martedì 28 febbraio 2017

Storia della forma-libro

Libro Le forme del libro. Dalla tavoletta cerata all'e-book Marco CursiMarco Cursi: Le forme del libro. Dalla tavoletta cerata all’e-book, il Mulino, Bologna, pagg. 286, € 22

Risvolto
Il volume ripercorre la storia delle principali forme librarie dall'antichità romana fino a oggi attraverso le innovazioni che si sono succedute nei supporti (legno, papiro, membrana, carta), nelle tipologie (tabula, rotolo, codice, libro a stampa), nelle figure professionali impegnate nella produzione (copista, miniatore, compositore, tipografo), nelle pratiche di elaborazione, ricezione e circolazione del testo presso il pubblico dei lettori. La rivoluzione digitale e l'avvento dell'e-book hanno scisso il binomio finora indivisibile tra il piano del testo e quello del libro, rendendo possibile la realizzazione dell'antico sogno di una biblioteca universale capace di contenere l'intero patrimonio scritto dell'umanità.
              
Il libro, una questione di forma?
Matteo Motolese Domenicale 26 2 2017
La prima cosa che si vede entrando nella British Library, a Londra, sono le grandi scale bianche che portano verso le sale di lettura ai piani superiori. In alto, c’è una torre scura, di vetro, che contiene la biblioteca personale di uno dei re d’Inghiterra. Non è questa però l’attrazione maggiore per i turisti. È una stanza, al pianterreno, sorvegliata da un addetto alla sicurezza. Ogni volta che posso torno a vederla. L’ambiente è illuminato in modo debole, con la luce che si concentra su una serie di teche rettangolari in cui sono esposti alcuni tra i pezzi più preziosi della biblioteca. Manoscritti, volumi a stampa, spartiti, carte geografiche. Sono due le tappe che preferisco: la teca dedicata ai taccuini di Leonardo da Vinci, e – poco distante – la lunga parete sull’origine della stampa. Ogni volta mi fermo a guardare gli splendidi caratteri della monumentale Bibbia di Gutenberg, il primo libro stampato in Occidente con la tecnica dei caratteri mobili. Ciò che mi attrae è il futuro che contiene: segna una linea tra un prima e un dopo, il confine che delimita il territorio in cui ancora oggi noi ci muoviamo. E da cui stiamo – dopo oltre cinquecento anni – spostandoci di nuovo, abbandonando sempre più la scrittura materiale per quella immateriale. 
È chiaro infatti che il libro cartaceo che sembrava il massimo punto di sviluppo tecnico per la trasmissione dei testi scritti – qualcosa di definitivo come il cucchiaio, il coltello, l’ombrello – è solo la tappa di un percorso che riserverà ancora molte sorprese. Lo si vede bene nell’ultimo volume di Marco Cursi: Le forme del libro. Dalla tavoletta cerata all’e-book. Cursi è uno tra i migliori studiosi di scritture antiche che abbiamo oggi in Italia: si è occupato dei codici autografi di Boccaccio e Petrarca. Ma è anche un profondo conoscitore del modo in cui, nel passato, si facevano i libri (insegna Codicologia alla Sapienza di Roma). Nel suo volume racconta le diverse soluzioni tecniche che la cultura occidentale ha elaborato per registrare e trasmettere la scrittura: tavolette di cera, rotoli di papiro, codici di pergamena e di carta, mezzi di riproduzione meccanica e digitale. Ciascuno di essi costituisce un salto tecnologico che ha trasformato non solo il modo di leggere ma anche di pensare i testi scritti. E che ha convissuto a lungo con le forme precedenti prima di imporsi: il libro in forma di codice si è affiancato al rotolo prima di sostituirlo in virtù della propria capienza e flessibilità nell’accogliere aggiunte; la stampa è rimasta per molti decenni minoritaria nelle biblioteche private prima di dominare incontrastata le abitudini dei lettori.
Per quanto possa sembrare paradossale in un libro così ricco di storia, è l’ultimo capitolo quello da cui forse c’è più da imparare. È vero che la descrizione del modo in cui si preparavano le tavolette cerate nell’antica Roma è qualcosa che pochi conoscono. E così anche il modo in cui si organizzava un testo nel rotolo di papiro o in un codice di grandi dimensioni. Ma vedere storicizzata la propria pratica quotidiana è qualcosa di diverso. I nostri gesti, le nostre abitudini assumono una prospettiva nuova. Il Kindle o l’iPad mostrano i loro contatti con le pratiche più antiche di distribuzione dei testi mentre segnano un passaggio netto nel modo di leggere. E questo, soprattutto, per il loro essere contenitori di testi fluidi, non segmentati nell’unità base della pagina. Sembra qualcosa di marginale, a cui si può rinunciare senza troppi problemi, ma provate a fare l’indice di un libro senza pagine predeterminate. Nel passato, gli indici sono nati per muoversi all’interno di volumi troppo ampi per essere dominati dalla memoria. Sono stati una reazione all’evoluzione della forma dei libri. Oggi, le soluzioni di indicizzazioni presenti negli e-book sono ancora provvisorie, insoddisfacenti. Ci sarà bisogno di altro per raggiungere lo stesso fine. Sempre che, domani, fare un indice abbia ancora senso.  © RIPRODUZIONE RISERVATA

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