venerdì 17 novembre 2017

Nicola, mi ami? Ma quanto mi ami? Di tante sinistre non se ne fa una decente


Michele Prospero - il quale sostiene che "La sinistra deve costruire una alternativa di sistema" nello stesso momento in cui pensa a Bersani e Fratoianni - è esattamente come Bertinotti - il quale dopo averci distrutto ed essersi fatto i miliardi si diverte a prenderci per il culo chiedendo di saltare un giro - oppure come Acerbo - il quale lancia il brancaccio dei poveri pochi minuti dopo aver ricevuto il due di picche dal brancaccio dei ricchi.

In tutti questi casi c'è anche qualcuno che invece di inseguirli con l'ortica li prende sul serio e gli crede [SGA].

L’invenzione mediatica dell’ultimo pontiere 
Missioni impossibili. La rottamazione, ideologia che porta al potere solo perché si ha un corpo giovane, si è avventata in modo catastrofico sulle forme sofferenti della politica 
Michele Prospero Manifesto 16.11.2017, 23:59 
Questa sceneggiata dei “pontieri” che provano a stringere attorno a Renzi una alleanza riparatrice, che va da Alfano alla sinistra, è così grottesca che poteva anche essere risparmiata. Contribuisce solo al degrado culturale della politica che declina nella sua autorevolezza non per la grande tattica, ma per le inutili finzioni di un tatticismo sterile di tante anime belle che blandiscono con amorevoli aperture e però nascondono il pugnale per strapazzarti. 
Se l’idea di una lista unitaria di sinistra sarà confermata dopo tanti venticelli ostili, dovrebbe compiere una azione di bonifica per sminare il terreno.Sminarlo dagli esplosivi depositati dai media che inventano trattative in extremis, fantasticano su straordinarie aperture programmatiche concesse dal disperato quartier generale del Nazareno, costruiscono un clima d’ansia per denunciare, chiunque non si accodi agli ordini di Renzi, come un folle estremista degli anni Trenta che spalancò la via del potere al nazismo. 
Questa invenzione mediatica di padri nobili che da un piedistallo si lanciano in prediche edificanti e divagano in sollecitazioni ecumeniche a ritrovarsi, svela che il re è nudo e che solo con la paura cerca di resistere. Scomodare il pericolo totalitario e annunciare tragedie dietro l’angolo per colpa di un libero voto degli elettori è segno di una irresponsabile visione della politica. 
Cosa c’è da temere? Che un governo padronale, con una spudorata provocazione, cancelli l’articolo 18? Un qualche potere terribile potrebbe strapazzare il diritto del lavoro e regalare ai padroni la libertà di licenziare dietro una simbolica remunerazione monetaria? O c’è da tremare dinanzi all’inquietante idea che una maggioranza occasionale approfitti del plusvalore politico dei numeri per manipolare la costituzione? 
A creare spavento è l’immagine di un capo pseudo-carismatico che con disciplina militare maltratta la Carta e poi organizza un plebiscito sulla propria leadership personale? O forse il pericolo incombente è che qualche politicante, a pochi mesi dal voto, imponga, con il voto di fiducia richiesto alla camera e al senato, una nuova legge elettorale che regala il governo alla destra? Si potrebbe affacciare lo spettro di un potere demagogico che aggredisce istituti tecnici come la Banca d’Italia esponendo il sistema monetario e finanziario a rischi immensi? 
Dinanzi a cose già viste, questo accanimento dei media unificati per costruire un allarme cosmico si rivela pittoresco. Non ci sono catastrofi da scongiurare con unioni sacre giurate al cospetto di un improbabile negoziatore. La sola alternativa che sta dinanzi alla sinistra è di perdere sotto il comando poco amico di Renzi, lasciando così immutato un sistema dei non-partiti ormai incancrenito, o di sfidare l’imperativo del successo immediato per ricostruire una proposta politica combattiva che consenta di ripartire per un nuovo scenario. 
La sinistra deve costruire una alternativa di sistema. La folle legge elettorale, che rilancia le coalizioni insincere, è un ostacolo che però non può indurre alla rinuncia di inseguire cose nuove. La dissoluzione del Pd è avvenuta per limiti oggettivi del progetto originario e per una propensione all’oblio imputabile alla leadership renziana. L’ideologia della rottamazione che porta al potere solo perché si ha un corpo giovane si è avventata in modo catastrofico sulle forme della politica già in sofferenza. 
Machiavelli non escludeva i “giovanissimi” dal comando politico e militare. «E quando uno giovane è di tanta virtù che si sia fatto in qualche cosa notabile conoscere, sarebbe cosa dannosissima che la città non se ne potessi valere». La moltitudine per questo dovrebbe «eleggere uno giovane», senza attendere che svanisca «quel vigore dell’animo e quella prontezza» che lo caratterizzano. Però questo giovane capo deve essersi prima distinto per «qualche nobilissima azione». Con il suo populismo giovanilista, Renzi ha invece esaltato solo il corpo con la camicia bianca e ha lodato l’inesperienza, l’estraneità, la semplicità, il nulla della comunicazione. 
Cucire attorno al suo populismo distruttivo una finta alleanza, solo per apparire più competitivi al voto, non serve a nulla. Il Pd espugnato dal comitato d’affari è un esperimento fallito e nessun soccorso rosso potrebbe rianimarlo. Dal passaggio ineluttabile verso la disgregazione di un velleitario partito personale sprovvisto della proprietà di azienda e media, è possibile trovare risposte costruttive. Senza attendere il tonfo della sconfitta annunciata, dovrebbe subito prendere corpo una soggettività della sinistra capace di riorganizzare il conflitto per immettere nella politica interessi collettivi e sottrarla all’abbraccio mortale con il capitale, la finanza, il malaffare. 
Nella odierna postdemocrazia, il denaro occupa le istituzioni, privatizza la legislazione. La politica è tramontata come luogo della decisione autonoma, il personale politico segue oscuri percorsi di carriera e appannati canoni di legittimazione. La sinistra dovrebbe essere una prima risposta al declino in una democrazia minore che abbandona il territorio al nichilismo della antipolitica disperata.

