lunedì 30 aprile 2012

Il nuovo libro di Diego Fusaro


Se è vero che nel libro di Fusaro possono ancora esserci momenti di utopismo, le argomentazioni che gli oppone l'amico Ocone questa volta non convincono. Il riferimento alla "tendenza umana alla ricerca dell’utile e del profitto" postula una antropologia deterministica che porta con sé quella stessa metafisica perenne che si vorrebbe criticare e che è indimostrabile: un "pregiudizio", direbbe Ocone stesso.
Chi può assicurare che in una organizzazione sociale differente da quella vigente  atteggiamenti che oggi vengono considerati "naturali" sarebbero gli stessi? Dove sta scritto che le spinte di autoaffermazione individuale debbano coincidere con l'accumulazione e la conflittualità? Non sarebbe stato sufficiente - e più realistico - affermare che il modo di produzione capitalistico è stato sinora il meccanismo socio-economico più efficace nello sviluppo delle forze produttive? [SGA].


La risposta di Corrado Ocone:


"Chi di antideterminismo ferisce di antideterminismo perisce…E’ questa la critica che mi porge l’amico Azzarà, ma non a ragion veduta: per me, come per il mio Maestro, “la realtà è storia e niente altro che storia”. Certo, io credo che “il modo di produzione capitalistico è stato sinora il meccanismo socio-economico più efficace nello sviluppo delle forze produttive”. E sono anche disposto a sottolineare con tre tratti di penna il sinora “storicistico”. Quello che mi limito ad aggiungere è che se ciò è avvenuto, deve avere una sua razionalità. E che questa razionalità andrebbe forse individuata, a livello speculativo, nella tendenza, non dell’”uomo naturale” ma di quello “moderno”, a cercare il piacere, l’utile, il profitto, anche contrapponendosi agli altri in maniera conflittualistica. Sino a un certo punto, sarebbe auspicabile. Quello che voglio dire quando invoco di portare fino in fondo la dialettica è che, forse, il diavolo è l’uomo di affari del buon Dio: quella forza vitale che ci sorregge ha forse una complicità sottile con il male, che non è fuori ma dentro di noi. Alla fine si potrebbe scoprire che ciò che sembra banale e rozzo, il profitto capitalistico o il denaro accumulato, è il vero “enigma metafisico”, come diceva quel Marx che spesso giunge a questa profondità". (c.o)   

DIEGO FUSARO: Minima mercatalia. Filosofia e capitalismo, saggio introduttivo di Andrea Tagliapietre, Bompiani, pagine 504, euro 13,90.

La modernità è anche la storia del nesso di tensione, adattamento e contrasto tra la filosofia e l'assolutizzazione del mercato in cui si condensa lo spirito del capitalismo. Sulle orme di Hegel e di Marx, il libro delinea una fenomenologia dello spirito del capitalismo condotta sui due piani della storia della modernità e delle principali figure del pensiero che l'hanno animata. Massima alienazione dell'uomo rispetto alle proprie potenzialità ontologiche, l'odierno monoteismo del mercato è la prima società in cui regna sovrano il principio metafisico dell'illimitatezza, il "cattivo infinito" della norma dell'accumulazione smisurata del profitto a scapito della vita umana e del pianeta. In questo scenario, la filosofia resta il luogo del rischio assoluto: infatti, essa è il luogo della possibile resistenza al nichilismo della forma merce e, insieme, della sua eventuale legittimazione in stile postmoderno. Saggio introduttivo di Andrea Tagliapietra. 


Risorge il pregiudizio contro il profitto
Corrado Ocone - La lettura/Corriere della sera 29 aprile 2012

Nessun commento:

Posta un commento