venerdì 31 marzo 2017
La magnifica ossessione: nonostante tutto, la borghesia continua ad avere terrore mortale del bolscevismo
Risvolto
Il 1917 è stato un anno cruciale tanto per la Russia, dove la
rivoluzione ha posto fine a un impero secolare e ha dato vita a un
ordine nuovo, quanto per l'Europa e per il mondo, su cui gli eventi
russi hanno avuto decisive ripercussioni. Tutto il XX secolo è stato
dominato dalla presenza del sistema statale nato dalla rivoluzione,
l'Unione Sovietica, la cui scomparsa nel 1991 ha chiuso un ciclo
storico. La Russia attuale, erede di quel passato, ha intrapreso un
nuovo sviluppo in un mutato contesto internazionale. A cent'anni di
distanza dalla Rivoluzione d'Ottobre si avverte il bisogno di ripensare
una cosi radicale esperienza, inquadrandola in una riflessione globale
sul significato di quelle trasformazioni e sui loro esiti. In questo
libro Vittorio Strada, fra i massimi esperti del mondo russo, sulla base
di una documentazione spesso sconosciuta, presenta una nuova visione
dell'intero processo storico sovietico sullo sfondo del plurisecolare
passato zarista e nella prospettiva della Russia post-sovietica.
Emergono elementi in grado di gettare luce sui fenomeni attuali e sulle
loro manifestazioni più inquietanti, come il risveglio di un
nazionalismo in realtà mai sopito, la ripresa del «culto» di Ivan il
Terribile e di Stalin, l'insistenza sui «valori tradizionali» che si
traduce in intolleranza verso le minoranze. In appendice il saggio "Una
città fatale" offre un'immagine del tutto inattesa di Costantinopoli.
E il compagno Lenin sfruttò la Grande Guerra per inventare la rivoluzione imperialistaIl Paese stava diventando una potenza industriale. Poi tutto cambiò Giampietro Berti Giornale - Gio, 30/03/2017
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1 commento:
Non è che la "borghesia" (vogliamo aggiungere "oggettivamente reazionaria"?) abbia un'ossessione nei confronti del bolscevismo (vogliamo dire "l'avanguardia del proletariato"?). Più semplicemente, nell'anno del centenario della rivoluzione russa, si torna a riflettere, sobriamente, e con spirito critico, su quell'evento decisivo per la storia del Novecento. E chi dovrebbe farlo se non uno dei pochi, in italia, che ha una conoscenza approfondita della cultura e della storia (e della lingua) russa?
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