mercoledì 19 novembre 2014

La dissoluzione del soggetto moderno nella narrativa europea del Novecento: Renato Barilli

La narrativa europea in età contemporanea. Cechov, Joyce, Proust, Woolf, MusilRenato Barilli: La narrativa europea in età contemporanea. Cechov, Joyce, Proust, Woolf, Musil, Mursia, pp.344 e 24

Risvolto
Un'indagine sulle molte vie, spesso sotterranee, che collegano tra loro i grandi protagonisti della narrativa europea in età contemporanea: il russo Cechov, gli inglesi Joyce e Woolf, il francese Proust e l'austriaco Musil. I manuali scolastici insistono sulla distinzione tra un'età moderna e un'età contemporanea e, in ambito narrativo, la prima trionfa nell'Ottocento ponendo in primo piano l'homo oeconomicus, immerso soprattutto nella lotta per l'esistenza, con lo scopo di procurarsi beni di fortuna, sotto il dominio di impulsi dettati da madre natura. Ma verso la fine di quel secolo scatta una dirompente rivoluzione scientifica che apre le porte alla nuova era contemporanea, per cui l'interesse va tutto a un homo epistemologicus che, grazie a filosofi come Bergson, psicologi come Freud, scienziati come Einstein, sperimenta una specie di esplosione dell'io. Per dirla con Pirandello, l'uomo scopre di essere "uno, nessuno e centomila". L'autore di queste pagine ha esordito studiando Pirandello, associato a Svevo, e ora estende l'indagine ad altri colossi di quella rivoluzione. Sono i grandi innovatori della narrativa contemporanea, rivolti a frugare nell'inconscio, a ricavarne minimi frammenti di vissuto, che saranno le epifanie di Joyce, o i fenomeni sul tipo della madeleine nel caso di Proust, o i granelli di sabbia che l'uomo senza qualità di Musil insinua nell'ingranaggio del potere austro-ungarico. 



Renato Barilli Proust, Joyce, Musil: maestri di scrittura nel segno di Freud

di Pierluigi Panza Corriere 19.11.14

Renato Barilli è l’«ultimo» grande comparativista d’arte. Il critico bolognese è tra i più indefessi estetologi nel cercare connessioni tra le arti e tra esse e il mondo circostante che le determina o condiziona. Resta fedele a questo metodo anche nel nuovo libro, La narrativa europea in età contemporanea (Mursia, pp.344 e 24) dedicato a scrittori come Cechov, Joyce, Proust, Woolf e Musil. Qual è il nesso che consente a Barilli una lettura per progressivi avvicinamenti di questi scrittori? È la nuova presa di coscienza dell’io verso se stesso avvenuta in conseguenza a una rivoluzione scientifica. Verso la fine dell’Ottocento, sostiene Barilli, si afferma una rivoluzione tecnologica che apre la strada al nuovo «homo epistemologicus» il quale, grazie ai maestri del sospetto, viene posto sotto una lente d’ingrandimento. Se scienziati come Einstein relativizzano le sue sicurezze sul mondo, Freud spazza via le sue certezze di «libero arbitrio» costringendolo a ragionare su se stesso. Ecco: tutta la letteratura degli autori analizzati appare a Barilli come una grande elaborazione di questa interrogazione richiesta all’individuo, che si ritrova anche in Pirandello e Svevo. La «madeleine» di Proust, il «flusso di coscienza» di Joyce o «i granelli di sabbia che l’uomo senza qualità di Musil insinua nell’ingranaggio del potere» sono le conseguenze di questa presa di coscienza, che porterà a quella che Michel Foucault avrebbe definito «la morte dell’uomo». 

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