Inizialmente si parla di una collaborazione decennale (anche in questo caso bisogna risolvere i problemi giuridici, perché il Codice dei Beni culturali prevede prestiti al massimo quinquennali - e occorre ricordare che tutti i reperti dell’Egizio sono stati conferiti in comodato dal ministero alla Fondazione che lo gestisce).
A placare le ansie leghiste, Christian Greco chiarisce che i pezzi destinati a Catania non saranno più di trecento, in larghissima parte tratti dai depositi - che ne contengono circa 30 mila, a fronte dei 20 mila esposti -, anche se non per questo meno importanti: oggetti di uso domestico, papiri, sarcofaghi, e sì, forse anche qualche mummia. «Soprattutto», spiega il direttore, «materiali provenienti da Tebtunis, un sito di età tolemaica del Fayyum, scavato negli Anni 20-30 da Carlo Anti, che ci permette di valorizzare i legami della Sicilia con l’Egitto, particolarmente attivi nella fase ellenistica».
Entusiasta il sindaco Enzo Bianco, che allo sviluppo culturale della sua città ha destinato 2,6 milioni di euro dei fondi del Patto per Catania sottoscritto con il governo Renzi. A Palazzo dei Crociferi, patrimonio Unesco, fervono i lavori di restauro. «Qui troveranno posto il Museo della Città, il Fondo Verga e l’Archivio storico del Comune. Al Museo Egizio riserveremo uno spazio di mille metri quadrati. In collaborazione con la nostra Università formeremo dei ragazzi che faranno da guida e si occuperanno della custodia. Un grande progetto educativo e di crescita del territorio».
Il rapporto con Catania in qualche modo era nell’aria fin dall’apertura del rinnovato museo torinese, il 1° aprile di due anni fa, visto che nella città etnea ha sede l’Ibam, l’istituto del Cnr che ha realizzato per l’Egizio i suggestivi video delle tombe di Kha e di Nefertari e della cappella di Maia. E proprio in quel 1° aprile Enzo Bianco, presente all’inaugurazione, aveva avuto l'idea della sezione catanese, ispirandosi all’operazione del Louvre a Lens. «Servirà anche a sviluppare il turismo culturale nella nostra città, che già nell’ultimo anno, per le difficoltà dei Paesi del Sud Mediterraneo, ha avuto una crescita del 45%. E se l’operazione avrà successo, potrà servire di esempio per altre istituzioni culturali e altre città di tutta Italia». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI



Nessun commento: