domenica 29 settembre 2013

La conversazione Foucault-Bonnefoy

Michel Foucault: Il bel rischio. Conversazione con Claude Bonnefoy, trad. di Antonella Moscati, pagg. 88, euro 10, Cronopio

Risvolto
Tra l'estate e l'autunno del 1968 Foucault e il critico Claude Bonnefoy progettano una serie d'incontri per realizzare un libro di conversazioni/interviste. In questa trascrizione del primo di tali incontri, Foucault si abbandona a un esercizio della parola molto diverso da quello a cui ci ha abituato. In un clima di grande libertà, egli affronta per la prima e unica volta il suo rapporto con la scrittura, intrecciando in maniera mirabile elementi autobiografici e riflessione filosofica. "Per me scrivere è avere a che fare con la morte degli altri, è essenzialmente avere a che fare con gli altri in quanto sono già morti. In un certo senso parlo sul cadavere degli altri". (Michel Foucault) 



Conversazioni private con Michel Foucault
di Francesca Bolino Repubblica 29.9.13

«Voglio mettermi risolutamente a fianco degli scrittori, di quelli che hanno una scrittura transitiva. Voglio dire con questo che la scrittura deve indicare, mostrare, manifestare al di fuori di se stessa qualcosa che senza di essa rimarrebbe nascosto, o perlomeno invisibile. Ecco, è là che, nonostante tutto, io trovo il mio incantamento per la scrittura». Michel Foucault racconta a Claude Bonnefoy il suo rapporto con la scrittura rivelando così un’inedita intimità del lavoro intellettuale. Una delucidazione inquieta, talvolta reticente, la scoperta del piacere del disfare il linguaggio abituale e di inventarne uno nuovo. Foucault svolge e riavvolge il filo della sua vita per raccontare la storia della sua scrittura, torna sugli scritti suoi e quelli degli altri, descrive il peso della sua cultura medica nella quale la parola è “svalutata”, ne rintraccia gli aspetti più evidenti, soprattutto quelli che derivano dal punto di vista del “diagnostico”. Filosofo e critico in un confronto nel quale si produce un singolare avvenimento: la messa in discussione (e in pericolo) di Foucault da parte di se stesso che si apre con una disarmata confessione: «Ho paura».

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