Renato Barilli: La narrativa europea in età contemporanea. Cechov, Joyce, Proust, Woolf, Musil, Mursia, pp.344 e 24
Risvolto
Un'indagine sulle molte vie, spesso
sotterranee, che collegano tra loro i grandi protagonisti della
narrativa europea in età contemporanea: il russo Cechov, gli inglesi
Joyce e Woolf, il francese Proust e l'austriaco Musil. I manuali
scolastici insistono sulla distinzione tra un'età moderna e un'età
contemporanea e, in ambito narrativo, la prima trionfa nell'Ottocento
ponendo in primo piano l'homo oeconomicus, immerso soprattutto nella
lotta per l'esistenza, con lo scopo di procurarsi beni di fortuna, sotto
il dominio di impulsi dettati da madre natura. Ma verso la fine di quel
secolo scatta una dirompente rivoluzione scientifica che apre le porte
alla nuova era contemporanea, per cui l'interesse va tutto a un homo
epistemologicus che, grazie a filosofi come Bergson, psicologi come
Freud, scienziati come Einstein, sperimenta una specie di esplosione
dell'io. Per dirla con Pirandello, l'uomo scopre di essere "uno, nessuno
e centomila". L'autore di queste pagine ha esordito studiando
Pirandello, associato a Svevo, e ora estende l'indagine ad altri colossi
di quella rivoluzione. Sono i grandi innovatori della narrativa
contemporanea, rivolti a frugare nell'inconscio, a ricavarne minimi
frammenti di vissuto, che saranno le epifanie di Joyce, o i fenomeni sul
tipo della madeleine nel caso di Proust, o i granelli di sabbia che
l'uomo senza qualità di Musil insinua nell'ingranaggio del potere
austro-ungarico.
Renato Barilli Proust, Joyce, Musil: maestri di scrittura nel segno di Freud
di Pierluigi Panza Corriere 19.11.14
Renato
Barilli è l’«ultimo» grande comparativista d’arte. Il critico bolognese
è tra i più indefessi estetologi nel cercare connessioni tra le arti e
tra esse e il mondo circostante che le determina o condiziona. Resta
fedele a questo metodo anche nel nuovo libro, La narrativa europea in
età contemporanea (Mursia, pp.344 e 24) dedicato a scrittori come
Cechov, Joyce, Proust, Woolf e Musil. Qual è il nesso che consente a
Barilli una lettura per progressivi avvicinamenti di questi scrittori? È
la nuova presa di coscienza dell’io verso se stesso avvenuta in
conseguenza a una rivoluzione scientifica. Verso la fine dell’Ottocento,
sostiene Barilli, si afferma una rivoluzione tecnologica che apre la
strada al nuovo «homo epistemologicus» il quale, grazie ai maestri del
sospetto, viene posto sotto una lente d’ingrandimento. Se scienziati
come Einstein relativizzano le sue sicurezze sul mondo, Freud spazza via
le sue certezze di «libero arbitrio» costringendolo a ragionare su se
stesso. Ecco: tutta la letteratura degli autori analizzati appare a
Barilli come una grande elaborazione di questa interrogazione richiesta
all’individuo, che si ritrova anche in Pirandello e Svevo. La
«madeleine» di Proust, il «flusso di coscienza» di Joyce o «i granelli
di sabbia che l’uomo senza qualità di Musil insinua nell’ingranaggio del
potere» sono le conseguenze di questa presa di coscienza, che porterà a
quella che Michel Foucault avrebbe definito «la morte dell’uomo».
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