domenica 16 novembre 2014
Belpoliti: una teoria del totalitarismo sul terreno estetico, una notte nera nella quale fondamentalisti sono solo gli altri
Se la recensione riflette anche solo in maniera parziale le posizioni del libro - il fanatismo islamico come continuazione del fanatismo rosso... -, si tratta della consueta narrazione imperiale. Vedremo [SGA].
Risvolto
"Viviamo sotto la minaccia continua di due
prospettive egualmente spaventose, anche se apparentemente opposte: la
banalità ininterrotta e un terrore inconcepibile." Susan Sontag lo
scriveva nel 1965, ma quasi cinquant'anni dopo le cose non sono
cambiate. Al contrario, ogni giorno ci dispensa dosi massicce tanto di
banalità quanto di terrore: dal kitsch televisivo e politico alla
fantascienza catastrofica che trionfa al cinema, dalle devastazioni di
Cernobyl' e Fukushima alle tragedie delle Torri gemelle e di Bali. Così
un inquietante filo rosso lega Hitler e Disney, un film come Matrix e
l'arte post human, le luci spente di Pyongyang e la teoria freudiana
dell'oblio. E su tutto domina un'estetica che è anche una condanna:
quella del frammento, delle macerie, eternamente declinate in muri
distrutti, con corredo di catarsi mediatica, solo per essere ricostruiti
altrove, precarie frontiere di nuovo e sempre trasgredite. La cifra di
questa nostra "età dell'estremismo". Marco Belpoliti ne rilegge la
storia in un percorso che inizia negli anni Ottanta e procede a balzi
avanti e indietro nel tempo per condurci dall'Iran di Khomeini al bunker
di Bin Laden, dal cinema di Hitchcock alla fotografia di Basilico, dal
Memoriale di Berlino alla guerra dei droni, da Babele a Hiroshima.
Intrecciando letteratura e arti visive, storia e performance, di opera
in opera scrive il vero romanzo della contemporaneità: una mappa del
nostro tempestoso presente.
I video delle esecuzioni d’ostaggi dell’Isis superano l’intento didattico delle Br, ma pure la mistica della sottomissione di Al Qaeda
Mauro Covacich La Lettura
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