SINISTRA - ACERBO A FRATOIANNI: «BENE APPELLO ALL'UNITà DELLA SINISTRA. MA CHE SIA SINISTRA ALTERNATIVA AL PD PRIMA E DOPO LE ELEZIONI, OPPURE A NOI NON INTERESSA»
Maurizio Acerbo, segretario nazionale Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dichiara:
«Nicola Fratoianni ha lanciato un “accorato appello” all’unità rivolto tra gli altri a Rifondazione Comunista. Ne apprezzo il tono ben diverso da quello delle interviste recenti.
Spero che non si agiti il tema dell’#unità in maniera strumentale ma con seria preoccupazione. Trovo poco plausibile per esempio invitare a subire un accordo di vertice che evidentemente non funziona. È stato un tragico errore depotenziare il #Brancaccio per chiudere più facilmente un accordo elettorale, anteponendo a tutto l’asse con MDP.
Per quanto ci riguarda lanciamo anche noi un accorato appello all’unità: vengano accolti i punti proposti da #Tomaso #Montanari - che noi abbiamo sempre condiviso - per liste rinnovate senza uomini di governo del passato e aperte a forze nuove.
Si esprima chiaramente una linea di #alternativa al PD prima e dopo le elezioni: impossibile non dire dove si vuole andare, se l’obiettivo è quello di un polo autonomo della #sinistra o la riedizione dell’alleanza con il PD. Un punto davvero dirimente, e che del Brancaccio è stato fondativo.
Si proponga un programma di radicale rottura, capace di parlare alle ferite aperte della nostra società. Assurdo lasciare a Salvini e Di Maio l’obiettivo della cancellazione della riforma Fornero delle #pensioni.
Assurdo non tenere ferma una posizione di critica radicale dei trattati europei.
La Cgil definisce il #FiscalCompact nemico di crescita, sviluppo e coesione. Come si fa a fare la sinistra senza impegnarsi a non ratificarlo e insieme a cancellare il vergognoso pareggio di bilancio in #Costituzione?
Si ricostruiscano infine percorsi democratici capaci di non frustrare nuovamente il protagonismo e la partecipazione delle tante e dei tanti che in questi mesi hanno organizzato assemblee, discusso di programmi, messo a disposizione tempo, intelligenza, passione politica.
La formazione che dovrebbe nascere il 2 dicembre, se non ci saranno ripensamenti, non avrà l’aspetto della “sinistra nuova e radicale” invocata dal Brancaccio. Ed è un problema che dovrebbero porsi anche le compagne e i compagni di Sinistra Italiana».

