giovedì 27 marzo 2014

Le lotte di classe in Italia

I dipendenti sono più ricchi dei padroni

I dati 2012 del Tesoro: i padroni guadagnano per il fisco in media 17 mila euro, i dipendenti 20 mila Il 5% dei contribuenti vale quasi un terzo del totale Il 50% si ferma sotto i 15.654 euro l’anno: poco più di mille euro al mese
di Bianca Di Giovanni l’Unità 27.3.14

Siamo alle solite: gli imprenditori sono più poveri dei dipendenti. Dai dati del dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia del 2012 Il reddito medio dei primi è pari a 17.470 euro, quello dei secondi a 20.280. Il reddito complessivo dichiarato è stato di 800 miliardi, quanto la spesa annua dello Stato. Ma le fette di questa torta non sono affatto tutte uguali. La metà dei 41,4 milioni di contribuenti italiani, si ritrova sotto i 15mila e 600 euro annui. Vuol dire che 20 milioni di persone vivono con poco più di mille euro al mese.
Èuna torta gigantesca, quella dei redditi delle famiglie italiane. Nel 2012 il reddito complessivo dichiarato è stato di 800 miliardi, quanto la spesa annua dello Stato. Ma le fette di questa torta non sono affatto tutte uguali. La metà dei 41,4 milioni di contribuenti italiani, si ritrova sotto i 15mila e 600 euro annui. Vuol dire che 20 milioni di persone vivono con poco più di mille euro al mese. 
Così il dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia «fotografa » la povertà delle famiglie in tempo di crisi: con poche cifre. La pubblicazione delle statistiche sulle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche (Irpef) si trasforma subito in un manifesto delle diseguaglianze. Un modello che non cambia mai, se non in peggio. Quello relativo al 2012 divulgato ieri ha il valore della testimonianza sul peso della doppia recessione in una società diseguale: redditi polarizzati e meno occupati. Rispetto al 2008, ultimo anno prima della crisi, ci sono 350mila lavoratori dipendenti in meno, 190mila pensionati in meno (anche per effetto delle diverse riforme degli ultimi anni), 32mila imprenditori in meno e 138mila soggetti in meno che dichiarano reddito da partecipazione. L’unico segno più è per i lavoratori autonomi (+128mila), spesso nuovi disoccupati che tentano la strada del «fai da te». 
Ai 20 milioni di «nuovi poveri» con poco più di mille euro al mese, fanno da contraltare i due milioni (il 5% della platea) che detengono circa il 30% del totale dichiarato, per l’esattezza il 22,7%. In termini assoluti significa che questi contribuenti possono disporre di circa 250 miliardi di reddito annuo. Gli altri 550 miliardi se li dividono (non in parti uguali) 39 milioni di persone. Come si è detto, la metà dei 41 milioni è sotto i 15.600 euro. Il 90% invece non supera i 35.800 euro. Anche nel 2012 si conferma un dato più volte emerso nelle statistiche fiscali: gli imprenditori sono più poveri dei dipendenti. Il reddito medio dei primi è pari a 17.470 euro, quello dei secondi a 20.280. Il comunicato specifica che «è opportuno ribadire che per “imprenditori” nelle dichiarazioni Irpef si intendono i titolari di ditte individuali, escludendo quindi chi esercita attività economica in forma societaria». Inoltre il dipartimento informa che «la definizione di imprenditore non può essere assunta come sinonimo di datore di lavoro, in quanto tra gli imprenditori sono compresi coloro che non hanno personale alle loro dipendenze». Insomma, molti distinguo per descrivere un dato che indica una realtà di fondo: chi non ha il prelievo alla fonte dichiara meno. Gli effetti sul reddito dichiarato si vedono. Dal 2008 al 2012 il reddito medio degli autonomi risulta calato del 14,3%, quello degli imprenditori dell’11, mentre per i dipendenti la diminuzione si ferma al 4,6%, e per i pensionati si registra un aumento medio del 4,6%. 
LA CASA 
Il rapporto presenta anche parecchi dati sulle rendite immobiliari, una voce molto importante per le famiglie italiane. Nel 2012 sono 113mila i soggetti che hanno dichiarato immobili situati all’estero, per un valore complessivo di 23 miliardi. Salgono a 130mila quelli che hanno attività finanziarie oltre confine, per un ammontare di 28 miliardi di euro. I redditi da fabbricati hanno subito un prelievo pari a 21,2 miliardi. Sono 765mila i soggetti che hanno pagato la cosiddetta cedolare secca sugli affitti. 
L’imposta media netta pagata dagli italiani è pari a 4.880 euro, ma è dichiarata da circa 31 milioni di contribuenti. Dieci milioni, infatti, sono esenti dall’Irpef perché rientrano nelle soglie di esenzione o perché la loro imposta si azzera con le detrazioni. 
Le distanze tra i redditi ricalcano quelle geografiche. La regione con reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (23.320 euro), seguita dal Lazio (22.100), mentre agli ultimi posti della classifica compare la Calabria con 14.170 euro. A pesare sui bilanci delle famiglie non c’è solo l’erario statale. Nel 2012 l’addizionale regionale ha prodotto un gettito di 11 miliardi, con un lieve aumento rispetto all’anno prima. La metà dell’addizionale regionale totale arriva da 4 Regioni: Lombardia (20%), Lazio (12%), Emilia Romagna (10%) e Campania (8%). L’addizionale comunale totale ammonta invece a 4 miliardi di euro, con un aumento del 20% rispetto all’anno precedente.


