sabato 1 aprile 2017
Luigi Barzini e il costume nazionale
Risvolto
Professionista straordinario, da corrispondente per il «Corriere della
Sera» Luigi Barzini ha raccontato i principali eventi del suo tempo: il
volo dei fratelli Wright, il raid Pechino-Parigi del 1907, la rivolta
dei Boxer in Cina, il fronte libico, la guerra civile in Messico.
Antieroe per cultura, egli rappresenta anche, nei suoi pregi e difetti,
la media borghesia italiana che al crollo dello Stato liberale si
consegna al fascismo e fiancheggia la dittatura. La sua storia
attraversa l’esperienza di Salò e l’immediato dopoguerra, restituendoci
uno spaccato dell’Italia, prima liberale e poi fascista. In queste
pagine a metà tra il saggio e il romanzo, Simona Colarizi ricostruisce
gli ultimi tre giorni di vita di Barzini prima della tragica fine,
tutt’oggi avvolta dal mistero. Non semplicemente le vicende del
cronista, ma anche dell’uomo nei suoi affetti privati: l’amore per la
moglie e i figli, il senso di colpa per la fine del terzogenito, morto a
Mauthausen. Al grande innovatore del giornalismo italiano fa da
contraltare un uomo paradossalmente fragile, insicuro, tanto da
incarnare secondo l’autrice «il prototipo del conformista moraviano». Il
controverso rapporto con le élite, la fascinazione per il potere, la
cocente delusione nei confronti della politica sono tratti che possono
dirci molto sulla nostra identità di oggi. «La storia si ripete – scrive
Colarizi – anche se non è mai identica a se stessa; in ogni tempo
rotture più o meno traumatiche nei sistemi politici nascono dal
malessere di una parte della popolazione che si sente esclusa dalla
cittadinanza o percepisce quanto siano inadeguate le classi dirigenti a
rappresentare le rivendicazioni e a soddisfare le aspettative dei
cittadini».
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