Come riprendere il percorso virtuoso del Brancaccio 
Manifesto 18.11.2017, 23:58 
Il brusco arresto del percorso avviato lo scorso 18 giugno al teatro Brancaccio da Anna Falcone e Tomaso Montanari è una brutta notizia per la sinistra e per il Paese. L’idea di introdurre un’iniezione di rinnovamento e di partecipazione dal basso, della società civile più o meno organizzata, insieme ai partiti alla sinistra del Pd e non contro di loro, in una stagione segnata dall’antipolitica e da una forte disillusione, rappresenta una delle poche novità positive del dibattito politico in corso. 
Le soluzioni che oggi sono in campo, senza un quadro di riferimento che vada oltre i partiti, e con i leader delle formazioni della sinistra che sottoscrivono un accordo e incoronano un capo autorevole, rischia di essere un deja vu al quale non possiamo e non vogliamo rassegnarci. 
Le 100 piazze del Brancaccio hanno suscitato in migliaia di persone una grande aspettativa e la speranza che finalmente la sinistra diffusa, sotto scacco in questo Paese dove l’egemonia della destra è sempre più evidente, potesse rialzare la testa e mettere in campo una alternativa credibile ed efficace. Questo significa confermare sì il ruolo dei partiti, riconosciuto dalla nostra Costituzione, provando però a percorrere strade nuove caratterizzate da un forte rinnovamento, sia programmatico sia di metodo. 
L’assemblea del 2 dicembre, presentandosi – al di la delle intenzioni dei promotori – come la ratifica di una scelta interna al “tavolo dei partiti”, certamente legittima, ma che ripropone riti noti, e rischia di tradursi in un arretramento rispetto al percorso aperto ed inclusivo che si stava profilando, mentre vi è oggi la necessità e l’opportunità di produrre uno scarto in avanti che ci allontani dall’esperienza della Sinistra Arcobaleno e dei più recenti insuccessi. 
Un’altra disfatta o un risultato semplicemente consolatorio per i partiti a sinistra del Pd sarebbe un disastro, politico e culturale. 
La povertà sempre più diffusa, il disagio sociale nelle mille periferie del Paese, il populismo e il neo fascismo crescenti, non consentono a nessuno di rimanere a guardare. C’è la necessità di far ripartire il percorso messo in moto con l’assemblea del Brancaccio, confidando nel fatto che le formazioni politiche che hanno promosso l’assemblea del 2 dicembre diano un segnale di apertura concreto, a partire dalla ridefinizione degli appuntamenti già previsti e fissando le tappe successive in un percorso realmente comune e trasparente. Solo così si potrà dimostrare la reale apertura ai cittadini e a quella “maggioranza invisibile” del Paese che non vota più e dal cui reale coinvolgimento – come già ribadito da più parti – dipendono la credibilità dell’appello dei partiti e il successo elettorale di una qualsiasi lista futura. 
Per questo facciamo appello innanzitutto a Tomaso e Anna, a coloro che hanno condiviso quel percorso, ai partiti della sinistra alternativa a questo governo, inclusi quelli che non stanno nel percorso del 2 dicembre, e a tutte quelle persone che credono che la sinistra possa svolgere un ruolo in questo Paese e in Europa, a rivederci per costruire le condizioni per una assemblea nazionale della sinistra unita, alternativa e profondamente rinnovata, realmente aperta ai cittadini e a quanti si riconoscano nel progetto. 

Rocco Albanese, Marco Barbieri, Piero Bevilacqua, Sandra Bonsanti, Stefano Brugnara, Alberto Campailla, Anna Caputo, Luciana Castellina, Sergio Cofferati, Massimo Cortesi, Andrea Costa, Vezio De Lucia, Luigi Ferrajoli, Daniele Lorenzi, Giorgio Marasà, Federico Martelloni, Walter Massa, Filippo Miraglia, Andrea Ranieri, Bia Sarasini, Salvatore Settis, Francesco Silos Labini, Domenico Rizzi

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