Vincenzo Visco: “La lotta all’evasione non si fa perché costa 10 milioni di voti”
L’ex ministro Visco spiega con il tornaconto elettorale l’indifferenza del premier su un tema decisivo per lo Stato
“B. e il pd smontarono le mie leggi anti-furbi Alcuni fanno affidamento su quegli elettori, altri hanno solo paura di perdere l'appoggio di certe fasce sociali, e la democrazia vive di consenso
di Carlo Di Foggia il Fatto 27.3.14

Dobbiamo ficcarci in testa che l’evasione fiscale è un fenomeno di massa, un partito che vale dieci milioni di voti”. Nel giorno in cui il fisco svela i numeri dei contribuenti italiani, Vincenzo Visco spiega: non c’è solo il divario fortissimo tra ricchi e poveri in quei dati – il 5 per cento ha il 22,7 per cento del reddito complessivo –, ma anche quello tra chi paga le tasse e chi no. Un tema che oggi non è più sull'agenda politica. “C’è grande prudenza. Alcuni fanno affidamento su quei voti, altri hanno solo paura di perdere l'appoggio di certe fasce sociali, e la democrazia vive di consenso”, spiega l'ex ministro delle Finanze nei governi D’Alema e Prodi, che Giulio Tremonti definì “un Dracula succhia sangue”.
IERI L'AGENZIA delle entrate ha diffuso i dati dell'Irpef 2012. La media di quanto dichiarato dagli italiani è 19.750 euro, ma la metà dei contribuenti denuncia meno di 15 mila e solo lo 0,07 più di 300 mila. Vicino alla soglia dei 311 mila euro che il governo vuole imporre come tetto alla retribuzione dei dirigenti pubblici, si collocano poco più di 30 mila persone in tutta Italia. “É un paese povero, con grandi disuguaglianze”, ammette Visco. I lavoratori dipendenti denunciano più degli imprenditori, in media 20 mila euro contro 17 mila, anche se tra questi ultimi - spiegano dal ministero dell’Economia - si contano solo i titolari di ditte individuali, compresi quelli che non hanno personale alle loro dipendenze.
Per Visco, in questa fase è prevalsa l'attenzione per altri temi, “le imprese e i lavoratori colpiti dalla crisi”, ma “per ridurre le tasse ed evitare che a pagarle siano sempre i lavoratori dipendenti, c'è solo una via: redistribuire il carico. Ma per farlo bisogna partire dalla lotta all'evasione”. Un fenomeno che non ha eguali nel resto d'Europa e in Italia vale un buco nei conti dello Stato da 180 miliardi, che nessuno riesce ad intaccare. “I governi di centrosinistra ci hanno provato. Nel 1996 mettemmo in piedi una serie di provvedimenti che portarono nelle casse quattro punti e mezzo di Pil. E Berlusconi scese in piazza con un milione di persone, indicandomi come un dittatore fiscale”. La lotta all’evasione negli ultimi 15 anni, diventa così una tela di Penelope, con Visco a costruire e Tremonti a distruggere . “Ma non c’era solo l’aggressività di Berlusconi, mi scontrai anche con l'incomprensione dei miei. Dicevano: ‘Ma questo che fa? Esagera, così perdiamo i voti’. L’evasione è una questione politica. E se ci riesci ti dicono che sei un vampiro e che hai aumentato le tasse. Poi i condoni fiscali hanno fatto danni enormi”.
ORA, CHE IL GOVERNO annuncia di essere a un passo dalla chiusura dell'accordo con la Svizzera, il tema è il rientro volontario dei capitali detenuti all'estero. “Lo stanno trasformando in un condono, discutono se mettere un’aliquota fissa unica. Fanno audizioni in parlamento, con esperti che spiegano quanto sia complicato da fare, e così i parlamentari, ingenuamente, scelgono di semplificare tutto mettendoci un'aliquota fissa. Ma, come i suoi predecessori, non credo avrà successo”. Renzi, continua l'ex ministro, “ al contrario di alcuni suoi predecessori, non liscia il pelo agli evasori, ma il tema non lo ha ancora trattato. Come non l'hanno fatto Letta e Monti prima di lui. Ci siamo accontentati di spot e operazioni ad effetto, come i blitz a Cortina, o la caccia agli scontrini non stampati”. Una finta lotta? “Era lo spartito che bisognava suonare. Servivano messaggi politici in quel senso, ma nulla più. Bisognerebbe tornare a Cortina a vedere cosa è cambiato”.
Il governo non ha intenzione di intervenire ancora. “Gli strumenti ci sono già tutti - spiega il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti (Sc)- bisogna solo renderli completamente operativi. Più di anagrafe dei conti correnti e redditometro, che altro si vuole fare?”. Misure che per Visco, non risolvono il problema: “Sono tutte sciocchezze, si tratta di vie lunghe e dispendiose che non portano risultati. Perché non si parla di Equitalia e di come è stata depotenziata? Se uno non paga il mutuo l’Agenzia si può rivalere su tutto il patrimonio, ma se uno evade le tasse, gli strumenti sono molto meno efficaci. E si arriva a situazioni paradossali, come quello che è successo a Milano”. Il riferimento è alla richiesta di assoluzione per gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana. “Per me è incomprensibile, è stata presa una cantonata. La cosa mi sembrava chiarissima. Poi ci sono i tantissimi casi di elusione fiscale”.

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