domenica 16 novembre 2014

Giochi di lingua dall'avanguardia al postmoderno: la mostra sull'Oulipo alla Bibliothèque de France

Oulipo, la littérature en jeu(x)Oulipo, la littérature en jeu(x)
Exposition du 18 novembre 2014 au 15 février 2015 Bibliothèque de l'Arsenal

Groupe littéraire le plus ancien du champ contemporain français, l’Oulipo (Ouvroirde littérature potentielle) travaille depuis 1960 à une refondation de la littérature à l’aide de contraintes d’écriture souvent inspirées des structures mathématiqueset ludiques. Suivi de près par des amateurs fidèles, connu des amoureux de jeux de langage, largement exploité par les enseignants en classe, l’Oulipo demeure toutefois peu connu du grand public. Précurseur dans certains domaines, comme l’écriture avec procédures ou la littérature hypertextuelle, il a inspiré nombre d’écrivains et artistes contemporains, en France mais aussi dans le reste de l’Europe et aux États-Unis, marquant durablement son époque.
L’exposition vise à faire découvrir l’histoire de ce groupe à la fois ancien et toujours actif, en pénétrantles arcanes du fonctionnement collectif et en observant les étapes d’une création aux contours multiples ‒ que des dispositifs interactifs permettront d’expérimenter.   

Officine. Esercizi di stile
La Banda Oulipo 
FABIO GAMBARO Repubblica 15 11 2014

«DEI TOPI CHE SI COSTRUISCONO da soli il labirinto da cui si propongono di scappare». Non senza ironia, Raymond Queneau definiva così i membri dell’Oulipo, l’Ouvroir de littérature potentielle fondato insieme all’amico François Le Lionnais a Parigi, in un ristorante di Saint-Germain-des-Près, il 24 novembre del 1960. Non un movimento né una scuola letteraria, più semplicemente un laboratorio per un gruppo ristretto di amici appassionati di letteratura, giochi e matematica, alle prese con meccanismi letterari calibratissimi, sempre attraversati da una vena di poetica follia. Da allora l’Oulipo, alle cui attività hanno partecipato anche Italo Calvino, Georges Perec e Marcel Duchamp, ha attraversato in maniera quasi sotterranea oltre mezzo secolo di storia letteraria francese, rivelandosi un punto di riferimento insostituibile per tutti coloro interessati alle ardite esplorazioni linguistiche di una «letteratura potenziale» preoccupata innanzitutto di elaborare regole, tecniche e strutture, a partire dalle quali far nascere opere spiazzanti e imprevedibili.
A questa avventura appassionante, anche se non sempre conosciuta come meriterebbe, la Francia sta per rendere omaggio con una bella mostra organizzata dalla Bibliothèque de France negli storici locali della Bibliothèque de l’Arsenal e intitolata “Oulipo: la littérature en jeu(x)”. Aperta dal 18 novembre al 15 febbraio, la mostra curata da Camille Bloomfield e Claire Lesage presenterà oltre trecento documenti, molti dei quali inediti, ripercorrendo così la storia del gruppo dalla nascita ai giorni nostri, ricordando tra l’altro che le attività di questi sorprendenti giocolieri della parola proseguono oggi attraverso le ricerche di una quindicina di scrittori, tra cui Marcel Bénabou, Jacques Roubaud, Paul Fournel, Hervé Le Tellier et Anne Garréta.
Grazie alla vasta scelta di libri, manoscritti, disegni, foto, quadri, lettere, progetti, appunti e giochi, il visitatore avrà la possibilità di entrare nell’officina oulipiana, scoprendo tutte le sfumature di un ingegneria poetica che trasforma la letteratura in ars combinatoria, ma sempre in nome della più grande libertà artistica. «Mi impongo delle regole per essere totalmente libero», ricordava paradossalmente Perec, che si considerava «un prodotto dell’Oulipo al 97%». Non a caso molte delle sue opere sono nate sfruttando in maniera sistematica le procedure elaborate dal gruppo. Si pensi al romanzo intitolato La scomparsa, un lunghissimo “lipogramma” scritto interamente senza mai usare parole contenenti la lettera “e”, che in francese significa rinunciare a circa un terzo del vocabolario, al genere femminile e al tempo presente.
Per non parlare del suo capolavoro, La vita istruzioni per l’uso , il cui spettacolare manoscritto è strutturato come un’immensa scacchiera su cui l’autore si muove seguendo un elaborato reticolo di regole e vincoli.
Quando Queneau e Le Lionnais inventarono l’Oulipo come “sottocommissione” del Collegio di Patafisica di Alfred Jarry, probabilmente non immaginavano che la loro passione per i giochi letterari avrebbe avuto tanto successo e incontrato tanti estimatori. Calvino per esempio si unì al gruppo nel 1972, proponendo diversi testi tra cui il Piccolo sillabario illustrato e L’incendio della casa abominevole , un gioco poliziesco a struttura combinatoria che doveva essere lo spunto per un futuro romanzo. E che l’esperienza oulipiana sia stata particolarmente importante per lo scrittore italiano, trapiantato in quegli anni Parigi, lo confermano i romanzi di quel periodo — Le città invisibili, Il castello dei destini incrociati e Se una notte d’inverno un viaggiatore — tutti costruiti attorno a regole e strutture assai complesse. Come ricorda Raffaele Aragona nel bel catalogo dell’esposizione, Calvino evocava spesso «il miracolo di una poetica apparentemente artificiale e meccanica che tuttavia poteva dar luogo a una libertà e a una ricchezza infinite».
E come Calvino, molti altri membri del gruppo — da Jacques Bens a Harry Mathews, da Paul Braffort a Jean Lescure — hanno lasciato innumerevoli testimonianze individuali e collettive, figlie di una creatività tutta imperniata sulla triade gioco-invenzione-sorpresa, solo apparentemente gratuita e stravagante. Dagli anagrammi alle parole incrociate, dalla poesia visiva ai giochi a struttura multipla, la produzione dell’Oulipo è ricca e variegata, a cominciare da Cento miliardi di poesie di Queneau, esempio perfetto di una letteratura fatta d’infinite combinazioni che invita il lettore a giocare con il testo, sfruttandone tutte le potenzialità. I membri del gruppo erano però coscienti di non essere certo i primi a muoversi in tale direzione, motivo per cui inventarono il “plagio per anticipazione”. Che poi era un modo per rendere omaggio a quegli autori che in passato avevano fatto delle regole e delle strutture l’asse portante del loro lavoro letterario: da Arnaut Daniel, il trovatore provenzale del XII secolo inventore della sestina, fino a Raymond Roussel, il cui Come ho scritto alcuni dei miei libri è sempre stato considerato un sorta di guida spirituale da tutti gli scrittori dell’Oulipo. © RIPRODUZIONE RISERVATA










