Il 6 di ogni mese centinaia di donne in cerca di gravidanza vanno a casa di Maria Francesca delle Cinque Piaghe Persino i croceristi fanno tappa lì. Tra i pellegrini anche Sergio di Jugoslavia, figlio di Maria Pia di Savoia
di Marino Niola Repubblica 5.3.13
NAPOLI L’ultimo rito di fertilità dell’Occidente si celebra nel cuore di Napoli. Dove migliaia di donne accorrono da ogni parte del mondo per chiedere un figlio alla santa delle gravidanze impossibili. Il sei di ogni mese si mettono in fila sin dalle prime ore del mattino per entrare nella casa dove abitò Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe. Al numero tredici di Vico Tre Re, nei Quartieri Spagnoli, a due passi da quella via Toledo che Stendhal definì la strada più animata della terra.
Salgono una per volta la scala stretta che
conduce al sancta sanctorum della procreazione. Per sedersi sulla sedia
dei miracoli. Quella dove la santa ha trascorso la ua vita a pregare e
ricamare. E consegnano le loro ansie e le loro preoccupazioni a suor
Giuliana che ascolta con attenzione confessioni, sfoghi, richieste.
Storie di tentativi falliti, odissee di donne che le hanno provate tutte
per riuscire a restare incinte. Poi la suora sfiora il loro ventre con
un reliquiario che contiene una vertebra e una ciocca di capelli di
Maria Francesca. Molte dicono di avvertire una vampata di calore alla
pancia, una specie di formicolio. Come una corrente di energia positiva
che le attraversa improvvisamente, lasciandole attonite, ma piene di
forza e di speranza.
Sarà la suggestione, sarà un inspiegabile
effetto placebo, sarà una reazione psicosomatica, certo è che moltissime
tornano un anno dopo a ringraziare la santa con il figlio in braccio. I
nomi più gettonati, inutile dirlo, sono Maria Francesca e Francesco.
Così
se la medicina non fa il miracolo si ricorre a chi i miracoli li fa da
almeno tre secoli. E precisamente dal 6 ottobre 1791, giorno della morte
della santa francescana. Anzi la santarella come la chiamano
affettuosamente gli abitanti dei Quartieri spagnoli che la considerano
una di loro. E in realtà l’unica donna meridionale salita alla gloria
degli altari era a tutti gli effetti una figlia del popolo. Tessitrice a
domicilio, supersfruttata da un padre padrone che la costringeva a
lavorare h24 e voleva impedirle perfino di entrare in convento per non
perdere mano d’opera a costo zero. Un’esistenza da martire del lavoro
nero. Profondamente segnata da una sorta di chiamata soprannaturale che
si era manifestata già durante gli ultimi anni di vita. Aveva il dono
della profezia tanto da predire la Rivoluzione francese con molti anni
di anticipo. Tra i prodigi che le vengono attribuiti c’era anche quello
di aver convinto una statua di Gesù bambino ad animarsi per farsi
vestire con gli abitini che lei stessa gli aveva cucito.
La fama
crescente dei suoi miracoli ha fatto letteralmente esplodere questo
culto. Nato come devozione locale è ormai diventato una liturgia glocal,
una religione della maternità che adatta forme e parole del nostro
tempo a un fondo misteriosamente arcaico. Che rimanda ai culti della
fertilità del mondo antico. Soprattutto quelli delle Grandi madri, le
dèe che propiziavano le gravidanze. Signore della fertilità, come le
greche Demetra e Artemide. O le romane Giunone Lucina e soprattutto Anna
Perenna, la nutrice del mondo, che veniva invocata dalle donne senza
figli. In questi riti il contatto fisico, spesso per sfregamento, tra il
simulacro della divinità e il corpo della donna era ritenuto
indispensabile per la concessione dell’agognata gravidanza. Esattamente
come nel caso della sedia prodigiosa di Maria Francesca che le devote
considerano fondamentale per il buon esito della richiesta. Un
meccanismo semplice, quasi un automatismo simbolico di sicuro effetto
emotivo. E anche qualcosa di più visto il numero elevatissimo di nascite
attribuite alla santarella. Si spiega così la processione continua di
donne e uomini che risalgono vico Tre Re in un pellegrinaggio della
speranza. Arrivano da Milano, da Bolzano ma anche da Madrid, da Berlino,
dall’America Latina, dagli Usa. C’è perfino chi approfitta della pausa
pranzo per una preghiera last minute davanti al corpo della santa
sepolto nella cappella accanto alla casa-sacrario. Piena fino
all’inverosimile di fiocchi rosa, azzurri, di bomboniere donati dalle
neomamme in segno di ringraziamento.
E da qualche tempo si è aggiunto
il flusso dei crocieristi che approfittano dello scalo napoletano per
compiere il loro rito propiziatorio. Viaggio di nozze e turismo
concezionale. E se fino a qualche decennio fa i maschi si limitavano a
scortare le loro compagne, adesso si sottopongono anche loro al rituale
di fecondità in un’ottica assolutamente paritaria di condivisione dei
compiti genitoriali. Anche di quelli simbolici.
Tre anni fa è venuto a
rendere omaggio alla santa dei Quartieri spagnoli anche sua altezza
reale Sergio di Jugoslavia, figlio di Maria Pia di Savoia che è nata a
Napoli, accolto in pompa magna dalla madre superiora e dalle consorelle
tra squilli di campane a festa. E chi non può andare di persona a
visitare il santuario frequenta i siti, sempre più numerosi, che
celebrano il culto sul web. Alfemminile.com, gravidanzaonline.it,
amando.it, pianetamamma.it, maternita.forumattivo.com. Dove è anche
possibile scaricare l’accorata Preghiera per chiedere la grazia di una
creatura. Scritta in un improbabile italiano ottocentesco. Così il
mormorio dei rosari è sostituito dall’unisono digitale dei forum. Non
mancano nemmeno i miracoli on line. Una forumina racconta di aver
partecipato ad una preghiera della community. Stesso giorno stessa ora,
tutte insieme davanti allo schermo. Risultato, un maschietto in arrivo.
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