venerdì 17 novembre 2017

Scoprire che Heidegger era nazista con un ritardo di appena 80 anni. Nuovi studi in Germania


Per mezzo secolo i custodi del gergo heideggeriano hanno sparato su chiunque osasse affermare il nazismo strutturale del Maestro.

Adesso che sono stati costretti a riconoscere la verità, dopo aver fatto carriera sull'esegesi la proseguono pretendendo il monopolio della critica - dalla Vecchia alla Nuova Scuola -, e si ergono a vendicatori della morale nella cultura.

Tuttavia continuano a non capire la sostanza della questione e a sbagliare, perché per loro il nazismo si riduce alla sola dimensione dell'antisemitismo e la sua anomalia rispetto alla normalità occidentale consiste solo in quello.

La filosofia di Heidegger è incomprensibile senza l'idea di un nuovo inizio e di una rivoluzione integrale. E si sapeva già tutto prima dei quaderni neri perché lui stesso aveva scritto nero su bianco

Heidegger auspica una rivoluzione conservatrice che nqsca come rivoluzione della sfera del sapere: sfuggire alla crisi della università umanistica liberale e rifondare la scienza sul primato delle potenze spirituali ovvero le forze della trasformazione storica, per ridefinire il concetto di essere e di verità come aveva fatto Platone. E affida al nazismo il completo rivolgimento del dasein tedesco ovvero appunto questa rivoluzione integrale. Quando si accorge dei tratti modernisti prevalenti del nazismo stesso lo reinterpreta come nichilismo passivo che deve arrivare a compimento.

Dopo la guerra filosoficamente è defunto. Ciò che è interessante in lui e lo salva dallo spiritualismo e dall'edificazione è proprio soltanto la dimensione politica di quella fase [SGA].

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Non ho le sue competenze,sono un semplice lettore che segue sempre con interesse il suo blog, ma come si fa a definire Heidegger "filosoficamente defunto".
Al di là del ridicolo gossip nazista - antinazista il lascito di Heidegger è nella sua riflessione sulla tecnica che è ancora la migliore griglia di interpretazione del mondo come lo conosciamo. Solo due opere basterebbero a dargli un lascito duraturo, il suo commento a Nietzsche nel tempo lungo, e la tirannia dei valori di Schmitt, il cui nucleo è in realtà proprio di Heidegger.
Roberto Cataldo.

roberto cataldo ha detto...

Non ho le sue competenze,sono un semplice lettore che segue sempre con interesse il suo blog, ma come si fa a definire Heidegger "filosoficamente defunto".
Al di là del ridicolo gossip nazista - antinazista il lascito di Heidegger è nella sua riflessione sulla tecnica che è ancora la migliore griglia di interpretazione del mondo come lo conosciamo. Solo due opere basterebbero a dargli un lascito duraturo, il suo commento a Nietzsche nel tempo lungo, e la tirannia dei valori di Schmitt, il cui nucleo è in realtà proprio di Heidegger.
Roberto Cataldo.

roberto cataldo ha detto...

Non so se il mio commento è stato cancellato,oppure non si può commentare un vecchio articolo. Comunque ci riprovo, non sono d'accordo nel definire Heidegger " filosoficamente defunto ". Per me è la sua riflessione sulla tecnica è ancora la migliore griglia interpretativa del mondo contemporaneo. Basterebbero poi due libri,il suo Nietzsche un commento che si situa nella falsariga di quelli che sono stati i commenti medievali ad Aristotele. E quel piccolo libro che è di Carl Schmitt (la tirannia dei valori) ma il cui centro di riflessione è di Heidegger, per un lascito nel lungo periodo .

materialismostorico ha detto...

Dopo la seconda guerra mondiale, per come io concepisco la funzione della filosofia, Heidegger non ha più scritto una riga significativa. Che "solo un dio ci può salvare" segna il passaggio dalla filosofia all'edificazione, con la rinuncia ad ogni trasformazione della realtà.

Quanto alla tecnica, siamo in totale disaccordo: ciò che Heidegger chiama tecnica è il modo di produzione capitalistico nel suo nesso con la modernità.

Nel libro su Nietzsche mia impressione è che ci sia più Heidegger che Nietzsche stesso.