La vera libertà è rispettare regole assurde 
STEFANO BARTEZZAGHI Repubblica 15 11 2014

UNA LINEA immaginaria, e dell’immaginario, lega Jacopo da Lentini, il notaio duecentesco che ha istituito il sonetto, a Raymond Queneau, che settecento anni dopo ha incominciato a porsi domande al riguardo: come se uno fosse il sogno dell’altro, o la sua ombra. Cosa significa scrivere poesie composte da due quartine e due terzine di endecasillabi, in cui si alternano quattro rime? Cosa significa scrivere un romanzo senza usare la lettera “e”?
Due affermazioni di Queneau aiutano a capire. Da giovane, Queneau era stato surrealista, aveva bazzicato i luoghi di elucubrazione della «scrittura automatica» e se ne era allontanato. Disse di sé di avere frequentato la «negazione della letteratura» (lo scardinamento surrealista di ogni forma precedente, per esempio il sonetto) e di avere poi negato anche quella negazione. Propugnava un ritorno alla letteratura classica? Sì e no. Negli anni Trenta la sua crisi esistenziale, oltre che letteraria, fu superata proprio con un viaggio in Grecia: al ritorno affermò che il poeta classico che scrive una tragedia seguendo regole che conosce è più libero del poeta contemporaneo che scrive quello che gli passa per la testa ma è schiavo di altre regole, a lui ignote.
La libertà della scrittura automatica, della fantasia onirica, dell’inconscio svincolato non produce opere. L’artista cerca il gioco fra la propria libertà espressiva e le restrizioni di una grammatica o di una tradizione artistica casomai da trasgredire. Nei primi anni Cinquanta si incominciò a parlare di creatività , cercando di ancorare a qualche fondamento tecnico o scientifico la passata visione idealistica dell’ ispirazione.
Nel 1960, dopo un convegno assai conviviale sull’opera di Queneau, a lui e al matematico François Le Lionnais venne l’idea di fondare un gruppo di studio e di sperimentazione: nacque l’Ouvroir de littérature potentielle ( Oulipo). Il gruppo e il suo modo di lavorare assieme non assomigliava ad alcun precedente, salvo forse all’impresa patafisica di Alfred Jarry. Nel gruppo, ma possibilmente in ogni partecipante, dovevano convivere l’intelligenza letteraria e la scientifica. Il tono di ogni lavoro e di ogni riunione doveva risultare costantemente semiserio, senza che mai l’aspetto del rigore prevalesse sullo spirito giocoso e gioioso, né l’inverso. Né puro seminario scientifico né puro cabaret letterario ma un continuo compenetrarsi delle due modalità: una interminabile jam session di parole. Al centro dell’attenzione, la contrainte , traducibile come «vincolo» o «restrizione», a metà strada fra la regola di gioco e l’istituto letterario (ma l’Oulipo ha avuto anche un interessante spin off pittorico). Occorreva provare a inventare nuove contraintes , mirando idealmente alla stessa potenza generativa della rima, del verso metrico, della tragedia classica. Il senso di queste operazioni è indicato dall’aggettivo che compare nel nome del gruppo, e che definisce l’orizzonte aperto dalla contraintes : potentielle .
La letteratura potenziale è la possibilità non ancora esperita, la forma che non ha ancora trovato la materia in cui sostanziarsi. Un esempio: la riduzione delle poesie più note in strofette che sembrano haiku giapponesi (o poesie di Sandro Bondi). Si ottiene mantenendo solo le parole finali di ogni verso.
«Vita/oscura,/smarrita./Dura/ e forte/paura./Morte/vi trovai...». Da una sottrazione nasce un testo nuovo: era lì, in potenza, e la contrainte lo ha messo in atto. Questo lo spirito della letteratura potenziale: una burla scientificamente condotta che gioca con i veri strumenti che producono la poesia. E finisce per farceli conoscere meglio. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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