sabato 9 novembre 2019

La sinistra italiana festeggia la caduta del Muro di Berlino senza nemmeno sospettare che si sia trattato della propria stessa fine

Qui e qui per le "cronache" di Ezio Mauro

Rossanda, che ha conservato intatto l'acume ma anche il classico snobismo aristocratizzante, racconta la felicità sua e del Manifesto al momento della caduta del Muro.
E - cosa incredibile ma che spiega tante cose sulla pasta di quelle generazioni - racconta di come quella catastrofe, che i più vedevano correttamente come una sconfitta epocale e senza repliche che avrebbe portato il deserto, fosse invece intesa davvero da quel gruppo di dogmatici presuntuosi - metafora dei più complessivi ceti intellettuali marxisti occidentali - come l'inaugurazione del Vero Socialismo coltivato nella loro immaginazione.
Se i rozzi brigatisti nel loro delirio potevano pensare che in Italia ci fossero le condizioni della rivoluzione, questi sedicenti eretici, dall'alto della loro cultura raffinata, non vedevano oltre il loro naso e potevano credere seriamente di essere di fronte a una rivoluzione ancora più vasta.
Nessuna nuova fase di progresso si è aperta, come sappiamo, sulle macerie dell'URSS, ma un lungo e fantasmagorico inverno di restaurazione.
Caduto senza mai più potersi dare una Riforma l'unico, per quanto fetente e spesso rivoltante, socialismo mai esistito in Europa, anche loro, che ne erano non più di un impaziente e altezzoso corollario, sono stati invece dimenticati dalla storia.
Un'intervista penosa e dolorosa, che nell'ingenuità intollerabile delle domande e nella natura lunare delle risposte illumina la tragedia di noi reduci. Completamente e definitivamente persi in una storia finita e per sempre fuori dal mondo.
Era meglio tacere, oggi che parlare è inutile, avendo gia detto le parole sbagliate quando parlare e farlo nella maniera giusta sarebbe stato necessario. Né preferibile appare la ricostruzione fornita da Massimo D'Alema, dal quale era lecito aspettars idi più [SGA].

"Rimpiango il Pci, non l'Urss". Intervista a Massimo D'Alema
HP



























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